Alberto Fasulo lo ricordiamo qualche anno fa per il suo fulminante film d’esordio, ovvero “Tir” e per quel modo, poco consueto per il cinema italiano, di scegliere temi ed ambientazioni.
Questa settimana ritorna in sala, dopo la partecipazione all’ultimo Festival di Locarno, con un film ugualmente affascinante e che segue cammini poco battuti: “Menocchio“.
Italia. Fine 1500. La Chiesa Cattolica Romana, sentendosi minacciata nella sua egemonia dalla Riforma Protestante, sferra la prima sistematica guerra ideologica di uno Stato per il controllo totale delle coscienze.
Il nuovo confessionale, disegnato proprio in questi anni, si trasforma da luogo di consolazione delle anime a tribunale della mente.
Ascoltare, spiare e denunciare il prossimo diventano pratiche obbligatorie, pena: la scomunica, il carcere o il rogo.
Menocchio, vecchio, cocciuto mugnaio autodidatta di un piccolo villaggio sperduto fra i monti del Friuli, decide di ribellarsi. Ricercato per eresia, non dà ascolto alle suppliche di amici e famigliari e invece di fuggire o patteggiare, affronta il processo.
Non è solo stanco di soprusi, abusi, tasse, ingiustizie. In quanto uomo, Menocchio è genuinamente convinto di essere uguale ai vescovi, agli inquisitori e persino al Papa, tanto che nel suo intimo spera, sente e crede di poterli riconvertire a un ideale di povertà e amore.
Nel cast Marcello Martini, Nilla Patrizio, Emanuele Bertossi, Mirko Artuso e Roberta Potrich.
Sentiamo le interessanti parole del regista che ha presentato cosi’ questo film:
“Menocchio è un film diverso dai miei precedenti. È qualcosa che mi porto dietro dagli anni della scuola dell’obbligo, quando per la prima volta sentii parlare di Menocchio e che probabilmente negli anni ha maturato dentro di me.
La grande sfida è stata quella di riuscire a dar corpo alla coscienza di questo mugnaio, a questo campo di battaglia in teoria astratto, che sentivo essere al centro di questo mio nuovo film.
Se all’inizio, nella stesura della sceneggiatura, avevamo considerato la coscienza come un fatto individuale, mano a mano che ci siamo addentrati nel cuore della ricerca e della scrittura, ci siamo accorti che non saremmo mai riusciti a imprimere la tridimensionalità, l’attualità e l’urgenza che sentivamo necessari, se non avessimo chiamato in campo il terzo elemento fondamentale della nostra storia: la comunità del paese.
In fondo tutta la partita della vicenda di Menocchio si gioca all’interno di questo triangolo: Potere del Sistema – Individuo – Comunità.
Ed è qui che abbiamo identificato il cuore del film, perché la parabola di Menocchio non è quella di un martire, mandato al rogo in nome delle proprie idee. O perlomeno non è solamente quella. La sua storia è più complessa, più contraddittoria, più vicina, più umana, perché un eretico che decide di rinnegare le proprie idee deve poi fare i conti non solo con la propria coscienza, ma anche con la macchia che questa abiura comporterà all’interno della sua comunità di appartenenza, specie se ha speso anni e anni a predicare la propria visione del mondo giurando di essere disposto persino a morire in sua difesa.”
E questo e’ il trailer ufficiale di questo film !!