Il 9 febbraio al Dolby Theatre di Los Angeles ci sarà la 92a edizioni dei premi Oscar e nelle sale iniziano ad uscire tutti i film candidati giusto per posizionarsi nel momento migliore.
E “Judy” diretto dal regista inglese Rupert Gold (“True Story” nel 2015) e’ in gara per la miglior attrice (Renée Zellweger che e’ poi la favorita) e trucco/acconciatura.
Nell’ultimo periodo della sua vita, Judy Garland è ancora un nome che suscita ammirazione e il ricordo di un’età dell’oro del cinema americano, ma è anche sola, divorziata quattro volte, senza più la voce di una volta, senza un soldo e senza un contratto, perché ritenuta inaffidabile e dunque non assicurabile.
Per amore dei figli più piccoli, è costretta ad accettare una tournée canora a Londra, ma il ritorno sul palco risveglia anche i fantasmi che la perseguitano da sempre.
Nel cast Renée Zellweger, Finn Wittrock, Jessie Buckley, Rufus Sewell e Michael Gambon.
Ecco la recensione di Ornella DallaValle che ha visto qualche mese fa l’anteprima milanese di questo biopic:
“Profondo, splendidamente interpretato, commovente. Queste sono le prime parole che vengono alla mente usciti dalla sala cinematografica. Judy Garland torna letteralmente in vita, in una interpretazione incredibile (forse la migliore di Renée Zellweger) e sembra diventare quasi una nostra amica.
La incontriamo a tredici anni, quando diventa ‘proprietà’ della MGM e del terribile padre padrone Louis B. Mayer, che la costringe a non mangiare (per non ingrassare), a prendere pastiglie di amfetamina per stare sveglia e sonniferi per dormire.
Il mondo oltre l’arcobaleno è un mondo in cui ci sono dolci di compleanno fatti di cartone e sforzi estremi per soddisfare le aspettative della casa di produzione; addentare un hamburger o fare un tuffo in piscina diventano atti di ribellione impensabili e severamente puniti. Il sogno diventa incubo e le conseguenze si ripercuotono su tutta la sua vita. Per questo ci commuove una scena, in cui alla fine di una sua performance, Judy assaggia un dolce preparato in suo onore, quasi sorprendendosi di quanto sia buono.
Il film si concentra principalmente su un periodo limitato della vita dell’attrice: il 1969, periodo in cui lascia l’America (i suoi problemi legati all’uso di alcool e farmaci la rendono inaffidabile e nessuno è più disposto ad ingaggiarla) e si trasferisce a Londra per guadagnare i soldi necessari per mantenere la custodia dei figli. Londra ha sempre amato Judy e la accoglie a braccia aperte, ma tutti, inclusa lei, sanno che la sua voce non è più quella di un tempo.
Ci sono sere in cui si blocca, dimentica le parole, arriva in mostruoso ritardo e parla in un modo che rivela la sue dipendenze.
E lì il pubblico, impietoso e irriconoscente, la offende e la rende ancora più fragile. Tuttavia, anche se il film è intriso di sofferenza, alla fine c’è una forma di riscatto, che commuove e da un senso al suo dolore e alla sua esistenza.
Da vedere!”
Ecco l’ottimo trailer ufficiale !!