“Stavo attraversando un periodo in cui non volevo leggere le sceneggiature o persino lavorare. Tuttavia, il mio agente mi chiamò per dirmi che dovevo assolutamente leggere questo progetto perché era stato scritto in modo sublime, semplice, potente e chiaramente una delle più belle sceneggiature che avesse letto in questi ultimi anni: ero così tentata e infatti l’ho trovato meraviglioso.”
Cosi Marion Cotillard ha presentato recentemente questo “Angel Face” (Gueule d’ange), del quale vi avevamo gia’ parlato tempo fa e che adesso arriva in Italia diretto dall’esordiente Vanessa Filho.
Elli ha otto anni. Non ha mai conosciuto suo padre e vive con la madre, Marlene, in una cittadina francese sul mare. Marlene cerca di venire a patti con il suo ruolo di madre ma, al contempo, non riesce a controllare il suo bisogno di avere un uomo accanto. Quando pensa di avere trovato quello giusto si allontana dalla figlia che si ritrova da sola e cerca un adulto di cui potersi fidare.
Vanessa Filho affronta un tema che il cinema ha preso in considerazione numerose volte: il complesso rapporto tra un genitore incapace di assumersi le indispensabili responsabilità e un minore che ne subisce le conseguenze.
E queste sono le parole della regista Vanessa Filho per questo suo esordio:
“Il punto di partenza del film era l’urgente necessità di dover la raccontare dipendenza, la mancanza di amore e sentimenti di insicurezza. Volevo rappresentare e filmare la solitudine di Elli, il fatto che lei non abbia punti di riferimento e il suo, anche troppo prematuro, imbattersi con l’alcol.
È un film che parla dell’amore e di tutti i sentimenti che lo influenzano e rende la mia eroina dipendente.
Ma è anche un film sul rinnovamento.
Perché nonostante questa terribile prova che sta attraversando, che la mette nella più grande insicurezza, si dimostra capace di
resistere, di essere piena di risorse e di trovare la capacità di recupero. Ciò che mi tocca con Elli è la sua capacità di riconciliare simultaneamente il suo dolore con il suo eccezionale desiderio di vivere.
E ciò che mi emoziona profondamente di Marlène è la sua impotenza, la sua fragilità, la sua mancanza di orientamento e di speranza. È un essere umano sopraffatto dal caos e dal dolore, che non riesce a trovare il suo posto in questo mondo e non si ama abbastanza per essere aperta alla felicità e ad amare meglio sua figlia.
Era quindi necessario rendere palpabili queste emozioni.
Come ho già detto, questa storia è soprattutto finzione, ma le emozioni sono molto reali per me: ho dovuto lottare contro una paura irrazionale di essere abbandonata per un tempo molto lungo.
È un film sugli anni formativi, sui riti di passaggio, un film che parla del destino.”
Sei curiosi ? Ecco il trailer ufficiale di questo film !!