Una storia con molte ombre e poche luci

E’ uno dei pochi nuovi film che escono nelle sale e quindi parlare di “La volta buona” ci fa molto piacere anche perche’ poi parliamo di quel cinema italiano di qualità che viene diffuso e pubblicizzato poco.
 
E anche perche’ e’ firmato da Vincenzo Marra, regista napoletano che in questi anni abbiamo apprezzato per alcuni ottimi film come “Tornando a casa” (miglior film della Settimana internazionale della critica a Venezia 2001), “L’ora di punta” e “L’equilibrio“.

 

Bartolomeo è un procuratore calcistico con il vizio del gioco, che gli è già costato moglie e figlia.
Assediato dai creditori, l’uomo è sempre in cerca della “volta buona”, ovvero l’occasione che gli cambierà la vita e lo renderà finalmente ricco. L’occasione ha il viso serio di un ragazzino uruguaiano, Pablito, che l’ex socio Bruno ha scovato nelle baraccopoli di Montevideo.
Pablito ha un talento, ma anche un fisico “alla Maradona” che richiede un investimento importante sulla sua crescita fisica affinché possa competere in futuro a livelli importanti: e chi sarà disposto ad accollarsi quei costi?
Fra l’uomo e il ragazzino si instaura un rapporto di necessità reciproca, ma anche un legame affettivo che Bartolomeo non aveva messo in conto.

 

Il cast e’ con un (finalmente) ottimo Massimo Ghini, Ramiro Garcia, Max Tortora, Francesco Montanari, Gioia Spaziani.


 

Ci sembra interessare sentire le parole di Marra su questo suo film:
 
“Prima di fare il film mi sono documentato moltissimo, attraverso una serie di interviste a procuratori veri e la nostra storia è simile a quella di tanti bambini emigrati in cerca di fortuna che nella maggior parte dei casi finisce con l’abbandono
dei tutori e la clandestinità. Anche l’incredibile incontro con Ramiro Garcia che ha interpretato in modo brillantissimo il ruolo di Pablito, ha dato conferme alle mie ricerche.
Il calcio come sogno, la vita come ostacolo, il rapporto tra la difficile realtà di Bartolomeo, che s’intreccia con un’altra complicata vicenda d’oltreoceano, quella del piccolo Pablito, del suo paese d’origine e della sua famiglia.
Il film mi ha dato l’opportunità di poter parlare di temi molto attuali e spinosi. Bartolomeo si reca in Uruguay, paese che ha nella sua origine una forte impronta italiana e lì oltre a Pablito, incontra il suo vecchio amico Bruno che, seppur italiano, vive quasi da clandestino cercando di sopravvivere tra mille difficoltà.
Ho vissuto per anni in Sud America e di personaggi come Bruno ne ho incontrati tanti, soprattutto a cavallo della crisi economica del 2009. D’altra parte Pablito non viene in Italia con i barconi, ma cercando di assecondare il sogno popolare della massa e cioè diventare un campione di calcio, ma, una volta tramontato quel sogno, i suoi sfruttatori sono pronti a metterlo da parte o peggio ancora a sacrificarlo.
Purtroppo una storia comune a quei tanti che senza il sogno di diventare calciatori, sono costretti ad abbandonare la propria terra in cerca di fortuna, proprio come il nostro Pablito.”

 

Ecco il bel trailer che sta girando sulla rete in questi giorni !!

 


 

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