Ogni tanto in televisione i canali in chiaro passano “La famiglia Belier” uno dei grandi successi recenti del cinema francese.
Il regista di quel film era il parigino Eric Lartigau che adesso ritroviamo in sala con il suo nuovo film intitolato “#IoSonoQui” (in originale “#JeSuisLà”).
Stéphane, uno chef di successo circondato dall’affetto dei figli e dal supporto della ex moglie, ha tutte le ragioni per sentirsi realizzato. Eppure l’unica cosa che lo fa sentire vivo è Soo, una giovane donna coreana che ha conosciuto su Instagram.
Parlano di arte e di ciliegi in fiore e sembrano capirsi l’un l’altra nonostante la lingua, la distanza e le barriere culturali. In uno slancio emotivo, Stéphane decide di partire per Seoul per conoscere Soo.
Nonostante la promessa della donna di incontrarlo all’aeroporto, Soo non si presenta. Stéphane inizia così a vagare per l’aeroporto e per la città, dove la ricerca di Soo lo porterà a riscoprire se stesso.
Riusciranno finalmente a conoscersi ?
Interpretato dai poco famosi (da noi) Doona Bae, Ilian Bergala, Alain Chabat, Blanche Gardin e Delphine Gleize.
Sentiamo la recensione del nostro inviato Ugo Besson:
“Il vostro inviato nella capitale è andato a vedere l’anteprima stampa del film francese #Iosonoqui, di Eric Lartigau, con Alain Chabat e Bae Doona, una commedia vivace e piacevole che si sviluppa fra la Francia e la Corea.
Stéphane è un bravo cuoco che gestisce un suo ristorante nei paesi Baschi francesi, ha due figli ormai grandi ed è divorziato. Lo vediamo nelle scene iniziali con parenti e amici, al pranzo per il matrimonio del figlio, dove con efficaci riprese si delineano i vari personaggi e le relazioni col protagonista. Stéphane è distratto, si lamenta che nella famiglia non gli dicono cose importanti che tutti sanno, cerca di comunicare ma spesso non ascolta, “che lessico elementare hai” dice al figlio che per tre volte gli ha risposto con un laconico “Ma sì”. “Sei troppo egocentrato” gli dice l’ex moglie. Lo vediamo spesso mentre scambia messaggi, e foto su Instagram con una giovane donna coreana conosciuta on-line, Soo, che conosce bene il francese.
I due condividono la passione per l’arte e per la natura, e la diversità culturale non sembra un ostacolo. All’improvviso Stéphane decide di andare in Corea per incontrare Soo, che promette di accoglierlo all’aeroporto, ma poi non si presenta e non risponde più ai suoi messaggi. Lui non si dà per vinto, rimane in attesa per giorni nell’aeroporto di Seul, che è un posto gigantesco, un non luogo dove c’è tutto quello che serve per sopravvivere. Incontra persone, manda messaggi e foto e senza volerlo diventa una specie di celebrità sui social, il french lover, il francese innamorato che aspetta la donna.
È un film sulla ricerca, un viaggio in un paese lontano e diverso che diventa un viaggio interiore, nel tentativo di trovare il proprio equilibrio in un riflesso fra sé stesso e un mondo esterno nuovo. Nonostante l’età del protagonista, è anche un percorso di maturazione emotiva: “sono sempre rimasto un po’ immaturo, ho fatto un sacco di guai nella mia vita”. “Ti manca l’intelligenza emotiva, la capacità di entrare in sintonia, di capire al volo cosa vuole e pensa l’altra persona”, gli dice Soo.
La narrazione è abbastanza convenzionale, con la presentazione iniziale dei protagonisti, che già configura alcuni temi successivi, il colpo di scena, le peripezie che l’eroe deve affrontare, e l’epilogo, dopo un po’ di suspense; però il film coinvolge, tiene desta l’attenzione e crea simpatia con la sua atmosfera da sorriso un po’ malinconico.
Il regista descrive con efficacia le ambientazioni diverse, la campagna francese col ristorante, i parenti e gli amici, e poi Seul con i suoi palazzi, la gente, le strade, il cibo. Alain Chabat interpreta il personaggio con una recitazione semplice ma espressiva, sostiene la gran parte delle scene e attraversa gli eventi sempre un po’ distaccato ma coinvolto e ben presente. Brava anche l’attrice coreana Bae Doona.”
E se siete incuriositi da queste parole guardatevi pure il trailer ufficiale !!