Nessuno vuole morire da solo

Presentato come film di apertura della sezione Orizzonti alla 81a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “Nonostante” è il nuovo film di Valerio Mastandrea, seconda regia dopo “Ride” del 2018.

 

Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. E’ ricoverato da un po’ ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Si sta davvero bene lì dentro e anche se qualche compagno di reparto si sente intrappolato, per lui ci si può sentire anche liberi come da nessun’altra parte.
Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. E’ una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condizione soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando.
Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell’incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affrontare veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c’è alcun riparo possibile.

 

Con lo stesso Valerio Mastandrea e poi Dolores Fonzi, Lino Musella, Justin Korovkin e Claudia Della Seta.


 

Questa la bella recensione di Ugo Besson che ha visto in anteprima questa pellicola:
 
Il vostro inviato è andato all’anteprima stampa del film “Nonostante”, di Valerio Mastandrea, con lo stesso Mastandrea e Dolores Fonzi, che uscirà nelle sale il 27 marzo ed è stato il film d’apertura della sezione Orizzonti alla Mostra di Venezia del 2024.
Il film si svolge in gran parte in un ospedale e inizia con un funerale, cui assiste anche il protagonista (Mastandrea). Poi il protagonista entra nell’ospedale, con movimenti sicuri e agili, fra scale e corridoi e sembra invisibile alle persone che incrocia, fino a quando passa vicino a lui una barella con un malato grave e allora un improvviso vento lo travolge rischiando di buttarlo fuori. “Quando passa un moribondo, arriva la bufera e a quelli come noi ci porta via, perché nessuno vuole morire da solo”, ci spiega il protagonista.
 
Ecco la chiave del film: i personaggi principali sono alter ego, fantasmi, anime o qualcosa di simile, dei malati in coma profondo nell’ospedale, sono come in uno stato intermedio fra i vivi e la morte. Vediamo i vari personaggi muoversi e agire come persone normali ma non visti e sentiti dagli altri, dormono sui divani delle camere, parlano fra loro, talvolta escono anche nella città, curiosando nella vita quotidiana delle persone normali. Seguiamo lo svolgersi di varie loro vicende, e poi pian piano, nonostante il loro stato sospeso e irreale, nasce un amore delicato e romantico, che sembra capace di spezzare la parete fra vivi e moribondi.
 
Un film poetico, struggente, certo triste, ma che riesce a toccare con levità e ironia sentimenti profondi e tematiche esistenziali, come la malattia, la morte, la solitudine, l’amore, la speranza, Si riflette, ci si commuove ma si sorride anche molto. La morte è presentata come un volo leggero, come quello di un aquilone, che volteggia sulla città e la guarda dall’alto. Il tema degli stati di pre-morte e degli intermediari fra i due mondi è stato trattato nel cinema, non è originale, ma qui l’approccio è intimo, personale, il registro è delicato, da commedia dei sentimenti, lo stile è asciutto e profondamente umano, e si vede il coinvolgimento personale di Mastandrea (il film è dedicato ad Alberto Mastandrea, il padre di Valerio scomparso nel 2023). È toccante la scena del padre sulla spiaggia, mentre è movimentata e un po’ esilarante quella della gita di gruppo.
 
Un film dal forte impatto emotivo, che si muove in bilico tra il realismo e una vena più intima, poetica e certamente surreale, con uno sguardo ironico e disincantato sulla vita. Lo stile di regia è attento ai dettagli, con una narrazione che gioca su silenzio e introspezione, mentre a volte irrompe in dialoghi fitti e intensi, e fa emergere l’umanità e la fragilità dei personaggi.
Bravo come al solito Mastandrea, ben sviluppato il personaggio della co-protagonista, l’attrice argentina Dolores Fonzi, con un’espressività pacata ma intensa e una bellezza non appariscente ben calibrata sul personaggio. Buone anche le interpretazioni degli altri, in particolare Lino Musella, Laura Morante e anche Giorgio Montanini, che è l’unico che ha il potere di comunicare con entrambi i mondi paralleli.

 

Spazio finale come sempre al trailer ufficiale !!

 


 

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