Ricordate le polemiche dell’ultimo Festival di Venezia (dove questo film era in concorso) nel quale si criticava la scelta di un attore straniero per interpretare un personaggio iconico italiano ?
Ecco e’ arrivato il momento per capire se l’interpretazione di Adam Driver in “Ferrari” diretto dal grandissimo Micheal Mann merita veramente o e’ stato un clamoroso miscasting… spoiler… noi pensiamo sia stata un’ottima scelta !!
Modena, 1957. Dodici anni dopo la fine della guerra, Enzo Ferrari, ex pilota di corse in lutto per la recente morte del figlio Dino, gestisce la sua azienda automobilistica con la moglie Laura e vive in segreto con l’amante Lina, madre del figlio illegittimo Piero.
Ossessionato dalla competitività delle sue vetture nelle corse di velocità, Enzo spinge i suoi piloti a mettere a repentaglio le loro vite pur di prevalere, mentre la necessità di sostenere economicamente l’azienda lo costringe a rinegoziare la collaborazione con la moglie.
La Mille miglia offrirà all’uomo e all’imprenditore Ferrari l’occasione per dare una svolta alla propria professionale e privata.
Con appunto Adam Driver e poi Shailene Woodley, Penélope Cruz, Sarah Gadon e Patrick Dempsey.
Sentiamo le parole e le impressioni della nostra inviata Virna Castiglioni che ha visto questo film in anteprima:
“Il film punta l’ attenzione quasi esclusivamente sulle corse, sulla passione sfrenata per i motori che ha mosso Ferrari nella vita.
Più che la costruzione di un impero economico, più che la vita patinata di chi è diventato ricco e famoso grazie al suo lavoro, Mann indaga la passione violenta e malsana che ha fatto sacrificare tutto a Enzo Ferrari. Vendere auto per poter fare le corse e non viceversa.
Il regista sceglie di non insistere sui drammi familiari e più intimi ma pone l’accento sulle prestazioni delle auto, sul bisogno ossessivo di conseguire vittorie, sulla costante competizione, quella ricerca compulsiva di arrivare primi a tutti i costi che è prima di tutto una sfida con se stessi più che con gli altri.
Adam Driver dopo Maurizio Gucci incarna un altro illustre italiano che ha reso grande l’Italia del dopoguerra.
La sua interpretazione però si mantiene tiepida e ingessata, senza particolari guizzi. Sembra sempre troppo rigido e impostato. Una performance che è solo tecnica senz’ anima.
Sempre perfetta invece Penelope Cruz nelle vesti della moglie Laura che si fa interprete di chi non aveva voce pubblica ma nel riserbo muoveva le fila della storia personale e professionale e ne sanciva le sorti, nel bene e nel male.
Sempre un passo dietro l’uomo pubblico ma in prima linea nel forgiare un mito.
La sua Laura è ricca di sfumature, tutte catturate e trasposte sullo schermo con efficacia puntuale ed estrema naturalezza. È forte, audace, combattiva, dura, dolce, addolorata e l’intensa Cruz rispecchia con verosimiglianza l’immagine di questa moglie che ha determinato la nascita del mito Ferrari. Un mito che rivive nella forza, nella potenza e nel lusso che si uniscono in un oggetto performante ma nel contempo esteticamente bello (al pari di una scultura del Canova) e che ancora oggi attrae milioni di persone nel mondo.
Il film censura il lusso, il glamour, la mera esteriorità e si fa esclusivamente sostanza.
La passione di Ferrari, così salda e tenace, risiede tutta nello sport e ogni sacrificio, ogni tentativo avvengono solo ed esclusivamente per permettere al suo gioiello meccanico di sfilare fra strade di paese come una giostra che incanta grandi e piccini.
Il film si concentra su un unico anno maledetto. Quel 1957 foriero di grandi imprese, gravi lutti e enormi difficoltà per l’impresa che porta il nome del fondatore.
Aleggia per tutta la pellicola il fantasma del primo figlio sfortunato che sarà il collante che tiene Ferrari legato alla prima famiglia ma anche lo sprone per fare sempre meglio.
Il ritratto che Mann fa di questo uomo è molto se non tutto concentrato sulla sua impresa automobilistica ma non riesce e neppure vuole renderlo un idolo. Lo presenta sempre con i suoi difetti, con le sue paure, con i suoi problemi coniugali, con i suoi tanti inciampi e lo schiaccia a terra come un comune mortale.
Eppure Ferrari ha fatto imprese straordinarie per i tempi e per i mezzi a disposizione, è stato un pioniere e un visionario ma nella pellicola prevale sempre la dimensione ordinaria e poco o per nulla quella straordinaria che lo consacrerà personaggio immortale nel panorama imprenditoriale mondiale. Si barcamena tra un matrimonio finito, una nuova famiglia che lo renderà nuovamente padre, tra un figlio perduto e mai dimenticato e un altro che non potrà riconoscere da subito ma che lo traghetterà nel futuro, tra una moglie scaltra ma intransigente e un amante dolce e remissiva. Il film cerca un equilibrio fra racconto intimo e privato e dimensione pubblica e sportiva senza mai riuscirci. Le corse o si dovrebbe dire la Corsa che diventerà la celebre MilleMiglia è una sequenza lunga ed estenuante portata all’ eccesso fino al culmine dell’ incidente da brividi mal rappresentato e alquanto grossolano. Un film che non ha respiro e rimane compresso sia nella dimensione privata che non riesce ad essere approfondita a sufficienza ed una dimensione pubblica che risulta quasi sempre sopra le righe e forzata. Un film che disattende le aspettative di chi cercava di trovare un ritratto dettagliato di un’icona mondiale e si imbatte invece in una ricostruzione frammentata e che suscita una flebile emozione. Un grande sforzo produttivo che raggiunge un risultato misero. Un’ occasione tanto inseguita ma che rimane sprecata.”
Godiamoci il trailer ufficiale di questo grande film !!