Vita, pensieri ed opere di un serial killer

Cannes 2011: presenta in concorso “Melancholia” e viene espulso dal Festival per aver detto “capisco Hitler, capisco l’uomo” e altre deliranti frasi su nazismo e Israele.
 
Cannes 2018: ritorna fuori concorso con “La casa di Jack (The House That Jack Built)” e molti spettatori escono dalla sala durante la proiezione per i toni molto truculenti del film.

 

Insomma possiamo dire che la presenza di Lars von Trier ai festival non passa innosservata e adesso la sua ultima pellicola arriva anche nelle sale italiane.


 

Le vicende hanno luogo nell’America degli anni ’70 in cui seguiamo l’astuto Jack attraverso 5 incidenti, e cioè gli omicidi che definiscono il suo sviluppo come serial killer.
Viviamo la storia dal punto di vista di Jack che vede ogni omicidio come un’opera d’arte in sé, anche se la sua disfunzione gli dà problemi nel mondo esterno.
Nonostante l’inevitabile intervento della polizia (cosa che provoca pressioni su Jack) si stia avvicinando, contrariamente a ogni logica, questo lo spinge a rischiare sempre di più.
Lungo il cammino scopriamo le sue condizioni personali, i suoi problemi e i suoi pensieri attraverso conversazioni ricorrenti con lo sconosciuto Virgilio, una miscela grottesca di sofismi mescolata con un’auto-pietà quasi infantile e con spiegazioni approfondite di azioni difficili e pericolose.

 

Nel cast Matt Dillon, Riley Keough, Sofie Gråbøl, Uma Thurman e Siobhan Fallon Hogan.
 
E, lo mettiamo giustamente staccato dagli altri, Bruno Ganz alla sua ultima interpretazione (ci ha purtroppo lasciato lo scorso 16 febbraio).

 

Sentiamo le sempre controverse parole di Lars Von Trier all’ultimo festival di Cannes:
 
Gli abbandoni dalla sala a Cannes mi hanno rilassato molto. È abbastanza importante non essere amato da tutti, perché se no hai fallito. Non sono sicuro che lo odiassero abbastanza, però. Se diventerà troppo popolare, avrò un problema. Ma l’accoglienza mi è sembrata giusta, credo. In ogni caso, è stato un piacere scrivere questo film. Non so molto dei serial killer, ma conosco un po’ di psicopatici. E non ho mai ucciso nessuno… Se lo farò, sarà probabilmente un giornalista.
Dipingere donne buone nei miei film era un compito che mi ero dato, che era molto piacevole e forse anche un po’ infantile, soprattutto quando ho capito che tutte le donne sembravano estremamente stupide.
È anche rigenerante con un personaggio principale che può fare praticamente qualsiasi cosa quando si tratta di atti terribili e di farla franca.
Ho rivisitato alcune ottime pubblicazioni di Patricia Highsmith per la giusta ispirazione.”

 

E spazio finale al trailer italiano !!

 


 

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