L’impenetrabile lingua dei fischi

In concorso all’ultimo Festival di Cannes nella sezione principale, “La Gomera – L’isola dei fischi” non ha avuto molta fortuna con i premi rimanendo senza nessun riconoscimento.
 
La pellicola di Corneliu Porumboiu (Caméra d’or al Festival di Cannes 2006 con “A est di Bucarest”) pero’ ha ottenuto ottime recensioni, e’ passato anche al Festival del Cinema di Torino e adesso e’ uno dei pochi film in uscita questa complicata settimana nelle sale italiane.

 

Cristi, un ispettore di polizia di Bucarest, s’imbarca per l’isola di Gomera, nelle Canarie, per imparare in fretta il Silbo, un linguaggio fischiato che i contadini del luogo utilizzavano tradizionalmente per parlarsi da un luogo isolato all’altro. Ma il poliziotto è determinato a utilizzare quel codice, segreto ai più, per ben altro scopo: liberare un mafioso rumeno dalla prigione ed entrare in possesso di un’ingente somma di soldi sporchi.
Uno sbirro corrotto, una manciata di milioni, una superiore algida e rossa di capelli, che sospetta di Cristi e non vede l’ora di entrare nella truffa per avere la sua parte, un criminale da favorire e una femme fatale fatta apposta per scombinare tutti i piani.

 

Nel cast Vlad Ivanov, Catrinel Marlon, Rodica Lazar e Antonio Buíl.


 

Sentiamo la recensione di Fabio Bresciani che ha visto questo film per Amicinema:
 
“La Gomera del regista rumeno Corneliu Porumboiu è un noir con caratteristiche classiche: abbiamo l’antieroe Cristi, un poliziotto disilluso che accetta un losco incarico per dare una svolta alla sua vita, la dark lady Gilda una donna bellissima di cui non si sa se ci si può fidare e un concatenarsi di eventi che non andranno secondo i piani. Cristi, per mettere le mani su un colpo multimilionario, dovrà imparare la lingua dei fischi (El Silbo) parlata su un’isola delle Canarie (Gomera) in modo da eludere il controllo della polizia.
Il film ha un buon ritmo e sa ben dosare i momenti di suspense. Nello stesso modo in cui la lingua dei fischi ricostruisce il linguaggio parlato a chi è in grado di riconoscerlo, il regista inserisce momenti ispirati a diversi generi cinematografici (western, commedia, poliziesco) per dare l’idea che nulla è come sembra e ogni personaggio possa celare sempre una ambiguità di fondo e un possibile doppio gioco.
La società descritta è un mondo in cui tutti sono sotto controllo, in cui ognuno è costretto nel proprio ruolo e allora una forma di comunicazione ancestrale può rappresentare una via di fuga; fuga dal controllo e dalle relazioni di potere che determinano le azioni di ciascun personaggio
Quello che purtroppo non sostiene adeguatamente il film è la trama: piuttosto contorta e poco lineare, a volte finisce per disorientare anche lo spettatore più attento.
Ma nonostante ciò arriva comunque a una degna conclusione per una pellicola divertente e originale.”

 

Che ne dite di terminare vedendoci il trailer originale ?

 


 

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