Due anni dopo l’uscita di “Supereroi” (dal successo forse minore del previsto) Paolo Genovesi torna alla regia con “Il primo giorno della mia vita” un interessante film con alcuni dei nomi migliori del cinema italiano e che, anche in questo caso, e’ l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 2018 scritto dallo stesso regista.
Arianna ha perso la figlia e non se ne dà pace. Napoleone è un motivatore che riesce a spronare tutti tranne che se stesso. Emilia è un’eterna seconda confinata sulla sedia a rotelle che ha messo fine alla sua ascesa nella ginnastica artistica. E Daniele è uno youtuber riluttante sfuggito ai bulli ma non alla propria mancanza di autostima.
Un uomo misterioso intercetta i quattro nel momento in cui hanno deciso di farla finita, e ora deambulano insieme a lui, né morti né vivi.
L’uomo ha intenzione di fornire loro una prospettiva diversa dalla quale guardare la propria situazione durante una settimana in cui rimarranno sospesi nel tempo, senza bere né mangiare, e senza che nessuno si accorga della loro presenza.
Ma non è facile far cambiare idea a chi si sentiva arrivato al capolinea della propria vita.
Grande cast con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco, Giorgio Tirabassi, Lino Guanciale e Elena Lietti.
Ornella Dallavalle era presente all’anteprima stampa ed ecco la sua recensione:
“In una notte di pioggia battente una cosa accomuna quattro sconosciuti: hanno deciso che quella sarà l’ultima notte della loro vita. Arianna è una poliziotta, ha perso la figlia e non se ne dà pace. Napoleone è un motivatore che riesce a spronare tutti tranne che se stesso. Emilia è una ginnasta, un’eterna seconda, confinata sulla sedia a rotelle e Daniele è un bambino costretto dal padre a divorare ciambelle per creare dei video per YouTube.
Un uomo, che non sempre può essere visto, intercetta i quattro nel momento in cui hanno deciso di farla finita, li porta in un hotel e stipula con loro un patto: per sette giorni non saranno né morti né vivi e valuteranno se vale la pena continuare a vivere. Una settimana sospesa nel tempo, senza bere né mangiare, e senza che nessuno si accorga della loro presenza.
Una settimana per tornare a desiderare di essere felici.
Una storia tra il reale e il fantastico che lascia però un senso di incompiuto, come se non si credesse veramente che quel salto verso un futuro non conosciuto, pieno di sorprese e di nuovi incontri sia possibile e meritevole.
C’è un senso di distanza nelle emozioni, forse voluto, che non permette allo spettatore di entrare in empatia con i personaggi che restano lontani, quasi degli zombie. In questa lontananza lo sguardo resta privo di tifo e di giudizio ma fa emergere una domanda: quanto ci interessa salvare un essere umano?”
Finiamo con l’atteso trailer italiano.