Dal 21 ottobre al cinema e nel 2022 su MUBI il nuovo grande film di Céline Sciamma, dopo “Ritratto della giovane in fiamme” e “Tomboy“, ritorna con “Petite Maman” una dolce e poetica pellicola che era in concorso all’ultimo Festival di Cannes.
La nonna di Nelly, che ha otto anni, muore in una casa di riposo. Lei e i genitori raggiungono quella che era la sua abitazione per sistemarla per una probabile vendita.
La mamma, Marion, ritrova ciò che possedeva quando era bambina e racconta di una capanna costruita nel bosco che si trova nei pressi dell’abitazione.
D’improvviso poi parte lasciandola sola con il padre. Girovagando nel bosco Nelly trova una bambina che sta costruendo una capanna. Quella bambina si chiama Marion.
Con Joséphine Sanz, Gabrielle Sanz, Nina Meurisse e Stéphane Varupenne.
Sentiamo il commento della nostra inviata Anna Baisi:
“Un vero e proprio gioiello l’ultimo film di Céline Sciamma “Petite Maman”, una rêverie fiabesca che vede la regista tornare alle sue radici per un’altra squisita storia di formazione su una giovane ragazza che sta precipitando in una nuova comprensione di sé o forse il film, che peraltro risulta misterioso e con una chiave di lettura da scoprire con attenzione perché densa di magia e fantasmi, tende a negare l’età perché se è vero che Nelly cresce nel corso del film il titolo dello stesso ci suggerisce che ciò dipende dalla madre di Nelly che diventa più piccola.
Nelly interpretata da Joséphine Sanz è la figlia di otto anni di Marion (Nina Meurisse) che sta vivendo un momento doloroso e di profondo stress per la morte della madre che era ospite di una casa di cura a causa di complicazioni di una malattia ossea ereditaria che la stessa Marion ha evitato con un’operazione dolorosa quando aveva circa l’età di Nelly.
Marion e il compagno (Stéphane Varupenne) portano Nelly nella casa di campagna della madre defunta, dove è cresciuta e i ricordi riaffiorano e Marion sopraffatta dal dolore lascia Nelly sola con il padre che deve liberare la casa dagli arredi e quant’altro.
Ma la bimba, essendo figlia unica, come la madre, è abituata alla solitudine e cerca di non pensare alla perdita definitiva della nonna e a quella momentanea della madre e girovagando e giocando nel bosco si imbatte in quella che sembra essere una capanna in una radura di cui la madre le aveva parlato come un rifugio della sua infanzia.
Una ragazza la saluta felice, chiedendo aiuto ed è l’immagine speculare di Nelly (interpretata da Gabrielle Sanz la sorella gemella di Joséphine – più realismo magico di così -) e annuncia che il suo nome è… Marion.
È strano che Marion condivida lo stesso nome della madre di Nelly, ancora più strano che viva in una versione ancora arredata della casa della nonna di Nelly, e decisamente surreale che anche la nonna di Nelly (Margot Abascal) viva ancora lì e stia preparando la zuppa per il pranzo.
Incombe un sentimento di perdita e di solitudine nel film e parafrasando un frase di Nelly che dice alla sua nuova amica che i segreti non sono sempre cose che cerchiamo di nascondere in realtà non c’è nessuno a cui raccontarli lo si coglie appieno.
Nelly viaggia tra i giorni nostri e gli anni ottanta, seguendo le orme di sua madre mentre le sta anche accanto.
Il modo in cui la regista gioca con la memoria attraverso questa idea avvincente ma semplice è profondamente profondo: che cosa bella sarebbe vivere l’infanzia di tua madre e vivere le sue gioie e le sue paure proprio come ha fatto lei.
Il film dura appena settantadue minuti, ma racchiude due generazioni di segreti e desideri.
Il risultato è struggente e commovente, un esempio di come il cinema può rendere reali sia i ricordi, senza perdere la loro amara onestà, sia i sogni, senza compromettere la loro brillante promessa.
E queste sono le parole della regista francese su questo suo nuovo film:
“La storia di Petite Maman mi è venuta in mente mentre scrivevo Ritratto della giovane in fiamme. La sua semplicità mi è rimasta a lungo dentro e di tanto in tanto l’ho anche sognata, come un futuro dolce e luminoso. Il film ha continuato a crescere in questo modo discreto, finché ho iniziato a scriverlo al termine del tour promozionale del Ritratto della giovane in fiamme.
Quando ho ripreso in mano il primo abbozzo di sceneggiatura, alla fine del lockdown in Francia, ho capito dalla prima scena – l’addio agli ospiti di una casa di riposo – che il film era più necessario e rilevante che mai.
Anche per il fatto stesso che parlasse di bambini: i bambini hanno sofferto molte delle crisi e delle difficoltà degli ultimi tempi, spesso rimanendo fuori dal dibattito politico. Credevo fosse vitale includerli, offrire loro delle storie, trovare il modo di collaborare insieme.
L’idea del film è molto semplice: l’incontro e l’amicizia tra una bambina e sua madre da piccola. È un’idea che ho esplorato come se possedesse un qualche potere magico, perché ognuno può giocarci, immaginando la propria versione della storia e reinventando questo rapporto: si innesca così un processo interiore senza limiti, un viaggio nel tempo che non ha bisogno di una macchina. Anche per questo motivo, il film non è collocato in un’epoca precisa e i bambini di oggi come quelli che lo sono stati negli anni Cinquanta o negli Ottanta, possono identificarsi senza problemi, trasformando Petite Maman in un’esperienza condivisa tra gli adulti e i più piccoli.
Il punto di vista dei bambini è stato al cuore di ogni decisione che ho preso durante la realizzazione. Quando ero incerta su una scelta da fare durante le riprese mi chiedevo: “Che farebbe Miyazaki?”. E alla fine la bilancia pendeva sempre dalla parte dei bambini. Questo non vuol dire che abbia scelto le soluzioni più facili, anzi: spesso ha significato fare la scelta più poetica e radicale.”
E finiamo come sempre con il trailer ufficiale !!