Di Arnaud Desplechin abbiamo visto molti film da noi (“I miei giorni più belli”, “I fantasmi d’Ismael“) ed e’ sicuramente uno dei registi francesi piu’ apprezzati dalla critica e dai festival.
Infatti “Roubaix, una luce nell’ombra” (“Roubaix, une lumière”) era in concorso al festival di Cannes del 2019 anche se purtroppo alla fine aveva ricevuto solo applausi e nessun premio.
La notte di Natale, il commissario Daoud segnala una vettura in fuoco lungo la strada e prende servizio alla centrale di Roubaix. Louis, nuova recluta fresca di diploma, sonda il nuovo territorio e osserva con ammirazione il suo commissario, un uomo carismatico e pieno di umanità che conosce perfettamente il suo mestiere e la sua città, che si fida del suo istinto e non giudica mai i suoi interlocutori. Un omicidio sordido sconvolge la città.
Una vecchia signora è stata assassinata e i sospetti cadono sulle due vicine, Claude e Marie, giovani donne alcolizzate e perdute. Daoud e Louis le interrogano decisi a venire a capo del delitto.
Il film è ispirato al documentario del 2008 “Roubaix, commissariat central”, che racconta di un caso di cronaca nera avvenuto a Roubaix nel 2002.
Nel cast Roschdy Zem (che per questo film ha vinto il Cesar come miglior attore), Léa Seydoux e Sara Forestier.
Ecco le parole del regista francese su questo suo nuovo film:
“Tutti i miei film, o quasi, sono stati film romantici. Troppo! Ma è questo “troppo” che desideravo.
Oggi ho voluto un film che si attenga alla realtà, in ogni parte. Che riprenda un materiale grezzo che, con l’arte dell’attore,
possa accendersi.
Come indica il prologo della sceneggiatura: non ho voluto lasciare nulla all’immaginazione, inventare nulla, ma ho voluto rielaborare delle immagini viste in televisione dieci anni fa e che da allora mi hanno perseguitato.
Perché non ho mai potuto dimenticare queste immagini? Perché solitamente, riesco a identificarmi solo con le vittime. Non mi piacciono troppo i carnefici. E per la prima e unica volta nella mia vita, in due criminali ho scoperto due sorelle.
Ho voluto considerare le crude parole delle vittime e dei colpevoli come la più pura poesia che esista. L’ho considerato come un materiale sacro, cioè: un testo che non finiremo mai d’interpretare.
Come spettatore, ho le vertigini di fronte alla colpevolezza e all’ ingenuità di queste due assassine.
Mentre trascrivevo e mettevo insieme questo materiale pensavo sempre a Delitto e castigo.
I tormenti di Raskolnikov sono gli stessi di queste diseredate.
Al centro del film c’è la questione dell’inumano. Chi è umano, chi non lo è più?
Attraverso lo sguardo dell’ispettore Daoud, tutto si mostra profondamente umano. La sofferenza come il crimine.
Per Daoud, il compito della legge è di rendere umano ciò che all’inizio ci ha gettato nel terrore.
Seguendo Daoud voglio dare un volto a queste due donne e riconoscermi in esse senza giudicarle. Per questo ci sono i giudici e io non lo sono … Questo è il tuffo vertiginoso che ho affrontato durante tutta la scrittura.
Se ho dovuto qui utilizzare la finzione, non ho voluto comunque appesantirla con il romanticismo. Mi sembra che oggi il romanticismo sia ovunque alla televisione.
Volevo che questi poliziotti fossero più iconici che romantici. Mi è sembrato che questo status di icone, il loro silenzio, contenesse più verità che digressioni.”
Se vi abbiamo incuriosito ecco il trailer ufficiale di questo film !!