Doveva uscire lo scorso anno e alla fine e’ uno dei primi film distribuiti nelle sale alla sospirata riaperura dei cinema.
“Corpus Christi” e’ diretto da Jan Komasa e ha avuto ottime recensioni alla 76a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nelle Giornate degli Autori.
“Corpus Christi” è la storia di Daniel, un ventenne che vive una trasformazione spirituale mentre sconta la sua pena in un centro di detenzione. Daniel vorrebbe farsi prete ma questa possibilità gli è preclusa per la sua fedina penale.
Uscendo dal centro di detenzione, gli è assegnato un lavoro presso un laboratorio di falegnameria in una piccola città, ma al suo arrivo, essendosi vestito da prete, viene scambiato per il parroco.
La comparsa di questo giovane e carismatico predicatore diventa l’occasione per la comunità, scossa da una tragedia avvenuta qualche tempo prima, per cominciare a rimarginare le sue ferite.
Queste le parole del regista Komasa:
“Il film si basa, con molta libertà, su un fatto avvenuto nel 2011 in Polonia, dove un ragazzo si è finto prete all’interno di una piccola comunità.
Facendo ricerche, ho scoperto che ogni anno ci sono diversi casi in cui persone provano a impersonare preti o altre figure all’interno della Chiesa.
Quello di nove anni fa però è stato un caso eccezionale, ed è per questo che ne ho voluto riprodurre lo spirito.
La cosa interessante era cercare di capire perché una persona che vuole fare del bene come fine ultimo viene perseguitata, trattata come un criminale e addirittura espulsa da una comunità.
Qualcosa che trovo assurdo e che mi riporta un po’ a pensare al Nuovo Testamento, in particolare alla figura di Gesù.
Ma ancor prima mi porta a pensare a figure come quella di Socrate e di altri rivoluzionari che hanno voluto portare la verità e valori come la comprensione, lo spirito di comunità, senza utilizzare violenza e odio. Proprio per questo motivo sono stati trattati come un pericolo per la comunità stessa.
Oggi ci sono persone che marciano con in mano un fiore, persone che scuotono il mondo e proprio per questo molti si sentono minacciati da loro.
“Corpus Christi” nasce dai miei desideri, dal fatto che mi mancano i vecchi tempi in cui si parlava della comunità all’interno della comunità.
Nel film c’è la speranza che un giorno riusciremo tutti a sedere allo stesso tavolo e che ci sia la possibilità in Polonia e nell’Unione Europea di diventare una cosa sola.
Non ho mai avuto così tanti dubbi come in questo periodo, e forse per questo motivo ho girato The Hater dopo Corpus Christi.
La Chiesa aveva paura quando abbiamo chiesto di girare il film in quelle zone, non è stato facile. Avevamo molte scene che dovevano essere girate all’interno di una chiesa e il vescovo di quella zona non ci ha dato il permesso di farlo.
Nel documento ufficiale in cui vi veniva rifiutato il permesso di girare – basandosi solo sullo script – ha dato come motivazione il fatto che la sceneggiatura avesse un approccio anti-cristiano, anti-cattolico e che sminuisse troppo il ruolo della Chiesa perché mostrava come chiunque potesse diventare prete”
Da non perdere anche il trailer ufficiale !!