Una storia d’amore assoluta dai toni gotici

Presentato come film di chiusura dell’ultimo Festival di Venezia “L’orto americano” è il nuovo l’horror gotico del grande Pupi Avanti, uscito solo un anno dal recente “La quattordicesima domenica del tempo ordinario” (il regista bolognese marcia al ritmo di un film ogni anno).

 

A Bologna, ai tempi della Liberazione, un giovane problematico con aspirazioni letterarie si innamora al primo sguardo di una bellissima nurse dell’esercito americano. L’anno dopo, nel Mid West americano, lui andrà ad abitare in una casa contigua a quella della sua amata, separata solo da un nefasto orto. Lì vive l’anziana madre, disperata dalla scomparsa della figlia che non ha dato più notizie di sé dalla conclusione del conflitto. Inizia così da parte del ragazzo una tesissima ricerca che gli farà vivere una situazione terrificante, fino a una conclusione in Italia del tutto inattesa.

 

Il film è interpretato da Filippo Scotti, Roberto De Francesco, Armando De Ceccon, Chiara Caselli, Rita Tushingham, Massimo Bonetti, Morena Gentile, Mildred Gustafsson e Romano Reggiani.


 

Sentiamo le parole di presentazione dello stesso Pupi Avati, che ha tratto il film dal suo omonimo romanzo:
 
“La descrizione iniziale del protagonista de L’ORTO AMERICANO che trovate nel film è una sorta di identikit psicologico (o forse addirittura psichiatrico) in cui molto mi riconosco. Protagonista che pur vivendo una vicenda che appartenendo a un “genere” che io e mio fratello Antonio abbiamo praticato con una certa regolarità nell’arco lungo della nostra carriera (dalla remota CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO al più recente IL SIGNOR DIAVOLO) offrirà agli amanti del genere alcuni aspetti destinati ad ampliarne i già pur vasti confini.
 
La storia che narro, anticipata dal romanzo omonimo pubblicato da Solferino, è anche “scorrettamente” una storia d’amore. Una storia d’amore assoluta, dove l’impossibile diventa possibile, come in quel cinematografo che ho sempre amato.
 
Un racconto “gotico” che si svolge al concludersi della seconda guerra mondiale vissuta sia nella provincia americana che nel Polesine, dove il ritrovamento di cadaveri di americani o inglesi rappresentò una lucrosa attività.
Ci siamo allargati per la prima parte del racconto a quell’America rurale che è del tutto simile alla nostra Emilia-Romagna.
 
E poi la scoperta del bianco e nero, di quello autentico. Il comparare l’immagine reale che avevamo composto con la stessa immagine in b\n che si appalesava sul monitor mi produceva sempre un brivido, un momento di orgoglio infantile.
Non stavamo girando un film, finalmente stavamo facendo il cinema!

 

Finiamo come è giusto e doveroso con il trailer ufficiale !!

 


 

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