“Il cattivo poeta” era uno dei film che dovevano uscire ad ottobre ed e’ stato rimandato apposta per essere visto in sala.
Il film di Gianluca Iodice (co-regista delle serie tv “1992″ e “1993″) racconta una pagina importante della storia italiana, seppure poco conosciuta fino ad oggi.
1936. Giovanni Comini è stato appena promosso federale, il più giovane che l’Italia possa vantare. Ha voluto così il suo mentore, Achille Starace, segretario del Partito Fascista e numero due del regime.
Comini viene subito convocato a Roma per una missione delicata: dovrà sorvegliare Gabriele d’Annunzio e metterlo nella condizione di non nuocere… Già, perché il Vate, il poeta nazionale, negli ultimi tempi appare contrariato, e Mussolini teme possa danneggiare la sua imminente alleanza con la Germania di Hitler.
Ma al Vittoriale, il disegno politico di cui Comini è solo un piccolo esecutore inizierà a perdere i suoi solidi contorni e il giovane federale, diviso tra la fedeltà al Partito e la fascinazione per il poeta, finirà per mettere in serio pericolo la sua lanciata carriera.
Nel cast Sergio Castellitto, Francesco Patanè, Tommaso Ragno e Clotilde Courau.
Sentiamo cosa ha detto Castellitto in una recente intervista a Repubblica:
“Ho riscoperto innanzitutto un poeta. Incarnato non soltanto nelle sue opere, ma ancor di più nel corpo e nelle gesta che ha compiuto. D’Annunzio è stato poeta, amante, soldato… Ho scoperto uno straordinario innovatore, se pensiamo soltanto all’incredibile impresa di Fiume, alle sfide politiche e sociali che quella esperienza lanciò.
Tra i due personaggi del film si susseguono, ora più che mai, infinite, sottili schermaglie perché D’Annunzio fascista non lo è stato mai. Come avrebbe potuto d’altronde il suo slancio libertario e anticonformista affiancare lo spirito piccolo borghese, violento e clericale del fascismo?
Questo il Duce lo sa bene, come sa che l’altro ha un seguito ancora enorme, è intoccabile per il suo essere poeta internazionale, intellettuale europeo ed eroe di guerra. Qualunque parola di d’Annunzio, pronunciata o scritta, può ancora far tremare il regime.
Non si torna a parlare oggi di fascismo e antifascismo, la verità è che non si è mai smesso di farlo. Qualsiasi sfida o conflitto politico in questo paese viene ricondotto quasi in automatismo a quella contrapposizione. Credo che le cose siano davvero più complesse. Il film racconta degli ultimi anni di D’Annunzio, nella sua ragionata e poco conosciuta dissidenza al regime.
Ma in democrazia la censura trova altri modi per agire e la dissidenza è privata della sua epica sotto la coltre del conformismo. La dissidenza oggi non si compie attraverso l’antifascismo, come d’altronde aveva già profetizzato Pasolini molti anni fa.”
Finale con il trailer ufficiale di questo film !!