Mercoledì 25 giugno “Synecdoche, New York” e’ stato protagonista dell’uscita degli Amicinema.
Come da nostra consueta abitudine apriamo lo spazio dedicato a tutti i commenti, critiche e spunti di discussione che vorrete lasciare sul film.
Dati Tecnici
Regia: Charlie Kaufman
Cast: Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Sadie Goldstein, Tom Noonan
Durata: 124 min
Trama del film
La prima opera registica di Charlie Kaufman, sceneggiatore di “Essere John Malkovich” e vincitore del premio Oscar 2005 con “Se mi lasci ti cancello”.
Caden Cotard (Philip Seymour Hoffman, recentemente scomparso) è un regista teatrale di New York la cui vita sta prendendo una brutta piega. La moglie, pittrice, lo ha piantato per andare a Berlino, portandosi via anche il figlioletto. Nemmeno la nuova relazione con una giovane attraente e ingenua decolla. A complicare le cose ci si mette anche una serie di disturbi fisici. Estremamente preoccupato Cotard trasferisce l’intera compagnia dal teatro a un capannone, dove mette in scena uno strano spettacolo che pian piano prevede l’intera ricostruzione della città che li circonda.
Quello che mi viene in mente mentre vedo il film è “Uno nessuno centomila” di Pirandello, siamo tutti e nessuno. La ricerca del teatro di Caden è di impersonare la quotidianità delle solitudini di ognuno riversandola in altri personaggi, ma diventa man mano la quotidianità di ciascuno dei personaggi che alla fine si fondono agli altri, in uno scambio di ruoli che li accomuna in un unico sentire di sogni irrealizzati e di una vita vissuta nell’inseguirli invano. Siamo isole con confini invalicabili, non è mai possibile conoscere neanche chi amiamo, possiamo immaginare le loro vite (una figlia che sente la mancanza del padre, che invece in realtà lo odia per qualcosa che qualcun altro ha sostituito della propria immagine, ma che lo stesso padre ha idealizzato in un diario assolutamente immaginario) ma poi immergendoci nell’altro, nella vita della marginale donna delle pulizie si scopre che anche lei ha delle idee, una vita marchiata da sogni irrealizzati e ci sentiamo lei, l’isola crolla nel comune sentire di ineluttabilità della vita a cui cerchiamo invano di dare un titolo.
Sicuramente non è casuale nemmeno il nome del protagonista. La (rarissima) sindrome di Cotard è una malattia psichiatrica in cui si ha la convinzione delirante di essere morti. Nel film compare a un certo punto, sul citofono di Adèle, il nome Capgras, anch’esso certamente non casuale. La sindrome di Capgras è una rara malattia neurologica in cui si ha la convinzione delirante che le persone a noi familiari siano state rimpiazzate da loro sosia. Alla base c’è probabilmente una disfunzione del sistema limbico, legato alle emozioni: il fatto di non provare nessuna emozione di fronte a una persona intima, come il partner o i genitori, fa pensare che non siano veramente loro ma qualcun altro che ha preso il loro posto. Questi sono solo due dei riferimenti che ho colto, ma gli stimoli intellettuali sono continui, come in tutte le opere di Charlie Kaufman. Incredibile che questo film sia arrivato in Italia dopo oltre 5 anni, e solo per la morte precoce di Seymour-Hofmann…
Grazie per aver condiviso i due dettagli (a me sfuggiti). Arricchiscono, qualora ce ne fosse stato bisogno, questo gran bel film e accrescono la sensazione di aver assistito alla messa in scena di un progetto ambiziosissimo e molto curato.
Forse perchè per indole e mestiere sono affascinata dai meandri della mente umana ho trovato questo film molto intrigante ed interessante. Di fatto molte scene rimangono scolpite nella mente e molte sono le riflessioni ed i pensieri che si riaccendono anche a giorni di distanza dalla visione del film. Un aspetto che mi è molto piaciuto del film è l’idea pirandelliana delle mille sfaccettature che appartengono alle persone, dei mille modi in cui le persone possono essere viste, interpretate, immaginate, sentite dagli altri. Ciascuno di noi, come Caden Cotard, il protagonista, ha più volti possibili, più modi di essere e di apparire agli occhi degli altri. Ciascuno è uno, nessuno e centomila, in una continua ricerca di relazioni e di incontri che ci consentano di trovare nuove identità, di riscoprire modi nuovi di essere…La ricerca di identità di Caden è la ricerca di identità di tutte le persone comuni, che conosco momenti di perdita e disperazione ( l’abbandono della moglie che non a caso si chiama Lack, assenza) e momenti di ritrovamento e serenità ( l’incontro con la madre prima di morire)….Forse proprio questo è il senso della sineddoche, l’idea della connessione tra la vita di una singola persona e la vita dell’intera umanità…Tutto questo mi sembra esprimerlo anche la canzone, leit motiv del film “Little person”.