I vostri inviati speciali di Amicinema questa volta sono riusciti ad introdursi all’anteprima del nuovo film di “The lady” del regista francese Luc Besson e ad assistere alla interessante intervista che ha seguito la proiezione del film.
Cammuffato con barba, occhiali e naso finto, un classico travestimento cinematografico che garantisce una sicura irriconoscibilità, sono entrato sabato mattina in un cinema Anteo davvero pieno (la sala 400 era al completo) incuriosito dall’ultima fatica del regista di “Leon”, “Nikita”, “Giovanna d’Arco” sempre alle prese con un forte personaggio femminile, ma con un tema abbastanza diverso dalla sua normale produzione.
Il film e’ incentrato sulla figura di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace 1991 e leader del movimento per la democrazia in Myanmar/Birmania.
Besson ci racconta la storia di questa donna (interpretata magnificamente da Michelle Yeoh) durante tutta la sua vita, partendo velocemente dall’infanzia, fino ai primi atti contro il governo dei generali, passando per la lunga detenzione agli arresti domiciliari e arrivando fino alla sua liberazione.
Accanto a questa magnifica donna i riflettori si accendono sul marito il professore universitario britannico Michael Aris, al quale da’ volto e soprattutto anima David Thewlis (lo ricorderete sicuramente come Remus Lupin in Harry Potter).
Cosa dire del film ? Il giudizio e’ positivo, la vicenda storica ed umana di Aung San Suu Kyi viene ben descritta dal regista francese, a volte con impeto e forza espressiva, a volte con sottolineature piu’ intimistiche (i punti nei quali la pellicola arriva meglio al cuore). Volutamente Besson utilizza tutti i “trucchi” del mestiere per colpire la sensibilità dello spettatore, scene madri, musica coinvolgente, melodramma senza ritegno e questo e’ anche il limite di “The lady” al quale forse una maggiore asciuttezza avrebbe giovato.
In ogni caso procuratevi tanti fazzoletti perche’ il risultato lacrimoso e’ assicurato (anche il sottoscritto si e’ commosso in piu’ punti).
Personalmente ritengo che a un film dal messaggio politico e umano cosi’ potente, cosi’ necessario per far indignare le coscienze e smuoverle, almeno per un momento, dal torpore quotidiano dell’esistenza si possa perdonare l’eccesso di sentimentalismo, perdendo un poco del valore artistico in favore del risultato verso il pubblico.
A seguire la proiezione del film Luc Besson si e’ concesso ai fotografi e alle domande dei giornalisti (l’incontro era moderato da Piera Detassis direttrice di Ciak) e del pubblico.
Stefano Boeri, assessore per la cultura del comune di Milano, ha premiato il regista per il suo supporto verso Aung San Suu Kyi con un simbolico documento.
Besson, con quale chiletto di benessere, e’ sembrato all’inizio un po’ a disagio per la troppa attenzione, ma poi si e’ lasciato prendere dall’affetto del pubblico e dalle domande sul film raccontando molti annedoti sulla produzione del film e sulle motivazioni che lo hanno spinto a credere in questo progetto.
L’organizzazione del film in Birmania si e’ svolta ovviamente in grande segreto, Besson ha viaggiato come normale turista per qualche settimana riprendendo di nascosto con una telecamera digitale oltre 16 ore di filmati che poi sono stati riutilizzati nella pellicola. Girata pero’ in Thailandia con uno script, sempre per sicurezza, con nomi falsi in modo che non si desumesse la storia di Aung San Suu Kyi.
La casa della protagonista e’ stata ricostruita esattamente come quella originale, piano per piano, mobile per mobile, con un grande sforzo per rendere la vicenda estremamente plausibile.
Besson racconta infatti che quando ha incontrato la vera Aung San Suu Kyi si e’ generato un mix di realtà e finzione che in prima battuta lo ha quasi frastornato, avendo vissuto per 3 mesi con la “falsa ma vera” Aung San Suu Kyi.
Il film ovviamente vietato in Birmania e’ stato il piu’ piratata di sempre in quel paese e ha generato molta commozione in tutti gli abitanti, visto che in pratica si tratta della prima volta che un film pone il proprio obiettivo sul paese asiatico. Unica critica, i troppi baci dati tra Michelle Yeoh e David Thewlis: in realtà nel film sono davvero pochi, ma sufficienti per la mentalità del Myanmar !!!
Besson ha terminato parlando della scelta voluta di parlare piu’ del privato di Aung San Suu Kyi e meno delle vicende politiche (questo e’ il compito del giornalista ha chiosato) e raccontando come questa figura di donna lo ha davvero colpito nel cuore, essendo per lui uno dei pochi esempi da seguire in questo mondo caotico e confuso.
“The lady” esce venerdi’ prossimo 23 marzo. Ci vediamo tutti in sala !!!