Il potere di una Chiesa che pretende obbedienza cieca qualunque siano le conseguenze

In Concorso al Festival di Cannes 2023 (e domani sapremo se avrà vinto qualche premio) “Rapito” e’ il nuovo film di Marco Bellocchio che attraversa una fase molto prolifica e creativa dopo l’ottima e premiata serie “Esterno notte” mentre l’ultimo suo film era “Il traditore” del 2019.

 

Nel 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, i soldati del Papa irrompono nella casa della famiglia Mortara. Per ordine del cardinale, sono andati a prendere Edgardo, il loro figlio di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il bambino era stato segretamente battezzato.
La legge papale è inappellabile: deve ricevere un’educazione cattolica. I genitori di Edgardo, sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio.
Sostenuta dall’opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica.
Ma il Papa non accetta di restituire il bambino. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude conquistano Roma.

 

Grande cast con Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala, Leonardo Maltese, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Paolo Calabresi e Federica Fracassi.


 

Spazio alla recensione della nostra inviata Virna Castiglioni che ha visto il film in anteprima:
 
“”Rapito” ci trasporta in un epoca lontana che si stenta a credere sia esistita per quanto risulta lontana dal cattolicesimo che vige ora.

Siamo nel 1858 quando lo Stato Pontificio aveva potere anche su Bologna e vigilava attraverso un funzionario dell’Inquisizione affinché i precetti e i dogmi religiosi fossero rispettati. Proprio per una legge canonica il piccolo Edgardo Mortara, figlio di appena sei anni di una coppia di religione ebraica, viene tolto alle cure amorevoli dei suoi genitori e strappato ai giochi e ai suoi numerosi fratelli e sorelle.

Questa lacerazione così violenta rimarrà tale per i genitori che non si rassegneranno alla perdita del figlio mentre nella giovane mente di Edgardo la fede cattolica verrà piano piano abbracciata e interiorizzata fino al punto di credere di essere stato salvato attraverso il sacramento del battesimo ricevuto da una governante quando era malato credendolo erroneamente in fin di vita.

 

Bellocchio è molto preciso, accurato nella messa in scena, nell’ uso del linguaggio che distribuisce con acume ai vari personaggi.

Gli attori tutti superlativi dalle parti più centrali fino a quelle più ridotte e anche alle tante comparse che ruotano intorno a questa “sacra famiglia” che viene attraversata da un dolore inspiegabile se giudicato con il metro dell’amore ma che può essere giustificato fino ad essere ritenuto corretto se spiegato con il metro di giudizio della dottrina e del catechismo che imperversava ai tempi di Papa Pio IX, Re indiscusso della Chiesa temporale del tempo, che esercitava un potere assoluto sui territori di competenza senza mai vacillare anche quando un ripensamento avrebbe comportato un tornaconto politico.

Vige granitico quel “non possumus” che viene scagliato con forza in faccia a chi cerca di farlo ragionare alla ricerca di un compromesso che avrebbe riportato la pace. La regia è molto attenta e scrupolosa e fa un ottimo lavoro didascalico ma è latente dal punto di vista emotivo ed empatico. I personaggi sono perfetti, ben caratterizzati, rispecchiano usi costumi e linguaggi dell’estrazione sociale cui appartengono ma rimangono freddi, austeri, senza riuscire a trasmettere fino in fondo le loro pene e sofferenze.

 

Assistiamo ad un racconto particolareggiato e realistico che riporta alla luce una vicenda dolorosa ma anche imbarazzante per la Chiesa Cattolica ma non riusciamo ad entrare fino in fondo nelle angustie dei personaggi. Rimangono tutti un po’ algidi, un po’ distaccati, soldati dell’uno e dell’ altro fronte che si scontrano senza mai indietreggiare pur sapendo che nel mezzo è in gioco la vita di un bambino e il suo futuro.

 

Edgardo Mortara è figlio di sangue di una coppia di ebrei ma diviene figlio acquisito della grande potente famiglia cattolica cristiana. I due schieramenti sono fermi e saldi nelle proprie convinzioni e non ci sarà mai da ambo le parti un arretramento che possa sciogliere le tensioni per riconquistare il bene più grande che è l’amore di un figlio. Anche in punto di morte la madre naturale non avrà la forza di rinunciare alla fede ebraica e la conversione, se proprio, non potrà avere luogo se non con l’inganno proprio come avviene per Edgardo Mortara. Il suo indottrinamento, iniziato in tenera età, porterà i suoi frutti tanto che sentirà di essere stato salvato da quel battesimo estorto senza consenso dei parenti. Un film che è costruito in maniera minuziosa e attenta ai particolari dove tutto è curato nei minimi dettagli ma che non ha il potere di emozionare fino in fondo. Un film tiepido anche se diretto e recitato magistralmente.”

 

E questo e’ il trailer ufficiale !!

 


 

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