George Clooney come regista secondo noi e’ davvero troppo sottovalutato, come se la sua carriera d’attore di successo (e magari di quale film con la colpa di essere molto commerciale) la mettesse in ombra.
E dire che ha diretto ottimi film (anche loro ampiamente sottovalutsti) come “Confessioni di una mente pericolosa”, “Good night and good luck”, “Le idi di marzo”.
All’ultimo festival di Venezia era in concorso con la sua ultima fatica “Suburbicon“, nata originariamente tanti anni fa come script dei fratelli Coen (e possiamo dire che si vede ?).
Suburbicon è lo specchio ideale di un gioioso sobborgo californiano degli anni ’50, dove il meglio e il peggio dell’umanità si riflettono nelle azioni della gente comune. Ma dopo un misterioso omicidio, una famiglia apparentemente perfetta è costretta a ricorrere al ricatto, alla vendetta e al tradimento per sopravvivere.
Suburbicon e’ scritto anche dal compare in crimine di Clooney, Grant Heslov (Argo, L’uomo che sussurrava alle capre) interpretato da Matt Damon (Will Hunting-Genio ribelle), Julianne Moore (Still Alice), dall’undicenne Noah Jupe (The Night Manager e Wonder, presto in uscita) e da Oscar Isaac (Star Wars: Il risveglio della forza).
Sentiamo le parole di Clooney sulla genesi di questo film:
“Abbiamo sviluppato la sceneggiatura basandoci sugli avvenimenti che si verificarono a Levittown, Pennsylvania. Nel corso delle nostre ricerche, ho scoperto un documentario del 1957 intitolato “Crisis in Levittown”, la vera storia di quello che successe quando William e Daisy Meyers divennero la prima famiglia afroamericana a trasferirsi a Levittown.
Il giorno stesso in cui i Meyers arrivarono, il postino credette che la sig. Meyers fosse la domestica e le chiese se la sig. Meyers era in casa. Quando lei rispose di essere proprio la sig. Meyers, il postino continuò il suo giro casa per casa chiedendo a tutti ‘Avete incontrato i vostri nuovi vicini?’ Prima di sera si erano radunate circa 500 persone che gridavano insulti razziali, sventolavano bandiere confederate e davano fuoco a una croce.
Mentre lavoravano su quell’idea, mi ricordai di una sceneggiatura che nel 1999 mi avevano inviato i fratelli Coen, intitolata Suburbicon.
Era una commedia/thriller con temi simili a quelli di Fargo e Burn After Reading-A prova di spia: personaggi che ispirano compassione e che prendono pessime decisioni. Abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto realizzare qualcosa di un po’ meno divertente e molto più cupo. Ci è sembrato il momento giusto per un film arrabbiato”. A quel punto ho avuto l’idea di prendere la sceneggiatura già pronta di Suburbicon e ambientarla a Levittown nella settimana in cui vi si trasferiscono i Meyers.
Odio recitare in un film che dirigo, ma stavolta ho apprezzato questo ruolo più che in qualsiasi altro film. Sin dall’inizio tutti hanno dato il massimo e hanno spinto sull’acceleratore.
Ho imparato molto lavorando con The Boys (ovvero i fratelli Coen). Sono molto efficienti, preparano gli storyboard di tutte le scene, ottengono quello che vogliono e vanno avanti. Sono stato davvero fortunato a poter osservare Steven Soderbergh e Alexander Payne, ho cercato di imparare da loro.
Ogni volta che giri un film, speri che la gente lo apprezzi, perché così ne puoi fare un altro. Il nostro lavoro è fare i film migliori che possiamo fino a quando ci sarà possibile, perché a un certo punto non ne saremo più capaci. Siamo molto fortunati a poter fare questo lavoro e ne siamo perfettamente consapevoli.”
Dopo tutte queste parole finiamo allora con il trailer italiano per scoprire di piu’ su “Suburbicon”