Nebraska

Mercoledì 22 gennaio “Nebraska” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amicinema.

Come da buona abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film. 

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Dati Tecnici
Regia: Alexander Payne
Interpreti: Bruce Dern, Stacy Keach, Will Forte e Bob Odenkirk.
Durata: 110 min

 

Trama del film
“Woody, un anziano del Montana, scappa ripetutamente di casa nel tentativo di raggiungere il Nebraska dove è convinto di ricevere un ricco premio della lotteria. Preoccupati dal suo stato mentale, i familiari dibattono a lungo sul metterlo o meno in una casa di cura, fino a quando, uno dei due figli decide di accompagnare il padre in questo folle viaggio. Lungo il tragitto i due si fermano un paio di giorni nel piccolo villaggio natale di Woody dove, sotto gli occhi del figlio, ripercorre il suo passato.”


Trailer
http://www.youtube.com/watch?v=Wo4CRHJqRPw

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  1. Pietro Diomede scrive:

    Il cinema di Alexander Payne è un lungo viaggio attraverso l’altra America (o sicuramente quella vera) quella non rappresentata da Hollywood…..
    I suoi protagonisti sono disillusi, allo sbando, brutti anche da vedere alla ricerca di una vera ragione per vivere il domani…..
    Con Nebraska il regista realizza il suo viaggio perfetto, la sua maturità stilistica con una storia perfettamente scritta e raccontata…….e con la ciliegina finale dell’uso del bianco e nero che meglio rappresenta la crepuscolarita’ dei suoi personaggi e che fotografa un paesaggio fortemente operaio vittima della crisi economica che ha rubato pure i colori.
    Al centro della storia c’è Woody Grant un anziano disilluso dalla vita, ex(?) alcolizzato che barcolla per la strada alla ricerca del suo miraggio, un ultimo desiderio rappresentato da una presunta vincita di un milione di dollari……la classica esca che usano per vendere abbonamenti a riviste…..
    Il figlio minore, anche lui in un limbo esistenziale rappresentato dall’abbandono della propria donna ma sicuramente dal non capire cosa vuole dalla vita, decide di accompagnare in Nebraska il padre…..un modo per conoscere di più un uomo che è un vero mistero affettivo……
    In questo viaggio attraverseranno i luoghi dei ricordi e dei rancori mai assopiti……e solo la pia illusione che questo milione di dollari sia reale farà emergere una realtà e una società che ha bisogno di un sogno per poter aggrappare una speranza….
    Che essa sia un compressore o attraversare il proprio paese con un fuoristrada nuovo….
    Attraverso un alternarsi di momenti divertenti (dai duetti con la moglie logorroica alla presentazione dell’opulenta famiglia) a una certa intensità emotiva come il bellissimo primo piano sullo sguardo di una ex fiamma mai spenta
    L’ex idolo Bruce Dern è perfetto nell’incarnare questo personaggio spesso assente nel superfluo ma presente per tirare le giuste stoccate……meritatissimo il premio a Cannes e meritatissima la candidatura agli Oscar (non vorrei essere nei panni dei giurati quest’anno visto che i 5 candidati sono di una bravura eccelsa), ma la sorpresa è Will Forte il figlio che troverà un senso per andare avanti alla fine di questo lungo viaggio…..
    Voto 8

  2. Cristina Ruggieri scrive:

    Nebraska è un affresco potente dell’America, della sua grettezza, del suo attaccamento al denaro, della mancanza quasi totale di vere relazioni umane. Non esiste amicizia, amore, rispetto, tenerezza. I nuclei familiari sono ridotti all’osso e l’importante è lavare i panni sporchi in casa. Al resto del mondo è necessario apparire realizzati, fiduciosi, contenti.
    Nebraska si concentra sulla working class, là dove Blue jasmine si concentrava sull’upper class, ma il risultato non cambia. La falsità dei rapporti trionfa. La mancanza di relazioni pure.
    E’ eccezionale la capacità di Payne di raccontare tutto questo con inquadrature magistrali, che rimarranno per sempre nella memoria. Ad esempio, gli uomini della famiglia seduti sul divano che guardano il football e discutono di auto è una sintesi meravigliosa di una società che ha perso quasi completamente la sua umanità.
    Non c’è posto per chi ha l’animo generoso in questo mondo raccontato da Payne. Sarà per forza un “loser”, il peggior risultato di una vita, nell’insieme dei valori che la società americana rappresenta.
    Ed è proprio per uscire da questa condizione di loser che Woody decide di credere al sogno impossibile. Sogno che è una metafora di quel sogno americano perennemente sbandierato, ma sempre più lontano dalla realtà, in un’america in cui l’80% della ricchezza è in mano al 20% della popolazione.
    E’ molto bello anche il registro del racconto, molto europeo, molto poco americano. Lavora per sottrazione, non contiene dialoghi inutili, non spiega ogni cosa che racconta.

  3. Annafranca Geusa scrive:

    Una storia semplice, di buoni e realistici sentimenti, di storie e scoperte, semplice eppure tanto originale. Personaggi bislacchi ma veri, consunti dalla vita, ermetici con guizzi di tenerezza e profondità.
    L’uso del bianco e nero, un po’ criticato, va a pennello nelle desolate lande delle sconfinate pianure americane. Ed è perfetta anche già solo per una scena, il quadretto di famiglia, vivo, ma immobilizzato, congelato, chiuso.
    Un film davvero bello col giusto equilibrio di dramma, ironia, critica e ottimismo.

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