Nelle nostre puntate di CineClassica abbiamo quasi sempre visto l’opera lirica a supporto di momenti molto intensi e tragici (“Philadelphia“, “Il silenzio degli innocenti“, “Shining“).
Ma nell’opera lirica ci sono molti esempi anche di opera buffa, nata proprio in Italia.
L’opera buffa si proponeva di trasformare l’opera in un genere in cui la gente comune potesse notare una propria somiglianza con i personaggi.
Dal momento che l’opera seria era un costoso intrattenimento per sovrani e nobili, l’opera buffa fu realizzata per un pubblico più normale con problemi più comuni.
Uno degli esempi piu’ mirabili e’ “Il barbiere di Siviglia” di un venticinquenne Gioacchino Rossini, opera in due atti, tratta dalla commedia omonima francese di Pierre Beaumarchais del 1775.
L’opera doveva essere scritta per il carnevale del 1816 e ando’ in scena al Teatro di Torre Argentina di Roma (odierno Teatro Argentina), con il titolo “Almaviva, o sia L’inutile precauzione”.
Una delle arie piu’ famose di quest’opera e’ sicuramente “La calunnia è un venticello” che viene spesso indicata come esempio per il “crescendo rossiniano”, termine ormai entrato nell’uso comune anche fuori dalla lirica.
Don Basilio, il maestro di musica di Rosina, arriva in casa di Don Bartolo e si affretta ad avvisarlo che il conte di Almaviva, che loro sanno essere lo spasimante segreto di Rosina, è arrivato in città.
Don Bartolo è preoccupato perché vuole al più presto sposare Rosina, e il conte per lui è una minaccia troppo grande.
Ma Don Basilio lo rassicura: quel che ci vuole è una bella calunnia; qualcosa creato ad arte per metterlo il pessima luce agli occhi della gente, in modo che sia costretto a scappare dalla città.
Don Basilio spiega a Don Bartolo cosa sia la calunnia in questa celebre aria, assumendo un tono quasi da sermone; descrive come la calunnia nasca piano piano e come via via acquisti sempre più forza, insinuandosi nella mente delle persone.
Tutti conoscono Stefano Fresi come attore, ma pochi sanno che e’ anche un apprezzato compositore, ad esempio l’incessante jingle che sentite sui canali Rai e’ opera sua.
E l’attore romano si e’ anche cimentato nell’opera lirica.
Dove ? Ma ovviamente nel terzo capitolo della saga di Sydney Sibilia “Smetto quando voglio – Ad honorem” dove nel carcere di Rebibbia la banda capitanata da Edoardo Leo tenta un’improbabile evasione.
Durante l’annuale spettacolo canoro organizzato dallo stravagante direttore del carcere, la banda riesce a provocare un’esplosione nella sala computer del penitenziario e a fuggire attraverso un condotto sotterraneo usato per far arrivare i cavi della fibra ottica nel carcere.
Stefano Fresi in quello eccentrico spettacolo canta appunto l’aria della “La calunnia” con buoni esiti canori come possiamo vedere in questa clip che racconta il backstage di questi esilaranti momenti.
E volete sentire una versione piu’ classica e professionale ecco la versione cantata dal tenore Ferruccio Furlanetto al Teatro La Fenice durante il concerto di Capodanno 2008 !!
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