La versione del Vergani: “Il buono, il brutto, il cattivo”

E’ con piacere che diamo il benvenuto ad un nuovo collaboratore di Amicinema con il quale faremo tanti affascinanti viaggi nella storia del cinema guidati dalla passione e dalla competenza.
 
Ma per iniziare lasciamo che sia proprio Massimiliano a presentarsi !

 

Mi chiamo Massimiliano Vergani e sono nato su questo pianeta nel 1980.
Amo il cinema da sempre, è una cosa che credo di avere nel dna perché mio padre ha fatto il proiezionista e mia madre ha recitato in pochissimi e dimenticati film. Io, nel mio piccolo, ho diretto qualche corto e anche un documentario dedicato al cinema Mexico di Milano dal titolo In via Savona al 57.
Il cinema di genere degli anni 70 è il mio preferito. In quegli anni sono stati prodotti capolavori irripetibili: Il Padrino, Dirty Harry, Taxi Driver, La guerra del cittadino Joe, Quel pomeriggio di un giorno da cani. Anche in Italia non scherzavamo: basti ricordare Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Sbatti il mostro in prima pagina, Novecento e stracult come Milano Calibro 9, Sei donne per l’assassino e Milano odia: la polizia non può sparare.
Ma sono cresciuto con il cinema commerciale degli anni 80 e 90: ho rovinato le vhs di Ghostbusters, Guerre Stellari, Indiana Jones e l’ultima crociata (il mio film preferito), Grosso guaio a Chinatown e Arma letale 2.
Non farò recensioni ma cercherò di parlare dei film che sono nel mio cuore e spero di farvi venire voglia di guardare (o riguardare) qualche piccolo cult magari dimenticato.
Evviva il cinema!

 

E per questo prima tappa torneremo indietro nel lontano 1966…

 

Mio padre è un grande amante dei film western. Ha iniziato a farmeli vedere da ragazzino, partendo dai grandi classici come Mezzogiorno di fuoco e Ombre Rosse, fino ad arrivare ai western all’italiana come i due Trinità. Si può dire che la mia cultura cinematografica sia partita con i film western popolari, e di questo ne sono fiero.
 
Nell’inverno del 1993 presi una terribile influenza e in tv facevano la trilogia del dollaro, su Rete 4, per tre martedì di fila. Mio padre registrò quei film e quando guarii mi disse “Adesso ti faccio vedere qualcosa di veramente speciale”. In quei giorni conobbi Sergio Leone, ma soprattutto quel cowboy alto, con un sigaro smangiucchiato fra le labbra e lo stesso poncho sempre addosso: i film erano naturalmente Per un pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e sopratutto Il buono, il brutto, il cattivo. Film un po’ violenti per un ragazzino di 13 anni, ma per fortuna all’epoca alla tv tagliuzzavano qualche inquadratura qua e là.
 
Il buono, il brutto, il cattivo” fu un fulmine a ciel sereno: fin dalle prime sequenze per come presentava i personaggi Sergio Leone, rimasi a bocca aperta.
E poi la storia mi prendeva veramente e mi faceva ridere: sembrava un’avventura da cartone animato ed ero meravigliato che il regista fosse italiano. All’epoca infatti mi nutrivo quasi solo di film d’azione americani. L’apoteosi era raggiunta dalla scena del cimitero, in cui le musiche di Ennio Morricone accompagnano Eli Wallach e lo spettatore alla ricerca della tomba di Arch Stanton. Lo spettatore… Ecco quello forse fu il primo film in cui non mi sono sentito solo uno spettatore, ma era come se fossi lì, in quell’America di fine 800 insieme a loro.
 
E pensare che l’idea del film nacque nell’arco di pochi secondi quando un produttore americano chiese a Luciano Vincenzoni (lo sceneggiatore di fiducia di Leone) e allo stesso Leone, quale fosse il loro prossimo film dopo Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più. Così raccontò la storia di tre fuorilegge sullo sfondo della guerra di secessione americana alla ricerca di un tesoro.
Non è segreto che il film sia fra i preferiti di tanti registi (Tarantino e Spielberg in primis), e le ragioni sono tante: è una lezione di cinema sotto tutti gli aspetti, regia, sceneggiatura, recitazione, colonna sonora… Tutto uno spettacolo da vedere al cinema. Mio padre mi raccontò che dovette tornare 3 volte per riuscire a vederlo: la coda fuori dal cinema era sempre più lunga, ma valse la pena aspettare. Quando uscì, mi raccontò, era eccitatissimo. Altri tempi.

 


 

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