Warner Bros. Pictures, dopo il successo del primo capitolo, porta in Italia dal 23 giugno “The Conjuring – Il caso Enfield” un film di James Wan Con Vera Farmiga e Patrick Wilson
Tornano i coniugi Warren, investigatori del paranormale, per un nuovo terrificante caso da risolvere. Dopo il successo di pubblico e critica, arriva il secondo capitolo dell’horror pronto a lasciare tutti ancora una volta con il fiato sospeso fino all’ultimo secondo.
Tommaso Bissoli era presente all’anteprima stampa e sentiamo subito le sue impressioni:
“A differenza di “L’evocazione”, prima opera narrante le imprese dei coniugi Warren a firma James Wan, in “Il caso Enfield” appare quasi da subito chiara la scelta del regista abbandonare il “pudore” precedentemente mostrato nell’eccedere con gli effetti speciali andando quindi oltre l’iniziale scelta stilistica consistente in una sapiente alchimia di effetti sorpresa sottolineati da una colonna sonora di primaria importanza narrativa, nell’utilizzo dell’ombra e dell’oscurità per generare tensione e forti aspettative emozionali “facendo sentire ma senza vedere” (ad esclusione ovviamente del gran finale) e accompagnando il tutto con un progressivo svelamento dell’enigma paranormale in corso attraverso specifici indizi di modo da tenere sempre viva l’attenzione.
In “Il caso Enfield” infatti Wan si concede anche un uso decisamente più sfrontato degli effetti speciali rendendo la sua opera decisamente più scenografica e “Hollywodiana” della precedente e non risparmiandosi su nulla.
Un esempio rappresentativo è la scena nella quale il piccolo Billy Hodgson, ospite con la sua famiglia dai vicini di casa in seguito ai terrorizzanti fatti avvenuti in casa sua, viene svegliato di notte dal campanellino della porta di ingresso che il cane di famiglia ha imparato a suonare per poter uscire.
Billy si reca all’ingresso ma il cane non c’è, lo vede invece alla parte opposta del corridoio affacciato verso la porta a vetro dell’uscita posteriore, famelicamente ringhiante verso una minaccia invisibile ma palpabile, presente apparentemente all’esterno della casa in mezzo a spaventosi tuoni, lampi e pioggia battente. Billy si avvicina a timidi passi al cane tenendo d’occhio guardingo la porta, ma, colpo di scena, raggiuntolo lo vede letteralmente trasformarsi sorprendentemente nell’ “uomo storto” (“The crooked man”) del carillon di Billy, un personaggio di fantasia per bambini che potrebbe decisamente ricordare il buon vecchio Freddy Krueger…
Questo aspetto del film potrebbe, forse, lasciare inizialmente un po’ perplesso lo spettatore, il quale, con ogni probabilità cosciente del fatto che i fatti narrati nella pellicola siano ispirati a fatti “realmente accaduti”, potrebbe essere tentato di lasciarsi andare ad qualche sorrisetto saccente e pensare: “che esagerati!”
Di certo infatti il fattore di maggior appealing pubblicitario per la saga di “The Conjuring” è che le gesta dei coniugi Warren e i casi affrontati siano storicamente avvenuti e documentati.
Da un punto di vista narrativo per quasi due terzi il film procede in modo apparentemente incoerente, narrante contemporaneamente due vicende apparentemente slegate fra loro:
1. La premonizione di Lorraine della morte di Ed per mano di una non meglio identificata ma blasfemo entità manifestatasi solo a lei sotto le vesti di una spaventosa ed innaturale “suora dark”
2. I fenomeni paranormali accaduti in casa Hodgson che, fino al colpo di scena finale, sembrano apparentemente da attribuire allo spirito rabbioso e tormentato del precedentemente proprietario di casa Bil Wilkings
In realtà invece grazie al colpo di scena finale tutto si ricompone, assume senso e coerenza e le scelte di Wan appaiono menu esuberanti di quanto inizialmente uno spettatore un po’ impaziente avrebbe potuto pensare, colpo di scena tra l’altro decisamente elettrizzante, degno di un romanzo investigativo alla Agatha Christie, ma in salsa sovrannaturale.
Oltre a tutto ciò, che già rende interessante e molto godibile il film, un fattore che certamente rende “Il caso Enfield” degno di nota, elevandolo da un’anonima lista di banali e, me lo si lasci dire, inutili “film horror”, risiede nella coraggiosa scelta narrativa di Wan (per questo “genere” ovviamente) di dare pausa allo spettatore dalla tensione e dalle frustate improvvise di sana paura (per inciso molto presenti molto ben riuscite), con varie scene di amore vero, puro, pulito, due delle quali particolarmente lunghe. Questa scelta di Wan si contrappone decisamente alla classica tradizione “horror” nella quale la presenza di eventuali scene di positività e felicità sono sempre e solo funzionali a generare l’effetto di contrasto con la scena successiva che solitamente le interrompe bruscamente per “terrorizzare” lo spettatore…
Ne “il caso Enfield” invece queste scene hanno una loro indipendenza ed importanza narrativa fondamentale, certamente didattica direi, funzionali a trasmettere un preciso messaggio morale, che lascerei ai futuri spettatori di scoprire.
Insomma “il Caso Enfield” è di certo un film anomalo per il genere ma certamente degno di nota che non lascerà a bocca asciutta e scontento nessuno, da chi è in cerca di elettrizzanti brividi di puro terrore, a chi cerca l’effetto speciale coinvolgente e “cool”, a chi invece è maggiormente interessato al soggetto stesso del film che di certo è la colonna portante della pellicola e il fattore di maggiore coinvolgimento: i demoni esistono davvero?
Sintomatico il silenzio tombale piombato in sala dopo la scena finale (una delle due scene d’amore sopracitate), silenzio intervenuto ad interrompere qualche risolino saccente di qualche spettatore particolarmente “impavido”, silenzio intervenuto in seguito all’improvvisa riproduzione delle registrazioni audio originali del caso “più documentato della storia del paranormale”, silenzio che dimostra che Wan ha fatto centro, riuscendo ad insinuare perlomeno il dubbio su certi fenomeni paranormali i quali sarebbe, forse, perlomeno saggio non scherzarci troppo su e prenderli con maggiore serietà, indipendentemente da quale possa essere la corretta spiegazione della loro esistenza. Stimolo intellettuale e culturale questo che di certo eleva questa pellicola dal banale rango di “film horror”.”
E dopo tutte queste parole spazio al trailer !!