Un film di denuncia e di grande attualità

Molto applaudito all’ultimo Festival di Cannes “In guerra” ci presenta nuovamente la collaborazione tra il regista Stéphane Brizé e il grande Vincent Lindon che tanto bene aveva fatto nel precedente “La legge del mercato“.

 

Un film di denuncia e di grande attualità che ci emozionerà e di farà riflettere e che vedremo tutti assieme nell’uscita infrasettimanale di Amicinema mercoledì 21 novembre !

 

La fabbrica Perrin, un’azienda specializzata in apparecchiature automobilistiche dove lavorano 1100 dipendenti che fa parte di un gruppo tedesco, firma un accordo nel quale viene chiesto ai dirigenti e ai lavoratori uno sforzo salariale per salvare l’azienda. Il sacrificio prevede, in cambio, la garanzia dell’occupazione per almeno i successivi 5 anni. Due anni dopo l’azienda annuncia di voler chiudere i battenti. Ma i lavoratori si organizzano, guidati dal portavoce Laurent Amédéo, per difendere il proprio lavoro.

 

Nel cast appunto Vincent Lindon e poi Mélanie Rover, Jacques Borderie, David Rey


 

Sentiamo a questo punto il commento di Maurizio Nicolai che era presente all’anteprima stampa:
 
“Alla fine è necessario un sacrificio umano perché un’azienda riprenda le trattative con gli operai in lotta e ritiri le denunce per tredici di loro.
Questa è la storia dei 1100 operai di una azienda francese che entrano in lotta (dura: sciopero con blocco di merci e magazzino) contro la chiusura definitiva della fabbrica; nonostante l’impegno preso due anni prima di mantenerla operativa per almeno cinque anni. Impegno preso dall’azienda a fronte di riduzione di salario (35 ore pagate per 40 lavorate) e altri sacrifici.
La ferma volontà di chiudere la fabbrica si scontra con l’assoluta necessità degli operai di non perdere il lavoro, in una regione dove è impossibile trovarne altri.
Da subito si è portati dentro al gruppo in lotta: le riprese, quasi sempre ravvicinate (rarissimi i campi lunghi) e mosse a sprazzi, unite al sonoro strillato e a momenti urlato, ci costringono all’interno di assemblee, cortei, trattative.
 
Gli operai contestano la necessità della chiusura della fabbrica con bilanci sani ma per la proprietà non più “competitiva”: secondo gli operai non più abbastanza “redditizia”, per gli azionisti tedeschi proprietari della fabbrica.
La trattativa si sviluppa con incontri di sindacati, direzione, rappresentanti istituzionali: non si procede però verso alcuna soluzione, perché nessuno dei dirigenti ha il potere decisionale necessario. A tenere lo scettro è un signore tedesco che “non è uso” a parlare con maestranze né a modificare decisioni: ma è con lui che bisogna trattare per la salvezza della fabbrica.
Al rifiuto di un incontro gli operai rispondono con l’occupazione di un altro impianto della stessa azienda e allora sì che riescono a fissare un appuntamento, cui però arrivano sfiancati da tre mesi senza stipendio, divisi da manovre aziendali , incapaci alcuni di rendersi conto di poter realmente salvare la fabbrica.
Alla riunione le cose vanno male perché il padrone tedesco vuole chiudere la fabbrica e rifiuta la proposta d’acquisto di un imprenditore francese, svelando quindi di temere la concorrenza della fabbrica “non competitiva”.
 
I più arrabbiati degli operai diventano maneschi e dopo qualche spintone padrone tedesco e assistenti in fuga protetta arrivano alla macchina che viene colpita e sballottata e finisce capovolta: apriti cielo!: trattative terminate, licenziamento immediato per alcuni, denunce per altri.
Il protagonista ,unico attore professionista, convinto che solo con l’unità gli operai avrebbero vinto, è stato sconfitto e la guerra si conclude in tragedia.
Al funerale, rassegna impietosa delle facce di chi era d’accordo con lui e di chi puntava a ingrassare l’assegno di buonuscita e non a difendere lavoro e stipendio.”

 

E questo e’ l’emozionante trailer ufficiale !!

 


 

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