Tutti i film del “Festival dei Diritti Umani”

Inizia domani la prima edizione del “Festival dei Diritti Umani“, dal 3 all’8 maggio 2016 alla Triennale di Milano e se volete potete trovare tutte le informazioni in questo nostro articolo.

 

Ogni sera, da martedì 3 a sabato 7 maggio, al Teatro dell’Arte, verranno proiettati film provenienti da importanti rassegne internazionali, con la partecipazione in sala dei registi. Cinque titoli per cinque voci diverse, una presenza importante di donne, opere prime, giovani cineasti, per pellicole che probabilmente non vedremo nelle sale italiane e che quindi sono assolutamente (indipendentemente dal loro messaggio) da non perdere !!

 

Ecco il programma completo !!


 

Martedi’ 3 maggio

 

Teatro dell’Arte + Salone d’Onore, Ore 9.30
Lea” di Marco Tullio Giordana (Italia, 2015 | 92’)
Intervengono: don Luigi Ciotti, fondatore di Libera; Vanessa Scalera e Linda Caridi, protagoniste del film Lea

“Ci sono terre in cui nascere donna vuol dire non essere libere. Di studiare, di lasciare un marito che non si ama più, di sognare per i propri figli un futuro diverso da quello criminale. Petilia Policastro, feudo della ‘ndrangheta in provincia di Crotone, è una di queste terre. Qui nasce Lea Garofalo. Un destino segnato: il fratello, Floriano, è il capocosca locale, il compagno, Carlo, uno dei suoi uomini più fidati. Gestisce per conto della famiglia spaccio e usura a Milano. Ma Lea è troppo vitale per accettare quella vita, troppo fiera di essere madre. Per sua figlia Denise vuole un futuro di libertà, non di paura. Lascia il marito, rivela i suoi traffici alla giustizia. Una sfida inaccettabile alle regole della criminalità. Il 24 novembre del 2009 Lea scompare. Denise non è che una ragazzina, potrebbe credere a quello che le racconta il padre e che dicono tutti: Lea se n’è andata, l’ha lasciata sola. Ma Denise non ci sta. Coraggiosamente denuncia il padre e permette di individuare tutti i responsabili dell’omicidio. Condanne pesanti, confermate in Cassazione: ergastolo per Carlo e i suoi complici. Denise oggi è ancora giovanissima, nemmeno ventitré anni. La sua vita sarà forse in salita ma davanti a sé ha un futuro che nessun boss, padre o zio, potrà più portarle via.”

 


 

Teatro dell’Arte, Ore 21.00
Fatima di Philippe Faucon (Francia/Canada, 2015 | 79′ | colore | v. o. sott. ita)

“La rivelazione della Quinzaine des Réalisateurs di Cannes 2015, miglior film dell’anno per il Syndicat Français de la Critique e vincitore di tre premi César. Fatima è il ritratto pudico e sobrio del quotidiano di una donna immigrata che, con coraggio e dignità cerca di crescere da sola, facendo i salti mortali, le due figlie: Souad, un’adolescente ribelle, e Nesrine, che ha iniziato a studiare medicina. A confronto tre generazioni diverse, separate nei sogni come nel linguaggio, che cercano il loro luogo della vita. Il film, supera i limiti del tema dell’integrazione e, con una regia sobria che tracima umanità, si fa racconto poetico e universale.”

 


 

Mercoledi’ 4 maggio

 

Teatro dell’Arte, Ore 21.00
Qu’Allah bénisse la France” di Abd Al Malik (Francia, 2014 | 96’ | v.o. sott. ita) | Regista in sala

“Uno dei migliori film sulle periferie dai tempi dell’Odio di Mathieu Kassovitz. A firmarlo il rapper, slammer e scrittore di origini congolesi Abd Al Malik (vincitore delle Victoires de la Musique nel 2007, 2008, 2009 e 2011) che adatta il suo romanzo autobiografico raccontando il percorso di Régis (Mark Zinga, candidato ai César 2015 nella categoria “miglior promessa maschile”), un bambino immigrato, nero e talentuoso, cresciuto dalla madre cattolica con i suoi due fratelli nella periferia di Strasburgo. Fra studio e delinquenza, rap e islam, scopre l’amore e trova la sua strada. «Ho avuto la fortuna che qualcuno mi dicesse che ero intelligente, e ho agito di conseguenza. Siamo definiti dallo sguardo che ci rivolge la gente. Ci sono tanti ragazzi a cui è stato detto: “Sei un cretino, sei un delinquente, non sei francese” e anche questo può condizionare. (…) Le rivolte del 2005 erano una forma di suicidio, un modo per far sapere al mondo che esistiamo e soffriamo». Girato con l’energia di un videoclip, la rudezza del bianco e nero, quest’inno hip hop è un canto di speranza, una storia vera.”

 


 

Giovedi’ 5 maggio

 

Teatro dell’Arte, Ore 21.00
Nous trois ou rien” di Kheiron (Francia, 2015 | 102’ | v.o. sott. ita – Premiere nazionale e Premio Reset-Doc al Rendez Vous 2016) | Regista in sala

“L’esordio alla regia del comedian Kheiron rilegge la storia della propria famiglia in un toccante mix di dramma e commedia. Nell’Iran del 1983 Kheiron aveva appena un anno e i suoi genitori, Hibat e Fereshteh, erano costretti a fuggire in Francia dopo il colpo di stato che aveva portato al potere l’ayatollah Khomeini. Dalla padella alla brace: Hibat aveva trascorso dieci anni in carcere assieme a due dei suoi undici fratelli per aver osato inneggiare contro lo Scià e la sua dittatura. Dai confini dell’Iran alla periferia di Parigi, un’autobiografia che evoca con humor ed emozione l’amore famigliare, l’altruismo e il valore della convivenza.”

 


 

Venerdi’ 6 maggio

 

Teatro dell’Arte, Ore 21.00
Rendez-vous à Atlit” di Shirel Amitaï (Francia/Israele, 2014 | 90’ | v.o sott. ita) | Regista in sala

“Israele, 1995. La pace è finalmente all’orizzonte quando, nella piccola città di Atlit, Cali ritrova le due sorelle Darel e Asia per vendere la casa ereditata dai genitori. Tra complicità, risate, rancori e strani ospiti che seminano un allegro disordine, ritornano in superficie dubbi e vecchie questioni, che fanno sembrare la convivenza un felice guazzabuglio. Il 4 novembre, però, il processo di pace viene compromesso ma le tre sorelle si rifiutano di abbandonare le loro speranze. Una cronaca familiare dolce amara che racconta con uno stile poetico e fantastico, senza perdere di vista la realtà, ferite e fratture che hanno incrinato un fragile processo di pace.”

 


 

Sabato 7 maggio

 

Teatro dell’Arte, Ore 21.00
La sposa bambina” di Kahadija Al Salami (Yemen/EAU/Francia, 2015 | 99’ – | Regista in sala

“Dall’autobiografia bestseller scritta da Nojoud Ali con la giornalista Delphine Minoui (tradotto in 16 lingue e venduto in 35 Paesi), La sposa bambina racconta la vera storia di Nojoom, una bambina yemenita che riesce a fuggire dal suo sposo aguzzino, ottenendo il divorzio all’età di 10 anni. Nel fiore della sua infanzia, Nojoom è stata costretta dalla famiglia a sposare un uomo 20 anni più grande di lei, obbligata a ogni sorta di violenza fisica e psicologica. Una pratica tristemente diffusa nello Yemen, come in tanti altri Paesi del mondo, quella del matrimonio tra una bambina e un adulto, considerata legittima e soddisfacente per la dote derivante. Un’usanza arcaica, figlia di ignoranza e povertà, a cui Nojoom si è opposta rifiutandosi di avere rapporti con l’uomo che, per questo, l’ha riportata dai genitori, come si fa con un “elettrodomestico difettoso”. La bambina è riuscita a fuggire, a frequentare la scuola e ad ottenere, la più giovane al mondo, il divorzio.”

 


 

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