Da venerdi’ 6 maggio al cinema Mexico arriva “Un estate in Provenza” prodotto da Nomad Production.
Léa, Adrien e il loro fratellino Théo, sordo dalla nascita, partono per la Provenza per trascorrere l’estate nella tenuta di campagna con i nonni materni (Jean Reno e Anna Galiena). ). I tre nipoti, all’interno della fattoria del nonno, riscoprono uno stile di vita bucolico e passano dall’insofferenza verso la ruvidità di Paul (un ex sessantottino un po’ burbero e amante della campagna), a un piacevole momento di confronto intergenerazionale. Le differenze tra la vita di città e di campagna favoriscono la scoperta di questo intenso rapporto con i nonni e del valore del contatto con la natura, proprio nel momento in cui invece i genitori si apprestano a divorziare.
Il film rappresenta un felice tentativo di coniugare il genere della commedia con un interessante spaccato generazionale. Rose Bosch, già regista dell’acclamato “Vento di primavera”, giunge con “Un’estate in Provenza” al suo terzo lungometraggio.
Il film pone particolare attenzione alla tematica del confronto tra generazioni e ai rapporti familiari, nonché alla questione delle differenze (uno dei bambini protagonisti è sordo dalla nascita); si tratta di un lavoro originale sia dal punto di vista stilistico sia per quanto riguarda l’attenzione a tematiche complesse, sapientemente inserite nella cornice di una commedia divertente e di qualità.
Alla regista Rose Bosch e’ stato domandato da dove arriva l’idea di partenza del film:
“Dai miei nonni. Li ho conosciuti a stento ma ne conservo un ricordo poetico. È un gran vuoto. E poi avevo voglia di descrivere un conflitto generazionale tra nonni e nipoti. Amo il fatto che i nonni di oggi siano gli hippy di ieri. Essi hanno protestato contro la guerra in Vietnam, contro il consumismo, sono stati a Woodstock… E’ un confronto interessante quello in atto con la generazione “Y”, ribelle ma molto consumista“
Invece sugli interpreti ha dichiarato:
“Ho condiviso con Jean Reno’ delle cose essenziali. Come le origini iberiche (senza farne un folklore), la passione per la terra delle Alpilles, che nonostante sia a due ore dai treni ad alta velocità, resta l’ultimo Far West. Sia io che Jean sentiamo il bisogno di vivere in questo clima estremo, che passa da -10 a 40 gradi, abbiamo bisogno del Maestrale. Nella nostra famiglia si coltivano uliveti da generazioni. Dal canto suo anche Jean ha i suoi uliveti e conosce tutto di questi alberi. Chi altro avrebbe potuto interpretare Paul?
Invece sul personaggio del piccolo Théo all’inizio ho creduto che fosse stata un’ispirazione proveniente dalla lavorazione del film “Vento di primavera”, dove ho avuto modo di dirigere un piccolo attore sordo. Poi ho realizzato che in un certo senso anche io sono stata una bambina “sorda”, dato che mio padre mi parlava in catalano. Quando mi chiedeva una mano a lavorare l’orto non comprendevo nulla di quello che diceva.
Mi interessava inserire all’interno del film un bambino che parlasse un’altra lingua. Il film non ruota attorno all’Handicap di Thèo. Ho semplicemente ingaggiato un attore. Lukas Pélissier è pieno di vita, determinato, ha senso dell’umore ed è scrupoloso e preciso quando recita.”
Jean Reno parlando del suo personaggio ha voluto invece porre l’accento sull’età:
“Interpretare un nonno di solito intimorisce gli attori, poiché si teme di ritrovarsi intrappolati in ruoli da “vecchi”. Ma io non soffro di questa sindrome del giovanilismo. Mi prendo in carico la mia età, non mi faccio stirare le rughe o eliminare le borse sotto agli occhi. Quando le ho posto delle questioni sul personaggio Rose mi ha parlato della questione del conflitto generazionale: si tratta di un uomo del XX secolo costretto a rapportarsi a dei giovani del XXI secolo. Questo choc si snoda all’interno di una famiglia che somiglia molto a quelle del giorno d’oggi.
C’è un po’ di mio padre in Paul. Egli non è un chiacchierone, ma non è rozzo, è solo timido. Nel film i silenzi del personaggio sono importanti. L’intera giovinezza di Paul si è svolta nel caos, nel dramma, nel furore giovanile. Per questo si rifugia tra gli ulivi che gli danno un sollievo emotivo. Gli alberi gli ridonano uno spirito, uno scopo. I nipoti lo costringono a confrontarsi con sé stesso e con il mondo. Egli compie un vero e proprio viaggio senza mai lasciare la sua regione. Trovo adorabile il fatto che quest’uomo così taciturno riprenda a parlare proprio con il suo nipotino sordomuto.”
Il film verrà proiettato al cinema Mexico alle ore 15.30 – 17.30 – 19.30 – 21.30 (tranne lunedì 15.30 – 17.30 – 19.30).