Il vortice di memoria ed emozioni dell’amore

Sembra passata un’eternita’ dal bellissimo esordio con “Dieci inverni” (che vedemmo con Amicinema nel lontano gennaio 2010 al cinema Centrale) e in effetti sono ben 9 anni che Valerio Mieli manca in sala.
 
Attesa terminata visto che adesso arriva “Ricordi ?“, presentato alle Giornate degli Autori della 75a Mostra del Cinema di Venezia, dove ha vinto il premio del pubblico e il premio per la migliore attrice emergente.

 

Lui, docente universitario di Storia romana, è problematico e tormentato proprio come piace a Lei, che gli si manifesta eternamente solare e comprensiva.
Lei, insegnante di liceo vive immersa nel presente, ritenendo che “una cosa è già bella durante, non solo dopo, quando te la ricordi”. Lui invece i ricordi li immagazzina, li impila uno sopra l’altro, senza riuscire più a distinguere i confini fra presente e passato, e senza essere capace di immaginarsi il futuro.
La loro storia d’amore non può che procedere in modo discontinuo, attraverso tante piccole fratture della superficie visiva, in continuo andirivieni fra flash back e flash forward.
Il sorriso ostinato di Lei comincia a scomparire e lo smarrimento esistenziale di Lui procede a fagocitare tutto ciò che era naturale e spontaneo nella loro coppia.

 

Nel cast i bravissimi Luca Marinelli e Linda Caridi e poi Giovanni Anzaldo, Camilla Diana.


 

Sentiamo ora le parole del regista romano che ci racconta il significato del suo film:
 
“Tutto il film, oltre che d’amore, parla di questo: dei ricordi che si formano in modo diverso in base agli stati d’animo di ognuno e che cambiano con il tempo.
Una domanda che ci siamo fatti tutti: in quella relazione siamo stati davvero felici e lo capiamo davvero solo ora? O è al contrario la nostalgia che rende tutto bello e ci inventiamo una felicità perfetta che non c’è mai stata?
Il film racconta una relazione d’amore di due persone con visioni del mondo e del ricordo diverse: per lui la memoria mente, abbellisce una realtà insopportabile. Per lei svela invece la meraviglia delle cose, come le vedremmo se riuscissimo a essere davvero presenti mentre viviamo.
Anche l’evoluzione dei personaggi negli anni è raccontata attraverso ricordi. Quelli di lei, all’inizio incantati, si fanno più cupi, fino a che un ricordo quasi fiabesco è diventato crudo quando lei lo rievoca da adulta. L’inverso vale per i ricordi di lui, che grazie all’amore per lei si fanno più leggeri: quando siamo più sereni ricordiamo episodi diversi, o sfumature diverse degli stessi episodi.
 
L’idea di esplorare i vari modi in cui il ricordo permea la nostra esistenza è affascinante da trattare al cinema perché permette di raccontare, oltre alla vita, l’esperienza della vita. E se la soggettività della percezione è stata perlopiù terreno della letteratura e della pittura qui volevo tentare un film in soggettiva emotiva: un flusso di coscienza di immagini e sensazioni che riuscisse però a raccontare una storia avvincente.
Per via di questa soggettività del racconto il mondo di Ricordi? è a volte sognante, leggero, buffo, e a tratti invece duro.
Così come un incontro è carico di gioia, di eccitazione, oppure è scolorito nella nostra mente, a seconda di quanto è vicino o di quanto ci coinvolge quando lo ricordiamo (se siamo o meno ancora innamorati, per esempio).
E il ricordo (come il cinema) sopporta vari gradi di realismo. Un ricordo d’infanzia, che magari è stato fondante nella nostra formazione, è probabile che abbia un’atmosfera e talvolta addirittura un contenuto, più prossimo al sogno che alla semplice registrazione della realtà.
La stessa cosa può succedere con ricordi particolarmente intensi: per esempio un momento di sofferenza o di grande gelosia può distorcere ed esasperare dettagli che all’epoca ci erano parsi insignificanti.
L’altro tema importante è quello del tempo. L’idea che il presente sia già passato nel momento in cui lo si nomina, e quindi non esista, non è nuova. Non lo è nemmeno quella opposta (più orientale, si potrebbe dire) secondo cui solo il presente è reale, sono il passato e il futuro ad essere costrutti della nostra mente.
Ma qui il punto è che queste due tesi filosofiche sono incarnate dalle psicologie dei personaggi. Per lui, ancorato al passato (studia e poi insegna storia romana), è il presente a non esistere. Per questo non vive pienamente. Ma al tempo stesso lui ha una profondità che manca a lei, che invece non conosce la nostalgia e per cui l’astrazione sono casomai il passato e il futuro.
 
Quello del tempo era un tema centrale anche nella struttura del mio primo film, “Dieci inverni”.
Non solo perché si raccontava di due persone che avevano bisogno di dieci anni per essere pronti a innamorarsi (in Ricordi? fanno l’amore la prima sera), ma anche perché il film era costruito per quadri e forti ellissi, e portava lo spettatore a immaginare cosa fosse successo nei mesi tra un incontro e un altro. Qui la struttura è invece simile a un’unica spirale: nei primi giri si impara per così dire la lingua e poi ci si addentra sempre più in profondità nella storia.
Una spirale in cui un vero e proprio piano del presente non c’è.
Il motivo di questa struttura in cui ogni momento scivola subito nel successivo è che anche la nostra vita è un unico flusso di memoria, percezione ed emozioni. La nostra coscienza è a pensarci bene fondamentalmente ricordo. Ce ne accorgiamo chiudendo anche solo per un attimo gli occhi e osservando scorrere il flusso costante di immagini mentali.
La mia speranza è che il film trascini in questo vortice e faccia risuonare la storia dei personaggi e i loro ricordi con quelli personali di ciascuno di noi.”

 

E se la trama e le parole di Valerio Mieli vi hanno conquistato ecco il trailer ufficiale !!

 


 

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