Come potete vedere quasi ogni settimana dedichiamo i nostri spazi di approfondimento a registi, attori, generi cinematografici con i nostri sondaggi e i nostri articoli… alla fine e’ solamente una scusante per poterci riguardare assieme alcuni dei momenti piu’ importanti e piu’ belli della storia del cinema.
Questa settimana, visto che si avvicina la festa di Halloween, abbiamo parlato di un genere cinematografico molto “emozionante”… ovvero il genere horror con il sondaggio dei 10 migliori registi di paura (lo trovate a questo indirizzo).
Per chi si e’ perso i nostri articoli quotidiani, vi raccontiamo le storie di cinque di questi grandi maestri del cinema.
John Carpenter (“La cosa”)
Non ha fatto solamente film di paura, ma sono quelli che alla fine gli sono venuti meglio e che lo hanno consacrato nel panorama cinematografico mondiale oltre a garantirgli l’amore incondizionato di milioni di fan.
John Carpenter, nato a Cartagine (l’omonima negli USA pero’) nel 1948, ha diretto film di fantascienaza (“Dark Star”, “1997: Fuga da New York”), azione (“Distretto 13 – Le brigate della morte”, “Grosso guaio a Chinatown”) e per il tema della nostra settimana molte del genere horror.
Cominciando da una pellicola fondamentale del genere, “Halloween – La notte delle streghe (1978)” con Jamie Lee Curtis e Donald Pleasence e che lancio’ uno dei personaggi simboli dell’horror moderno, Michael Myers, il serial killer folle e dalla forza sovrumana che apparirà in tutta la saga.
I brividi continueranno con “The Fog (1980)” raggiungendo il massimo con uno dei film piu’ inquientanti degli anni ’80, il suo capolavoro “La cosa (The Thing, 1982)”, remake del film del 1951, con Kurt Russell imprigionato in Antartide in una base scientifica statunitense assieme ad una terribile creatura.
Da ricordare anche “Christine – La macchina infernale (1983)” e “Essi vivono (1988)”.
David Cronenberg (“La mosca”)
Claudio Bartolini (l’autore del libro che abbiamo regalato questa settimana) ci introduce brevemente nel mondo di David Cronenberg.
“Un territorio di sperimentazione e iniziazione a ossessioni, mutazioni e figure archetipiche su base virale. Questo è per David Cronenberg il cinema horror, luogo simbolico a basso budget nel quale mettere a punto, in modo sempre più raffinato e sempre meno bulimico, una poetica della simbiosi tra corpo ed encefalo destinata a deflagrare teoricamente con i film successivi. Se Il demone sotto la pelle è l’embrione grezzo dell’azione virale, Rabid. Sete di sangue e Brood. La covata malefica ne costituiscono la messa a punto formale, mentre Scanners, Videodrome e La mosca ne rappresentano l’approdo conclusivo in termini di profezia transmediale e riflessione (post)antropologica. Il cinema di Croneneberg è un macrotesto in continua evoluzione, ma senza l’horror non avrebbe avuto basi così solide”
George A. Romero (“La notte dei morti viventi”)
Se dici zombie dici Romero. Non sarà proprio cosi’, ma ci manca poco.
Infatti e’ con il regista cubano-americano che questo sottogenere del cinema horror inizia a diffondersi e indimenticabili sono le scene di “La notte dei morti viventi (1968)” ormai un classico copiato e imitato da centinaia di film, libri e fumetti.
Girato con l’amico John A. Russo e con soli 10.000 dollari e’ un film che spaventa e inquieta, ma che ha anche una sottotraccia di critica alla famiglia, alle istituzioni, alla politica.
Altra sua pellicola di culto e’ “Zombi (1978)” (Dawn of the Dead) nella quale gli Stati Uniti d’America sono devastati da un misterioso fenomeno che resuscita le persone decedute di recente, tramutandole in zombie affamati di carne umana.
Una curiosità su George A. Romero (dove la A sta per Andrew): nel “Il silenzio degli innocenti” , durante la scena in cui il Dottor Lecter lancia dalla cella il questionario sul caso Buffalo Bill alla protagonista, il regista appare in un camero nelle vesti di un poliziotto in borghese.
Dario Argento (“Profondo rosso”)
Alzi la mano chi non ha avuto almeno uno scatto dalla sedia o dal divano guardando “Profondo rosso” !!!
E’ davvero motivo di orgoglio che tra i grandi maestri del cinema horror ci sia un italiano.
Nato a Roma nel 1940, Dario Argento inizia come critico cinematografico e strenuo difensore, cosa rara in quegli anni, del cinema di genere horror.
L’esordio e’ gia’ un successo di critica e pubblico “L’uccello dalle piume di cristallo” (1969) che ridefinisce anche a livello tecnico gli standard del cinema (non solo di paura) italiano del periodo.
Anche “Il gatto a nove code (1971)” e “4 mosche di velluto grigio (1971)” sono dei grandi film, fino ad arrivare al capolavoro del 1975 “Profondo rosso”, film che con la colonna sonora dei Goblin e’ diventato il piu’ grande successo del regista romano.
E da citare ovviamente anche “Suspiria (1977)”, “Inferno (1980)”, “Tenebre (1982)” e “Phenomena (1985)”.. e ci fermiamo qua solo per mancanza di spazio.
Come viene detto sul suo sito personale… il colore della paura e’ Argento !!
Tobe Hooper (“Non aprite quella porta”)
Quando uno dei capolavori del cinema horror nasce in pratica per caso e quasi in famiglia.
Dopo l’insuccesso della sua prima opera (“Eggshells”), Tobe Hooper organizza un piccolo cast fatto di studenti e insegnanti del suo college e decide di realizzare un film dai toni “leggermente” piu’ forti raccontando la storia di un gruppo di cinque ragazzi texani che finiscono nelle grinfie di una famiglia di assassini cannibali.
“Non aprite quella porta” (“The Texas Chain Saw Massacre”) e’ del 1974 e diventa un classico del cinema horror oltre che lanciare una delle icone piu’ terrificanti degli ultimi 40 anni, “Leatherface” (Faccia di Cuoio), l’assassino con una maschera di pelle umana e con una sega elettrica con la quale e’ costretto a terminare le proprie vittime.
Dopo quella pellicola Hooper ha collezionato altri grandi successi, vedi “Poltergeist – Demoniache presenze” del 1982, ed e’ tuttora attivo, seppur con meno successo, nel diffondere il cinema di paura in tutti i cinema del mondo !!