Il 17 aprile del 1957 nasceva a Redhill (Gran Bretagna) Nick Hornby.
E allora abbiamo colto questa occasione per rivederci alcuni dei film piu’ famosi tratti dai suoi film.
Tutto inizia nel 1997 con il suo primo grande successo “Fever Pitch” da noi “Febbre a 90o” diretto da David Evans (poi praticamente scomparso) con Colin Firth e Stephen Rea.
Paul Ashworth è un insegnante di letteratura con l’amore per il calcio, in particolare per l’Arsenal.
Una “magnifica ossessione” tale da mettere in difficoltà la sua relazione con la professoressa di storia, Sarah Hughes; soprattutto quando è in gioco la partita che decreterà la vittoria del Campionato…
Su questo film Hornsby ha raccontato:
“Per Colin Firth l’esperienza del protagonista era abbastanza estranea. Era stato a un paio di partite ma quando era molto più giovane e finita lì.
Quindi siamo andati qualche volta insieme allo stadio prima delle riprese e credo che questo sia stato importante per lui.”
Che dire su “High Fidelity” (“Alta fedeltà” da noi) che non sia gia’ stato detto di questo film del 2000 ?
Nella Top-5 di tutte le Top-5 !!
Stephen Frears dirige John Cusack, Jack Black, Lisa Bonet e Catherine Zeta-Jones con bravura e la sceneggiatura di Nick Hornby e’ semplicemente perfetta per ritmo e ironia.
Rob Gordon gestisce un negozio di musica con due fuori di testa. Ha una vita sentimentale complicata: è stato sistematicamente abbandonato dalle donne e viene lasciato anche dall’ultima.
Cerca di capire il perché e di riconquistare la compagna. Alla fine ci riesce così come riesce a produrre un disco per uno dei suoi commessi che rivela davvero un grande talento di cantante.
Su questo adattamento cinematografico lo scrittore inglese ha detto:
“Mi e’ davvero piaciuto. Quello che mi è piaciuto di più è che il film aveva la personalità del cast allo stesso modo in cui il libro era personale per me: sono cresciuti a Chicago, dove e’ ambientato il film, e sono tutti appassionati di musica.
Quindi è diventato un film su di loro, che è il miglior tipo di adattamento.
La gente continuava a chiedermi dell’ambientazione negli Stati Uniti, ma per me significava invece che il libro ha conservato tutte le sue migliori caratteristiche.
Ho scoperto che il regista di Alta Fedeltà era Stephen Frears dal mio giornalaio, ma non leggendolo sul giornale.
Era scritto su un pezzo di carta che Nick Glancey, il gestore dell’edicola fuori dalla fermata del metrò di Arsenal mi ha teso quando sono andato a comprare le mie Silk Cut. “Chiamare Stephen Frears, grazie” diceva il biglietto e così ho fatto.”
I personaggi di Hugh Grant sono il corrispettivo cinematografico dei trentenni poco cresciuti e pieni di dubbi dei libri di Hornby e quindi chi meglio di lui poteva interpretare nel 2002 l’ottimo “About a Boy – Un ragazzo“.
Will è un single, vicino ai quarant’anni: vive di rendita e il suo unico scopo nella vita sembra essere continuare a non fare niente, impiegando la maggior parte del suo tempo a cercare nuove conquiste femminili. Infatti un giorno si reca ad un incontro di genitori single, fingendosi “ragazzo-padre” solo per conquistare qualche donna sola: invece si troverà suo malgrado coinvolto nella vita di una di queste, e soprattutto di suo figlio, Marcus.
Il rapporto con il ragazzo riuscirà a intaccare persino l’egoismo e la superficialità di Will.
Dirigono Chris Weitz e Paul Weitz (la saga di “American pie”, “La bussola d’oro”) con anche Toni Collette, Rachel Weisz e un giovanissimo Nicholas Hoult (che poi ritroveremo anche negli X-Men come Bestia).
Sull’interpretazione di Grant Hornsby aveva detto in un’intervista:
“Voleva fare la parte da molto tempo e questo penso sia stato un buon segno, e i suoi ruoli post-Bridget Jones, come cattivo gli sono serviti molto per la parte”.
Nonostanti i nomi coinvolti (Pierce Brosnan, Toni Collette, Aaron Paul, Imogen Poots, Rosamund Pike) forse “Non Buttiamoci giu’” e’ la trasposizione cinematografica meno riuscita dei libri di Hornby.
“A Long Way Down” (titolo originale) racconta la storia di quattro sconosciuti che, durante la notte di Capodanno, si incontrano in cima al grattacielo più alto di Londra con lo stesso intento, ovvero quello di saltare giù.
Questa coincidenza è talmente grottesca da farli desistere temporaneamente e stringere un patto: nessuno dei quattro si suiciderà per almeno 6 settimane, ma la notte di San Valentino si ritroveranno sullo stesso grattacielo per fare il punto della situazione sulle loro vite.
Breve pensiero di Hornby sulla vita (e sul cinema):
“La narrativa e il cinema d’oggi ragionano come se la vita ci offrisse tante sliding doors, se giri a sinistra andrà in un modo, se giri a destra andrà nel modo opposto. Grandi momenti per grandi scelte.
Invece a mio parere per la maggior parte delle persone è tutto più banale, più incerto, più oscuro, fai una cosa, poi un’altra, magari ti cacci nei guai senza prevederlo oppure al contrario una certa mossa ti apre prospettive inedite, fortunate.
Non dico che siamo in mano al destino, anche la predeterminazione conta, ma esiste una casualità nell’esistenza che non bisogna trascurare. E, soprattutto, i grandi momenti drammatici accadono di rado nella vita reale“.
Terminiamo con “Juliet, Naked” che e’ il piu’ recente adattamento dei romanzi dello scrittore inglese, in questo caso di “Tutta un’altra musica” ed e’ uscito, senza molto successo da noi, nel 2018.
Duncan e Annie vivono una relazione abitudinaria da 15 anni: lui è ossessionato da un musicista ritiratosi misteriosamente dalle scene, Tucker Crowe, mentre lei vorrebbe un figlio ma non osa insistere. Quando emerge un album inedito di Crowe e il musicista entra di fatto nelle loro vite, le crepe tra i due diventano insanabili.
Dirige Jesse Peretz (“Quell’idiota di nostro fratello”, “Orange Is the New Black”) e gli interpreteti sono i molto affiatati Rose Byrne ed Ethan Hawke.
Terminiamo con il pensiero di sugli adattamenti dei libri al cinema:
“Vendere i diritti di un libro è esattamente come vendere una qualsiasi cosa: una volta venduti, non sono più tuoi, e questo è il principale motivo per cui te li pagano bene. Se ti preoccupi della fine che farà il tuo libro una volta caduto tra le grinfie dei film-maker hai due possibilità: puoi cercare di mantenere un qualche controllo creativo sul progetto, insistendo per curare tu stesso l’adattamento, o la regia o persino tentando di produrlo, oppure decidere che non c’è somma di denaro che valga lo strazio di vedere Arnold Schwarzenegger calpestare la tua delicata descrizione semiautobiografica di come si diventava adulti nel Devon degli anni Sessanta.
Inaccettabile è, secondo me, prendere i soldi e poi lamentarsi in pubblico, come non è accettabile che uno chef si lamenti dei clienti che pagano 70 sterline a testa per mangiare nel suo ristorante.“