Negli ultimi anni Viggo ha portato al cinema alcuni dei film piu’ belli di Wim Wenders (“Il cielo sopra Berlino” e “Paris, Texas” ad esempio).
Adesso per la gioia di ogni cinefilo e di ogni amante del cinema del regista tedesco torna nella splendida versione restaurata in 4k nelle sale milanesi, “Nel Corso Del Tempo“, film datato 1974 e considerato come uno dei piu’ belli di Wenders.
“Nel Corso Del Tempo” e’ il film finale della Trilogia della Strada (dopo “Alice Nelle Città” e “Falso movimento”) e sempre un duo a essere protagonista, l’intellettuale Robert Zichsler, aka Kamikaze, e il riparatore Bruno Vogler aka King of the Road, l’uno alle prese con problemi comunicativi ed esistenziali e l’altro attaccato alla vita con i suoi piccoli piaceri e tendente all’essenziale.
Un viaggio formativo attraverso le rovine della vecchia Germania Federale, dove spicca un gusto mai sopito per il cinema degli albori (in particolare quello espressionista) e si configura il ritratto di una generazione che ha creduto in qualcosa che gli sta sfuggendo e che ha necessità di ritrovarsi, ricomponendo i vuoti dell’esistenza anche attraverso la musica. Personaggi scalfiti dentro la memoria di un indimenticabile capolavoro.
Il film lo troverete dal 25 agosto al cinema Eliseo di Milano e in collaborazione con Viggo vi regaliamo due biglietti omaggio per la data del 31 agosto (ore 21.30) per chi scriverà all’indirizzo web@amicinema.it, indicherà nome e cognome dei due partecipanti e risponderà correttamente alla domanda qui sotto.
Prima pero’ spazio al trailer di questa pellicola per incuriosirvi e convincere gli indecisi.
Uno dei due protagonisti Vogler e’ un riparatore di quali strumenti ?
apparecchi radiofoni
vecchi proiettori cinematografici
camion
Mandate le vostre risposte entro lunedi’ 29 agosto e martedi’ 30 agosto manderemo al vincitore tutte le informazioni per ritirare i biglietti.
Buon cinema a tutti !!
- Non ti ho chiesto di raccontarmi la tua storia.
- Cosa vuoi sapere allora?
- Voglio sapere chi sei.
- Io sono la mia storia
Grazie per avermi regalato la possibilità di rivedere su grande schermo, e in versione restaurata, questo magnifico film, uno dei più rappresentativi del primo Wenders. Un film sull’identità e la memoria, sul confronto con le ferite del passato e il difficile tentativo di essere liberi, ma anche una riflessione sul cinema.
Bruno ripara proiettori cinematografici e vive in un camion, con cui raggiunge i suoi clienti: i cinema di provincia della Germania federale. Assiste al goffo tentativo di suicidio di Robert, che si è appena separato dalla moglie. I due restano insieme per alcuni giorni. Robert, ossessionato dalla figura del padre tipografo, che avrebbe rovinato la vita a lui e a sua madre, decide di andare a fargli visita per chiudere i conti con il passato. Non riuscendo a esprimersi a voce, compone il suo “J’accuse” alla linotype, sottoforma di un’edizione speciale del giornale locale pubblicato dal padre.
Bruno invece è sospeso in un eterno presente, privo di un passato ma anche di una progettualità futura, che si renderà possibile solo tornando a immergersi nel corso del tempo, nella relazione con l’altro, a costo di mettere a rischio la propria identità e la propria libertà.
A dover fare i conti con il passato, come è evidente dal dialogo di apertura tra Bruno e il gestore del cinema con un passato nel partito nazional-socialista, è chiamata del resto la Germania stessa. Una Germania profonda, fotografata in un mirabile bianco e nero, indistinguibile dal Midwest se non per le case a graticcio dei borghi che i protagonisti attraversano: la frontiera con la DDR come la “Frontiera”, i granai della Franconia come i granai dell’Indiana, le rive dell’Elba come quelle dell’Ohio. Un omaggio all’America e al cinema americano (“Gli americani ci hanno colonizzato il subconscio”), che Wenders rielabora nella sua personalissima maniera.