Forse avrete visto la scorsa domenica George Clooney ospite su Rai3 confinato nella sua casa di Londra presentare la sua nuova fatica registica (molto appropriato viste anche le condizioni climatiche), “The midnight sky” che arriva adesso su Netflix per le feste natalizie.
Rimasto solo in una stazione scientifica del Polo Nord, unica zona ancora abitabile del pianeta Terra, lo scienziato Augustine Lofthouse, malato terminale che ha scelto di non seguire gli altri umani nei rifugi sotterranei creati per sfuggire all’aria irrespirabile, cerca di mettersi in contatto con una nave spaziale partita per verificare la possibilità di vita su un satellite di Giove e di ritorno sulla Terra dopo il successo della missione.
Augustine vuole proporre agli astronauti – guidati dal comandante Tom Adewole, che aspetta un figlio della collega Sully Rembshire – di invertire la rotta e riformare l’umanità sul satellite da lui stesso individuato anni prima. Augustine, che da giovane ha sacrificato l’amore e la famiglia per la scienza, è convinto di essere solo, ma in realtà nella stazione un’altra persona si aggira…
Tratto dal romanzo di Lily Brooks-Dalton “La distanza tra le stelle” nel cast vede anche la partecipazione di Felicity Jones, David Oyelowo, Kyle Chandler, Demián Bichir e Tiffany Boone.
Sentiamo le parole del regista americano:
“È stato un film difficile da girare, e’ come se avessimo girato due film diversi: durante la prima parte delle riprese non ho praticamente visto i miei attori, si stavano allenando sui cavi mentre io ero a girare in Islanda. Poi da ottobre a dicembre abbiamo girato in studio.
A Natale abbiamo finito di costruire lo shuttle e abbiamo continuato a girare fino a febbraio. È un po’ come se avessimo girato The Revenant e poi Gravity. Ci siamo preparati bene.
Per me è meglio lavorare a blocchi: faccio il montaggio mentre giro e sarebbe stato difficilissimo fare avanti e indietro.
Quando abbiamo cominciato a lavorare al film ci siamo chiesti di cosa sia capace l’umanità. Con Netflix abbiamo parlato della rabbia e dell’odio che permeano le nostre vite, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo.
Se un sentimento del genere va avanti per trent’anni di fila non è inconcepibile che, in un modo o nell’altro, se neghi i cambiamenti climatici e la scienza, se ti fai esplodere per il tuo credo, alla fine salteremo tutti in aria.
Quando abbiamo finito di girare è arrivata la pandemia e la storia ha intercettato il nostro bisogno disperato di sentirci a casa, di stare con le persone che amiamo, di comunicare con loro. E di come a volte possa essere difficile.
Un annedoto. Eravamo alla terza settimana di riprese in Islanda e Felicity Jones mi chiama dicendomi di essere incinta: le ho fatto le mie congratulazioni e poi c’è stata una lunga pausa, dopo cui le ho chiesto cosa volesse fare. Per un attimo abbiamo pensato di fare finta che non fosse successo, ma poi abbiamo capito che tutto viene più naturale quando accetti le cose come sono.
Wilbur, suo figlio – che avrebbe meritato un: per la prima volta sullo schermo nei titoli – è diventato parte del film, come se fosse un personaggio. Tutti i protagonisti sono diventati una famiglia: abbiamo scritto scene su come chiamare il bambino, sugli ultrasuoni. Ogni suono legato alla gravidanza viene da Felicity: è bellissimo perché quando vedi una cosa del genere trovi la risposta alla domanda se vale la pena o no fare tutto questo per il futuro dell’umanità. Ne vale la pena.
Senza gli ultimi cinque minuti il film parla di rimpianti, a causa del mio personaggio, che però poi si redime.
La redenzione è un sentimento importante: ci dà speranza. Trovo che questo film sia pieno di speranza. La gravidanza di Felicity l’ha data a tutti i noi.”
E per terminare ecco il trailer ufficiale !