Arnaud Desplechin non e’ molto conosciuto in Italia, mentre in Francia e’ considerato uno dei registi piu’ bravi di questi ultimi anni con il suo recente “I miei giorni più belli (Trois souvenirs de ma jeunesse)” passato fuori concorso a Cannes 2015 (recuperatelo pero’ perche’ merita davvero), mentre lo scorso anno “I fantasmi d’Ismael (Les fantômes d’Ismaël)” era il film d’apertura che ora arriva nelle sale italiane.
Ismaël Vuillard, regista febbrile, scrive di notte per ricacciare gli incubi. Legato sentimentalmente a Sylvia, astrofisica con la testa tra le stelle, ha perso Carlotta, la giovane consorte inghiottita vent’anni prima dal nulla. Da allora si prende cura di Henri Bloom, autore cinematografico, mentore e padre inconsolabile di Carlotta, che una mattina d’estate ritorna dall’aldilà.
Fantasma tangibile, la sua morte non è mai stata accertata, rientra da una fuga ostinata e da un soggiorno in India, dove si è risposata e dove è rimasta vedova. Di nuovo sola nel mondo, ripara nella sua vecchia vita e tra le braccia di Ismaël, sopraffatto dalle emozioni e dallo sconcerto.
Il fantasma di Carlotta lo appressa e finisce per frangere i suoi sentimenti e la sua produzione artistica.
Nel cast Mathieu Amalric (suo attore feticcio), Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel e anche la nostra Alba Rohrwacher.
Sentiamo il commento di Maurizio Nicolai:
“Si parte con una spy story molto improbabile, comunque uno si dice vediamo come prosegue, in breve si frantuma e si precipita nel cliché della scrittura maledetta e salvifica, condita da alcool, sigarette e medicamenti vari. Intreccio continuo tra vita e finzione tale da presentare una storia così finta da apparire quasi vera e una storia così reale che può essere solo immaginaria.
Numerosi tributi ai maestri dell’ossessione e dell’incomunicabilità, accompagnati da dialoghi naturalmente banali, sentimenti sussurrati, impotenti popolati da incubi. Un gioco di specchi, ce ne sono di ogni stile, che risulta caotico e pretenzioso, viziato da eccessiva autoreferenzialità, fatica ad appassionare e coinvolgere.
Merito al lavoro degli attori che fluttuano come fantasmi alla ricerca di una goccia di vita, la Rohrwacher stella d’evanescenza, la Cotillard dolce rediviva. Tagliati venti minuti nei confronti della versione presentata a Cannes, bene.”
Al nostro inviato non e’ piaciuto, ma consigliamo a tutti di farvi la vostra opinione e di vederlo ugualmente in sala !!