Ferro e Cate planano sopra la vita e questo mondo incasinato

Dopo le ingenerose critiche all’ultimo Festival del Cinema di Venezia (dove e’ stato fischiato e criticato oltre il lecito) arriva nelle sale italiane dal prossimo 20 ottobre, “Piuma“, la piacevole e lieve commedia del regista anglo-pisano Roan Johnson (“I primi della lista” nel 2011, “Fino a qui tutto bene” nel 2014).

 

“Quando arrivano le difficoltà il Samurai se ne rallegra. Forse è perché è scemo, direbbe Cate. No, risponderebbe Ferro: è che quando l’acqua sale, la barca fa altrettanto.
E per Ferro e Cate saranno i nove mesi più burrascosi delle loro vite, anche se loro non hanno ancora capito la tempesta che sta arrivando: alla bambina ci penseranno quando nasce. E poi comunque devono preparare la maturità insieme al Patema e agli altri amici, il viaggio in Spagna e Marocco, vogliono pensare all’estate più lunga della loro vita, alla casa dove stare insieme, ai loro sogni di diciottenni.
E a non essere pronti non sono solo Ferro e Cate ma anche i loro genitori: quelli di Ferro, che prima li aiutano e poi vanno in crisi sfiorando il divorzio; quelli di Cate, più assenti e in difficoltà di lei. Tutti alle prese, loro malgrado, con un nipote e una responsabilità in arrivo con quindici anni di anticipo.
Insomma, di solito ci si mette trenta o quarant’anni per essere pronti a diventare genitori, Ferro e Cate hanno solo nove mesi. E purtroppo un figlio non ti aspetta. Tu puoi essere pronto o meno ma lui arriverà. Ma se rimani leggero come una piuma e con il cuore dalla parte giusta, allora forse ce la puoi fare.”


 

Nel cast Luigi Fedele, Blu Yoshimi, Michela Cescon, Sergio Pierattini, Francesco Colella.

 

Ecco le note di regia del regista:
“Ho iniziato a scrivere questa storia con Ottavia, Davide e Carlotta perché condividevamo con la maggior parte della nostra generazione una grande paura: fare un figlio. La cosa più naturale del mondo è diventata paradossalmente una complicazione impossibile. In questo tempo e in questo paese diventare genitori sembra essere non tanto l’inizio di una nuova vita, quanto la fine di una vecchia. Fine degli aperitivi, dei week-end passati sotto le lenzuola, dei viaggi senza meta e l’inizio di una serie di difficoltà materiali e responsabilità morali.
La chiave per raccontare questo nostro conflitto personale e allo stesso tempo farlo diventare un film è stata trovare una storia come quella di Ferro e Cate. Perché se è un problema diventare genitore a trentacinque anni, figuriamoci a diciotto con il mondo fuori che ti ripete che stai facendo la più grande cazzata della tua vita! Allo stesso tempo, però, come è una disgrazia avere un figlio da adolescenti, così lo è pensare di non averli mai per tutta la vita. E così quando Cate decide di tenerlo, Ferro le si mette accanto carico di entusiasmo e tanta incoscienza. Prima mandano in crisi i genitori, poi vanno in crisi loro, ma senza mai perdere quel guizzo nei loro occhi che li rende così speciali e distanti dal cinismo imperante.
 
Piuma è un film che ha le sue fondamenta sulla speciale alchimia che si è creata fra gli attori sul set e prima nei lunghi giorni di prove che abbiamo fatto in modo che al momento di girare tutto fosse spontaneo, scorrevole, vero. Luigi Fedele e Blu Yoshimi – che interpretano Ferro e Cate – sono due ragazzi che hanno veramente diciotto anni (Luigi ne aveva addirittura diciassette e mezzo al tempo delle riprese), trovati dopo un casting estenuante, fatto di più di mille provini. Al loro fianco abbiamo scelto attori di maggiore esperienza ma non con meno entusiasmo (e sarà un caso ma quasi tutti vengono da una formazione teatrale).
 
In generale, tutta la troupe di ragazzi (ero il più vecchio della troupe!) con cui lavoro da I Primi Della Lista e da Fino a Qui Tutto Bene ha goduto di questo clima di libertà e leggerezza che Palomar e Sky ci hanno aiutato a creare. Il lavoro sul set è stato creativo e collettivo nel vero senso del termine, lo scambio con gli attori è stato totale, sia sul piano emotivo che nel trovare le giuste intenzioni e battute, soprattutto dei ragazzi che se le sono cucite addosso nel modo più naturale per loro.
La fotografia ha come dominante i colori pastello per dare un tono morbido al film, ma abbiamo girato con un taglio agile e ruvido, macchina a mano e soprattutto dei lunghi piani sequenza in modo da lasciare la massima libertà agli attori e tenere una continuità e una verità massima. Questo, credo, fa la differenza con uno stile di messa in scena da commedia, e la maggiore difficoltà del film: trovare i ritmi comici e emozionali non con dei tagli ma facendo fare il montaggio prima di tutto alla camera e agli attori. Ci sembrava poi importante raccontare Ferro e Cate piccoli, contro una grande città. Quindi molti degli ambienti esterni vedono i nostri due ragazzi immersi nei palazzoni di Roma che li sovrastano. I costumi e la scenografia sono stati il più possibile verosimili, niente teatri di posa ovviamente, semplici ma in qualche modo poetici per donare quell’immagine di caos felice che sono il DNA di Ferro e Cate.
 
Si parlerà di Piuma come di una commedia, ma credo sia una definizione un po’ stretta. Ha sicuramentre alcuni tratti della nostra grande tradizione della commedia all’italiana ma se ne stacca anche e forse più decisamente che con i miei due film precedenti. Uno sguardo incantato più che disincantato, uno stile di messa in scena che è quasi contrario alla grammatica usuale, una regia che parte sempre dalla storia (in fondo sono diventato prima uno sceneggiatore che un regista) ma che adesso credo abbia trovato una propria organicità e forza oltre il copione.
Il film rimane attaccato ai personaggi e al loro sviluppo psicologico, e si alza in alcuni momenti più magici in cui la storia vola. L’acqua è il filo che lega questi momenti onirici e il racconto delle paperelle smarrite nell’oceano, fatte per rimanere in una vasca da bagno e finite a solcare i mari di tutto il mondo, è una delle metafore del nostro film. I ragazzi che nuotano sopra una città diventata una enorme piscina ci racconta del tono di Piuma: la leggerezza con cui Ferro e Cate planano sopra la vita e questo mondo incasinato.”

 

A Venezia il film ha ricevuto due premi. Al cast del film è stato assegnato il Premio Speciale, assegnato dai Giornalisti Cinematografici SNGCI nell’ambito dei Premi Pasinetti 2016, con la seguente motivazione: “Un mix di talento giovane e di esperienza professionale che rinfresca la commedia italiana con un nuovo lessico familiare” e al regista Roan Johnson è stato assegnato il Premio “Civitas Vitae – Rendere la longevità risorsa di coesione sociale”.

 

Ecco le immagini di questa divertente e leggera commedia !!

 


 

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