Il fascino discreto del cinema spagnolo

Questa settimana l’uscita di Amicinema parlava spagnolo con il bel film “La vita è facile ad occhi chiusi” e allora abbiamo deciso di lanciare un sondaggio e di raccontarvi giorno per giorno dei registi piu’ importanti e bravi del panorama iberico.


 

Cosa dire di Pedro Almodóvar che non sia gia’ stato detto o scritto ?

Castilliano di Calzada de Calatrava, classe 1949, è il regista spagnolo piu’ famoso degli ultimi trentanni (o forse di sempre ?).
Da “Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio” (1980) fino a “Gli amanti passeggeri” del 2013 e’ stata una serie di grandi successi con pochi passi falsi.
1 premio Oscar, 2 Golden Globe, 6 Premi Goya, 2 David di Donatello e ci fermiamo qua.
Curiosità: negli anni ’80 e’ cantante anche in tre video musicali in coppia con Mcnamara… potete cercare i pittoreschi video su YouTube !!

 


 

Aragonese classe 1932, Carlos Saura non e’ certamente molto famoso ai giorni oggi, ma e’ una delle personalità che piu’ hanno influenzato la cinematografia attuale spagnola.
Ricordiamo la sua collaborazione con Geraldine Chaplin (la figlia del regista americano), che diventerà in seguito sua compagna e la protagonista di molti suoi film, a partire da “Frappè alla menta (1967)” (Orso d’argento al Festival di Berlino del 1968), “Lo stress è tre, tre (1968)”, “La tana (1969)”, “Anna e i lupi (1973)”.
A Berlino vincerà un Orso d’Oro contestato nel 1981, con “In fretta in fretta” (“Deprisa Deprisa”).

 

Fernando e David Trueba, madrileni, sono i fratelli del cinema spagnolo recente.
Fernando e’ il piu’ famoso, avendo vinto un Oscar come miglior film straniero per “Belle Époque” del 1993 (con una giovanssima Penélope Cruz) ed essendo passato anche da Hollywood per “Two Much – Uno di troppo” commedia del 1995 interpretatata da Antonio Banderas, Melanie Griffith e Daryl Hannah.
David lo abbiamo scoperto con “La vita è facile ad occhi chiusi”, miglior film, miglior regista, miglior attore agli ultimi premi Goya spagnoli.

 

Juan Antonio Bayona, regista di Barcelona (e’ del 1975), e’ uno dei registi emergenti degli ultimi anni del cinema spagnolo.
Giornalista, poi direttore di videoclip e spot pubblicitari, fino alla fortuna di incontrare Guillermo Del Toro che gli produrrà il suo primo film “The Orphanage” (2004), un thriller sovrannaturale dal grande successo internazionale.
Nel 2012 con un cast di grandi attori (Naomi Watts, Ewan McGregor) esce “The Impossible”, incentrato su una storia di una famiglia vittima dello tsunami dell’Oceano Indiano del 2004.

 


 

Personaggi grotteschi, spirito ironico venato da atmosfere molto molto dark e la capacità di mischiare commedia, noir, fumetti, fantascienza, cinema del passato in un risultato omogeneo e personale.
Tutto questo e’ il cinema di Alex de la Iglesia, basco nato nel 1965 e famoso ormai anche nel nostro paese.
Da “Azione mutante (1983)” passando per “El dia de la Bestia (1995)”, “La Comunidad – Intrigo all’ultimo piano (2000)” (il suo film migliore), “Crimen Perfecto – Finché morte non li separi (2004)” e dall’ultimo “Le streghe son tornate” e’ una serie di successi che in Spagna (ma anche in Italia) vengono apprezzati da critica e pubblico.

 


 

Juan José Bigas Luna ci ha abbandonati nell’aprile del 2013, ma la sua fama di maestro spagnolo di eros e thanatos (come cita la sua scheda su MyMovies) rimarrà per sempre nella storia del cinema.
Nato a Barcelona nel 1946 sembra avviato ad una carriera di design e arredamento (che pratico’ per molti anni), ma poi la sua passione per le tecnologie di videoripresa lo porteranno verso i cortometraggi e verso il cinema. E verso il genere erotico.
Il suo film migliore e’ “Le età di Lulù (1990)” con Francesca Neri, ma la fama internazionale arriverà con “Prosciutto, prosciutto (1992)” con Anna Galiena, Jordi Mollà, Javier Bardem, Penélope Cruz e Stefania Sandrelli.
Il film vincerà il Leone d’Argento alla Mostra di Venezia.
Anche comunque i piu’ grandi ogni tanto commettono degli errori: “Bambola” del 1996 con Valeria Marini entra di diritto nei peggiori film di tutti i tempi.

 

Nei prossimi mesi dovrebbe uscire la sua ultima fatica “A Perfect Day” (con Benicio Del Toro e Tim Robbins), ma la fama di Fernando León de Aranoa (madrileno del 1968) e’ legata senza dubbio al suo bellissimo film “I lunedì al sole”.
Uscito nel 2002 racconta la storia di un gruppo di amici a Vigo, in Galizia nel nord della Spagna, città alle prese con una forte crisi industriale del settore navale.
Santa, Josè, Lino, Reina, Amador, Serguei consumano i giorni tra bevute al bar, discorsi filosofici, e improbabili ricerche di nuove occupazioni. Una commedia agrodolce nella quale spicca l’interpretazione di Javier Bardem e che vincerà i premi principali dell’edizione di quell’anno dei Goya.
Da segnalare anche l’ottimo “Princesas” del 2005.

 


 

Se volessimo essere precisi Luis Buñuel non e’ propriamente parte della cinematografia spagnola. Nato in Aragona nel 1900 dopo gli studi si trasferi’ a Parigi dove maturo’ tutta la sua visione cinematografica sotto l’influenza del surrealismo.
Uno stile registico molto personale, controverso, non facile e che non risparmiava nessuna delle istituzioni borghesi dell’epoca: polizia, esercito, chiesa, politica. Bunuel divenne il simbolo cinematografico della contestazione, antiborghese, anticlericale, antimarxista, anche se questo non deve far passare in secondo piano il suo grande senso della messinscena cinematografica.
Nella sua lunghissima filmografia possiamo citare le pellicole piu’ famose e premiate: “Bella di giorno (1967)”, “Il fascino discreto della borghesia (1973)”, “Il fantasma della libertà (1974)”,”Quell’oscuro oggetto del desiderio (1977)”

 

Ci sono registi che sono molto meno famosi delle proprie opere e Alejandro Amenábar rientra in questa categoria.
Uno dei maestri della tensione del cinema spagnolo ha diretto attori come Nicole Kidman, Javier Bardem, Rachel Weisz, Penélope Cruz, ma chi puo’ citare a memoria uno dei suoi film ?
Pur essendo nato in Cile nel 1972, Amenábar e’ cresciuto da sempre a Madrid post colpo di stato di Pinochet e li’ si innamora della settima arte.
Peraltro ricambiato subito dal successo: “Tesis (1996)” vince 7 Goya, “Apri gli occhi (1997)” ha successo ovunque (e verrà copiato dagli americani con “Vanilla Sky”, mentre la consacrazione avviene con l’inquietante “The Others (2001)” che vince 8 premi Goya.
“Mare dentro (2004)” vince l’Oscar come miglior film straniero e anche “Agora (2009)” e’ un ottimo film accolto bene da critica e pubblico.
E lo aspettiamo adesso con un ennesimo film dalle atmosfere angoscianti “Regression” con Emma Watson e Ethan Hawke.

 

Isabel Coixet (nata in Catalogna nel 1960) e’ purtroppo l’unica donna della nostra lista dei migliori registi spagnoli.
Dotata di una visione personalissima di cinema si distanzia abbastanza dalle caratteristiche della scena iberica, piu’ amante degli eccessi, dei toni grotteschi e marcati, del dramma piu’ a tinte forti.
La Coixet predilige invece le sfumature piu’ tenui, momenti malinconici ed intimi, il giocare di sottrazione.
Due i suoi film principali, entrambi pluri-vincitori di premi Goya e presentati ai festival di Berlino e di Venezia, “La mia vita senza me (2003)” (con Sarah Polley e Amanda Plummer) e “La vita segreta delle parole (2005)” (sempre con Sarah Polley e Tim Robbins).
Se ve li siete persi sono una buona occasione per una tranquilla serata di inverno con il buon cinema !!

 


 

Questa voce e' stata pubblicata in Di tutto un po'.

Lascia un Commento