Era uscito in pochissime sale proprio all’inizio della crisi Covid-19 e adesso siamo contenti che 01 Distribution lo renda disponibile nuovamente per tutte le sale partendo da questo caldo ferragosto.
“Volevo nascondermi” e’ diretto da Giorgio Diritti (ben 8 anni dopo “Un giorno devi andare“) e all’ultimo festival di Berlino ha permesso a Elio Germano, magnifico interprete principale, di vincere il premio come miglior attore !
Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo Scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo.
Toni, un uomo rachitico, brutto, sovente deriso diventa il pittore immaginifico che dipinge tigri, gorilla e giaguari stando sulla sponda del Po. Quella di Ligabue è una “favola” in cui emerge la ricchezza della diversità. Ogni persona ha una preziosa specificità, che al di là delle apparenze può rivelarsi un dono per l’intera collettività.
Nel cast anche Oliver Ewy, Leonardo Carrozzo, Pietro Traldi, Orietta Notari.
Sentiamo le parole di Diritti su questo suo atteso film:
“Ligabue e’ un uomo che ha subito molto nel corso della sua vita, che è partita già in salita con l’abbandono da parte della madre e l’adozione in una famiglia che l’ha accolto più per necessità economiche che per affetto.
Soffriva di grosse problematiche fisiche che oggi sono identificate da malattie specifiche, che lo rendevano una persona affaticata nei confronti della vita, che si è attaccata alla possibilità dell’espressione artistica con tutta l’energia che aveva e ne ha fatto la sua vita e la sua identità.
Era una persona che si sarebbe potuta suicidare e ha continuato a lottare e voler conquistare il mondo.
Nel raccontarlo abbiamo fatto un passo indietro e fatto sì che Ligabue e il suo mondo si raccontassero da soli senza farne un ritratto pietistico ma cercando di riprodurre la complessità dell’essere umano.
Fondamentale l’uso del dialetto sia per rappresentare la verità di quello che era il contesto sociale dell’epoca, sia per rendere più palese il disagio di un forestiero che arriva in un nuovo territorio.
Anche il territorio che ha accolto e nutrito il film è molto presente nell’opera dell’artista, nei suoi quadri che raccontano la sua esistenza e le sue difficoltà, quasi uno specchio dell’ambiente in cui si trovava e questo mi ha fatto immaginare che si nutrisse di quello che era intorno a lui. Allo stesso modo l’uso del grandangolo è stato naturale per far percepire grandi spazi.”
Ecco il trailer ufficiale !!