Il cinema di Pippo Mezzapesa e’ un atto d’amore carnale per la propria terra, la Puglia, popolato da personaggi che, pur tra molte difficoltà, non pensano mai di fuggire e rimangono sempre legati al proprio mondo.
A Venezia e’ stato presentato “Il bene mio” (secondo lungometraggio dopo “Il paese delle spose infelici” del 2011) che parla di una comunità perduta, distrutta dal terremoto, e un uomo che vuole a tutti i costi difenderne il ricordo.
Elia, ultimo abitante di Provvidenza, paese distrutto da un terremoto, rifiuta di adeguarsi al resto della comunità che, trasferendosi a “Nuova Provvidenza”, ha preferito dimenticare. Per Elia, invece, il suo paese vive ancora e, grazie all’aiuto del suo vecchio amico Gesualdo, cerca di tenerne vivo il ricordo.
Quando il Sindaco gli intima di abbandonare Provvidenza, Elia sembrerebbe quasi convincersi a lasciare tutto, se non cominciasse, d’un tratto, ad avvertire una strana presenza. In realtà, a nascondersi tra le macerie della scuola, dove durante il terremoto perse la vita sua moglie, è Noor.
Lei è una giovane donna in fuga e sarà questo incontro, insieme al desiderio di continuare a custodire la memoria di Provvidenza, a mettere Elia di fronte a un’inesorabile scelta.
Nel cast Sergio Rubini, Sonya Mellah, Dino Abbrescia, Francesco De Vito, Michele Sinisi, Caterina Valente e Teresa Saponangelo.
Queste le parole del regista in una recente intervista:
“Il bene mio è un titolo traslato da una canzone presente nel film, di Matteo Salvatore, un cantautore garganico.
L’espressione racchiudeva esattamente quello che volevo raccontare: per me è tutto quello che rappresenta l’amore, la memoria, la vita di un personaggio come Elia (Sergio Rubini), ma anche di una comunità come quella di Provvidenza, che ha visto la propria quotidianità straziata, violata da un evento drammatico che ha provocato una ferita profonda, che ognuno cerca di rimarginare come può, forse perdendo il bene comune dell’essere una comunità, il riuscire a stare insieme, ad affrontare insieme, ad esorcizzare il dolore con un vivere comunitario.
Il bene mio è tutto quello che si rischia di perdere.
Il film racconta di personaggi e di luoghi con nomi che evidentemente tradiscono una non casualità: Elia, Provvidenza, Noor “che significa luce. Provvidenza ha un rimando ai Malavoglia e chiaramente è legata a quello che è successo a questo luogo immaginario, che però rappresenta questa cominità. La provvidenza è quello che si scaglia su di noi, quello che a volte ci guida.
Noor ha a che fare con la luce, così come Elia: schiariscono le zone d’ombra della vita. Elia vive in un limbo, in uno stato di impossibilità ad elaborare un lutto. Noor è una luce nella sua vita, una possibile via d’uscita che Elia non intraprende ma che lo porta alla soluzione della sua vita e di quella della comunità. Mi piace vedere in Elia uno di quegli uomini che si distaccano dal pensare comune e cercano di guidare una comunità dissolta: è un leader, è apparentemente un eremita, perché vuole riportare la vita.
Sergio Rubini e’ stato Elia sin da subito per me. Ho avuto il privilegio di lavorare con un attore a cui ho pensato dal primo momento in cui ho pensato alla storia, sin dall’ideazione. Lui è Elia nelle movenze, nell’aspetto, nella voce, nello sguardo.
È uno dei pochi interpreti che naturalmente racchiudono in sé l’anima malinconica e l’anima lieve, ha un chiaroscuro nel volto che è lo stesso di Elia. Nostalgia ironia e vitalità”.
Il trailer italiano e’ molto bello e merita di essere visto !!