In cerca di un posto nell’universo

Io sono Vera” diretto da Beniamino Catena era passato Fuori Concorso alla 37ma edizione del Torino Film Festival dove ha sorpreso e affascinato la critica e adesso arriva finalmente in sala.

 

Vera, una bambina di undici anni, scompare senza lasciare traccia. Due anni dopo ritorna ma invece di essere adolescente è una giovane donna.
Non ricorda niente. I genitori sono sconvolti ma l’esame del DNA conferma che è davvero lei.
Quando i ricordi riaffiorano alla memoria, Vera capisce di aver vissuto la vita di un uomo cileno, clinicamente morto, che dall’altra parte del mondo si era risvegliato nello stesso istante in cui lei era svanita nel nulla.

 

Bel cast con Marta Gastini, Anita Caprioli, Marcelo Alonso e Manuela Martelli.


 

Sentiamo la recensione di Ornella Dallavalle che ha visto in anteprima questo bel film italiano:
 
Vera è una ragazzina di undici anni, intelligente, curiosa e appassionata di astronomia. Alla morte del suo cane, che amava profondamente, sceglie la scogliera di Punta Crena, sulla costa ligure, per lasciare andare al vento le sue ceneri. Non è sola, l’accompagna un professore e amico che assiste incredulo alla sua sparizione. Vera scompare nel nulla ma per tornare due anni dopo, sempre dal mare, con un altro volto ma con lo stesso passato.
La sparizione di Vera coincide anche con il ritorno in vita di Elías, un vigilante dell’osservatorio astronomico Alma, in Cile, morto per infarto e risvegliatosi esattamente nell’istante in cui Vera si dissolve nel nulla.
 
II temi toccati da questo film sono tanti e ambiziosi: il rapporto tra la vita e la morte, il senso di colpa e l’isolamento auto-inflitto, l’interconnessione con il tutto, l’esistenza di mondi paralleli e la possibilità di viaggiare nel tempo.
La sceneggiatura è piuttosto fragile, il racconto a volte suscita interesse ed emozioni ma a volte sembra fatto in modo un po’ sommario e poco credibile.
Il deserto cileno è il luogo dell’anima dove il passaggio avviene. È un luogo bello e spaventoso, cosparso di antenne. Le gigantesche parabole sono simbolo del progresso o della decadenza dell’animo umano? Sicuramente c’è una distorsione tra il paesaggio desertico, naturale, vergine e l’intervento umano che lo rende un non-luogo, asettico e inquietante.
 
C’è una forma di realismo magico in questa storia, c’è la voglia di spingersi oltre i confini del conosciuto per dare un senso al mistero, ai segnali, alla speranza di non sparire ma di trovare un’altra collocazione nell’universo. Sicuramente un film coraggioso che andava sviluppato un po’ meglio.

 

E terminiamo come sempre con il trailer ufficiale.

 


 

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