In concorso all’ultimo Festival del Cinema di Venezia “Enea” e’ il secondo film del bravo Pietro Castellitto (dopo i “I predatori” del 2020).
Enea rincorre il mito che porta nel nome, lo fa per sentirsi vivo in un’epoca morta e decadente. Lo fa assieme a Valentino, aviatore appena battezzato.
I due, oltre allo spaccio e le feste, condividono la giovinezza. Amici da sempre, vittime e artefici di un mondo corrotto, ma mossi da una vitalità incorruttibile.
Oltre i confini delle regole, dall’altra parte della morale, c’è un mare pieno di umanità e simboli da scoprire. Enea e Valentino ci voleranno sopra fino alle più estreme conseguenze.
Tuttavia, droga e malavita sono l’ombra invisibile di una storia che parla d’altro: un padre malinconico, un fratello che litiga a scuola, una madre sconfitta dall’amore e una ragazza bellissima, un lieto fine e una lieta morte, una palma che cade su un mondo di vetro.
È in mezzo alle crepe della quotidianità che l’avventura di Enea e Valentino lentamente si assolve. Un’avventura che agli altri apparirà criminale, ma che per loro è, e sarà, prima di tutto, un’avventura d’amicizia e d’amore.
Con lo stesso Pietro Castellitto, Giorgio Quarzo Guarascio, Benedetta Porcaroli, Chiara Noschese, Giorgio Montanini e la partecipazione di papa’ Sergio Castellitto.
Sentiamo la bella recensione della nostra inviata speciale Virna Castiglioni:
“Tolstoj nel suo celeberrimo “Anna Karenina” asseriva che”tutte le famiglie felici sono uguali ogni famiglia è infelice a modo suo”. Pietro Castellitto nella sua seconda prova registica dopo la già convincente “I predatori” che gli valse meritatamente più di un riconoscimento ci dice che le famiglie borghesi e contemporanee sono vittime di loro stesse e vivono in stanze dove ci sono specchi che si vorrebbero distruggere per sedare momentaneamente la rabbia che si accumula dopo lo sforzo di inscenare vite perfette confezionate ad hoc per la società.
Enea (interpretato dallo stesso Pietro Castellitto che lo dirige) è il figlio maggiore di un padre psicanalista (Celeste interpretato da un sempre bravo Sergio) e di una madre (Chiara Noschese) che in TV intervista intellettuali e consiglia letture edificanti.
Enea sceglie di intraprendere una strada pericolosa ma al contempo affascinante che gli consente di emergere dalla massa illudendosi di essere al di sopra delle convenzioni, lontano dall’ipocrisia e distante da quello che è falso e costruito. Vende morte spacciando cocaina cercando di schivare le insidie come un funambolo sulla corda tesa. Ha un amico che lo sostiene in tutto e per tutto e lo supporta come se vedesse in lui un fratello maggiore che possa dispensargli affetto sincero ma anche un capo da seguire per provare ad assorbirne carisma e personalità.
Come il personaggio mitologico dal quale mutua il nome, Enea attraversa la catastrofe, la cavalca nella speranza di riuscire a domarla a esclusivo vantaggio di se stesso e del gruppo “clanico” di cui si autocelebra Re indiscusso.
Completamente assenti i padri che non hanno la forza di capire e dirottare comportamenti sbagliati. Poco incisive le madri che sono più presenti nella loro assenza quando ormai non ci sono più fisicamente. I genitori anche di fronte all’ evidenza non si scompongono ma si attengono strenuamente a regole e a meccanismi di difesa. Resistono piuttosto che combattere sentendosi già sconfitti in partenza.
Pietro Castellitto in questo secondo lavoro scende ancora più in profondità nello sviscerare una società borghese vuota, finta, compressa negli stereotipi che la accompagnano da sempre e non ha paura di risultare eccessivo, irriverente, dissacrante. Utilizza linguaggio, scene, costumi, colonna sonora e dialoghi come carta vetrata che dissolve la superficie lucida e perfetta per mostrare pieghe, bolle, crepe e tutto lo sporco che si incista al di sotto della patina di apparenza che abbaglia chi non ha tempo, voglia e forze per scovare la vera essenza delle cose.
In questo viaggio un po’ picaresco e un po’ psichedelico si avvale di un cast di grande bravura tra cui spicca Giorgio Quarzio Guarisco (il suo alter ego Valentino) di cui certamente sentiremo parlare ancora dopo questo folgorante inizio che lo sostengono rendendo il tutto più credibile nonostante la trama che rimane un tratteggio molto poco particolareggiato e spesso sopra le righe. È tutto un iperbole, un eccesso, un quadro barocco. Pietro Castellitto costruisce un film coraggioso e altamente ambizioso.
Del resto è lo stesso suo personaggio a dirci ma soprattutto a ricordare a se stesso che “come lui ne nasce uno ogni 100 anni”. Il pubblico dovrebbe bearsi di essere invitato a quel desco che è stato apparecchiato in modo sontuoso, quasi pantagruelico. Un film cattivo che è anche intriso di buoni sentimenti. Un film crudo che non mira ad ingraziarsi nessuno.
Sincero e ruvido ma che arriva diretto in modo incisivo. Una prova ulteriore che conferma l’impressione iniziale di un autore sensibile, puro, di grande spessore, capace di un racconto di grande effetto scenico. Enea è uno spettacolo pirotecnico che si congeda con un numero di magia.”
Da buona abitudine non si puo’ non finire con il trailer ufficiale !!