Un classico per l’infanzia che parla a tutte le età

Scritto nel 1942 da Antoine de Saint-Exupéry, “Il piccolo principe” da oltre mezzo secolo continua a far versare lacrime copiose a lettori di ogni età e nazionalità (il racconto è stato tradotto in oltre 250 lingue e venduto in 145 milioni di copie in tutto il mondo).

 

E adesso arriva nei cinema (a partire dal primo gennaio 2016) l’ultima versione cinematografica in animazione diretta dal regista Mark Osborne (“Kung Fu Panda”) e con le voci italiane di Stefano Accorsi, Toni Servillo, Paola Cortellesi, Micaela Ramazzotti, Alessandro Gassman, Giuseppe Battiston, Pif e Alessandro Siani.


 

Mauro Cesaretti ha visto il film in anteprima e ci ha mandato questo bel commento, e’ lungo, ma ne vale la pena da leggere fino in fondo !!

 

Il Piccolo Principe è un libro con milioni di sfumature che passa dal senso della vita a ciò che vi potrebbe essere dopo e che collega a sè tutta una serie di allusioni legate alla filosofia e alla fantasia.
Ebbene per rappresentare un capolavoro del genere, il regista Mark Osborne ha scelto di lavorare con un team di esperti, gente addestratasi nella Disney, nella Pixar e in tante altre “palestre d’animazione”.

Personalmente, avendo già visto il film, io avrei posto sulla locandina: “Vietato ai minori di 18 anni”. Sapendo che è un film d’animazione, vi chiederete subito il perché di tale “assurdità” e la mia risposta, purtroppo, è che questo è il solito film di animazione creato “per i bambini” solo per guadagnare con giochi e gadget, l’ennesimo business, ma in verità i significati, soprattutto legati alla reinterpretazione del regista, sono molto profondi e incomprensibili agli occhi dei bambini.

Osborne parla di ciò che asseriva Pascoli quasi due secoli fa e la tematica del fanciullino non è certo riconoscibile da un bambino, ma, al contrario, è certamente compresa e apprezzata da colui che “cresce e dimentica”. Il tema centrale del film, infatti, è proprio il mondo degli adulti e le loro tematiche a confronto il mondo dei bambini.
L’uomo crescendo non prova più gioia nel saltellare come fa il Piccolo Principe in una scena del deserto, l’uomo crescendo perde la gioia e la riacquista solo per cose strettamente materiali e solitamente legate al denaro o alla fama (esempli dimostrati esplicitamente nell’uomo d’affari e nell’uomo vanitoso che a loro volta sembrano appartenere ad un mondo a parte). Il Piccolo Principe, invece, vive in quel mondo che è la realtà interiore, vive in quel mondo che è la personalità e il fatto che poi su questo pianeta lui abbia trovato l’amore, ma non lo sappia apprezzare, è proprio l’ennesimo punto che conferma la mia tesi, perché il principe è ancora un bambino e non sa cosa significa amare, visto che non ha provato mai un simil sentimento.

A primo impatto, il film mi è sembrato voler imitare il già famoso film d’animazione “Momo”, dove il mondo dei grandi è veloce, grigio e sempre legato al tempo (da notare il continuo suono dell’orologio), ma il fatto che si analizzi come lo stesso Piccolo Principe diventi poi Mr Prince e che, nonostante la sua sbadataggine, senta il bisogno di evolvere la sua vita alla produzione come tutti gli altri, questo mi è parso molto interessante e innovativo. Certo per alcuni aspetti, l’arrivo della protagonista su questo pianeta monocromatico mi ha dato un po’ la sensazione della fantapolitica orwelliana, però è bello come i bambini riescano a risvegliare, talvolta, sentimenti impensati negli adulti (esempio della figlia che riesce a far fermare la mamma frenetica per vedere le stelle assieme).
A proposito di monocolori, tale cosa possiamo notarla anche nella differenza che c’è tra le case dell’isolato e la casa del vecchietto che invece è piena di colori. La fantasia è colore!

Ovviamente l’aspetto più importante dell’intero film, è l’incontro e lo scambio di dialoghi con il vecchietto che cerca di fargli capire delle cose che lei stessa, essendo piccola, non capisce (tipo il discorso del viaggio di andata senza ritorno). Lei affronta con lui un numero immenso di discorsi e riflessioni dove il vecchietto le dice che siamo noi a crescere senza ricordarci più la nostra infanzia. Siamo noi i colpevoli!
Il mondo visto con gli occhi degli affari si evolverà solo al guadagno senza pensare a ciò che è bene o male, ma quello visto con gli occhi della fantasia si evolverà solo al bene e al divertimento (da notare la discarica della città spaziale dove il piacere e l’arte non hanno spazio e vanno aboliti).
Proprio su questo tema, le stelle sono fondamentali, perché ci fanno capire che le cose non scompaiono, ma diventano invisibili agli occhi della crescita, come le stelle dipinte con colori fosforescenti, invisibili alla mamma al fine di non essere etichettata come “troppo bambina”, ma apprezzabili da lei durante la notte. L’uomo d’affari poi cattura le stelle e dice che non servono che a fare soldi e quindi a farle diventare energia elettrica, come lei stessa, non capendo la metafora del viaggio eterno, decide di ripulire la sua stanza dalle stelle e intrappolarle nell’aspirapolvere.

Ho notato, anche, degli accenni alla storia di Peter Pan, dove sul muro della casa appaiono le ombre.

L’immagine che ricorre di più è quella del serpente. Il serpente che ha ingoiato un elefante, e che sembra riaffermarsi nel mezzo della storia quando la bambina incontra per la prima volta il vecchietto e si ritrovano sotto il paracadute e poi l’intero film si conclude con lei che spiega alla classe che ciò che ha disegnato alla lavagna non è un cappello, ma un serpente con dentro un elefante. Il serpente ritorna anche a significare la morte.


Tanti dettagli hanno costruito questo film. Tanta capacità e talento da parte dell’intero staff.

Vorrei, perciò, concludere ritornando a ribadire il fatto che questo film non verrà mai capito dai materialisti, positivisti e bambini, perché questo è un film per artisti, per gente che ha l’animo sensibile e non il paraocchi del denaro.
Siate attenti ai messaggi sulla vita e la morte, sulla realtà dei “piccoli” (tipo quando guardano assieme le formiche, che ci dovrebbe ricordare lo stesso tema esplicato nel “La ginestra” di Leopardi dove si indica la piccolezza dell’uomo in confronto all’universo), a le varie scene e storie che vanno studiate singolarmente.

L’uomo quando cresce non ha più interesse per la natura, invece è ciò che ci circonda e ciò che ci potrebbe aver generato (se la pensiamo in termini di religiosità primordiale) e dobbiamo averne rispetto.
“La tua rosa non è come tutte le altre rose. È importante perché le hai dedicato del tempo” ed è qui il segreto, perché tramite un’allegoria ci viene presentato il significato dell’amore che tanto ha cercato il Piccolo Principe errando.

Se non riusciamo a capire temi profondi sulla nostra vita, sulla nostra esistenza, non fermiamoci a dire, non esiste, ma guardiamo oltre, o meglio dire, ascoltiamo i sentimenti.”

 

E in attesa dell’uscita nelle sale ecco il trailer italiano !!

 


 

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