Mia Hansen-Løve ha conquistato anche gli appassionati di cinema italiano con il suo recente “Le cose che verranno” e ora ritorna per la nostra gioia con “Sull’isola di Bergman“, passato in concorso all’ultimo festival di Cannes e che segna il suo esordio in un film in lingua inglese.
Un inno luminoso alla creatività delle donne, al cinema e alla natura.
Chris e Tony si amano da molto tempo ma qualcosa è svanito senza danneggiare quello che rimane. Nella vita crescono una figlia e dirigono film. Lui scrive di fantasmi, lei di amori impossibili. In cerca di quiete e di un luogo separato per lavorare ai rispettivi progetti, sbarcano a Fårö, l’isola di Ingmar Bergman divenuta luogo di culto e di attrazione turistica per gli amanti del cinema.
Si installano nella casa dell’autore svedese e dormono nel letto di “Scene da un matrimonio”, partecipano a proiezioni e tavole rotonde, fanno escursioni e scoprono i luoghi filmati da Bergman. Penna alla mano, avanzano nelle rispettive sceneggiature bruciando i confini tra realtà e finzione.
La prima nutre la seconda sotto gli auspici dell’artista che venerano.
Bel cast con Mia Wasikowska, Tim Roth, Vicky Krieps e Anders Danielsen.
Anna Baisi ha visto questo film in anteprima e lasciamo spazio alle sue parole:”
“In “Bergman Island” da noi “Sull’isola di Bergman”, il nuovo affascinante film di Mia Hansen-Løve, la bellezza di Fårö illumina lo schermo e segue i due protagonisti Chris (Vicky Krieps) e Tony (Tim Roth), fra loro sposati ed entrambi registi che dagli Stati Uniti sono giunti all’isola di Fårö per un programma estivo per scrittori in cui Tony è l’ospite d’onore essendo lui un regista affermato e amato, sperando altresì di assorbire parte della fertilità creativa che Bergman ha trovato sull’isola: un vero paradiso per cinefili.
Chris e Tony scarabocchiano sui loro taccuini nella casa di “Scene da un matrimonio” – il film che ha fatto divorziare milioni di persone – come afferma un abitante locale e studioso di Bergman e cercano sé stessi e indagano nel loro rapporto di coppia che anche se più sussurrato che gridato, giusto per citare vagamente un titolo del regista, è palesemente in crisi.
Il film non vuole essere un tributo al regista o al suo lavoro che ha segnato un’epoca quanto più un’esplorazione attenta della realtà e dell’arte, della stessa creazione artistica, in un gioco di specchi che mostra sia la realtà sia i ricordi onirici della quale la stessa si nutre e dei fantasmi da cui Bergman si sentiva “perseguitano” dopo la morte di Ingrid von Rosen, la quinta e ultima moglie del regista che la stessa Chris sente aleggiare, mentre cerca sia di creare che di vivere la sua vita: si sente anche lo stesso spettro di Bergman in quella “sua” sedia in prima fila lasciata vuota nel cinema del Centro.
La regista esamina anche i rituali di questo curioso pellegrinaggio osservando i turisti o amanti dell’artista che visitano il museo del Bergman Center o si scambiano curiosità su Bergman nel tour in pullman “Bergman Safari” (trovo agghiacciante questo uso del termine “safari” in tale contesto ma ahimè è vero).
Si interroga anche se la società avrebbe mai permesso a lei (o alle registe in generale) di avere nove figli da sei diversi partner come fece Bergman ma del cui accudimento o educazione non si occupò mai, ovviamente no, sia per considerazione sociale della donna che per senso morale ma d’altronde il Maestro era crudele nei film come nella vita.
Quando Chris e Tony litigano non lo fanno per davvero, sono amichevoli l’uno con l’altra ma la sensazione che la loro relazione sia entrata in crisi è inevitabile.
C’è un punto nel film in cui il confine tra reale, sogno, presenze misteriose e finzione diventa quasi impercettibile e cioè quando dentro il nostro film si inserisce un secondo film o forse no, è completamente un’opera di fantasia, un desiderio inconscio?
Chris lo racconta al marito si tratta di una giovane regista americana Amy (Mia Wasikowska), che arriva su un’isola – un posto come questo – dice Chris, per partecipare al matrimonio di un amico e forse riaccendere una fugace storia d’amore con il suo primo amore Joseph (Anders Danielsen Lie); il tutto è ambientato nel corso di tre giorni e il racconto incompleto di Chris si sviluppa attorno a conflitti piccoli e grandi.
La regista intreccia le due storie e quando Chris sembra finalmente capire cosa accadrà nel suo nuovo film, siamo noi che dobbiamo intuire in quale ottica vedere la relazione “reale”.
Quanto di questa storia è pura invenzione di Chris, e quanto è reinventato e tratto dalla sua stessa vita, anche inconsciamente? Tony sembra intuire che c’è di più nella storia di Chris di quanto forse anche lei sa e non vuole dire: forse lei sa cosa intende fare sull’isola di Fårö e di altre esperienze che possiamo solo supporre che abbia avuto.
E nel frattempo Mia Hansen-Løve ammette ammiccante che sta facendo la stessa cosa perché sembra chiaro che almeno una parte di questo film abbia a che fare con la sua relazione con il più “anziano” e celebre regista Olivier Assayas, conclusasi nel 2017, dalla quale è nata una figlia di nome Vicky.
La regista ha scelto un’attrice di nome Mia per interpretarla – Mia è anche il suo stesso nome – potrebbe essere solo un caso, ma è in linea con la natura del film anche perché la figlia di Assayas e Hansen-Løve ha lo stesso nome dell’attrice Krieps che interpreta Chris: per concludere il fantasma di una relazione nella vita reale ha ispirato una relazione immaginaria, che a sua volta fornisce materiale per una relazione nella relazione mentre Chris considera il futuro di Amy e forse il suo che intravede…
Sull’isola di Bergman si snoda verso una conclusione molto meno infelice di quelle dei film di Bergman, il che suggerisce che questa storia è in realtà quella su Chris che trova la libertà di cui ha bisogno per determinare a quali fantasmi prestare attenzione e come vivere pacificamente tra loro.”
Se siete curiosi di vedere il trailer ufficiale eccolo !!