I vincitori del RIFF – Roma Independent Film Festival

Lo sguardo degli Amicinema e’ sempre indirizzato verso il buon cinema, che sia proiettato a Milano, Roma, Berlino o Shangai non importa, l’importante e’ che ci sia qualità e passione dietro ogni pellicola.

Per questo abbiamo visto con molto piacere le iniziative del “RIFF – Roma Independent Film Festival“, il festival del cinema indipendente (tenuto a Roma dal 12 al 20 aprile scorso) che ha cercato di dare visibilità ad opere italiane e straniere che, a meno di miracoli, difficilmente sarebbero arrivate nelle sale cinematografiche italiane senza il supporto di questa manifestazione.

Quest’anno i numeri del RIFF dicono che ci sono state oltre 120 opere in concorso, 13 premi assegnati dalla giuria e circa 10.000 spettatori.

I 13 giurati hanno premiato quest’anno il polacco “Courage” di Greg Zglinski (nel 2004 partecipo’ a Venezia con “Un lungo inverno senza fuoco”), come Miglior Lungometraggio Straniero. Il film racconta la storia di Alfred e Jerzy coinvolti in un brutale incidente: durante un viaggio in treno, un paio di teppisti molestano una giovane donna. Jerzy si schiera in sua difesa. Alfred esita e diventa uno spettatore inerme di suo fratello minore che viene gettato dal treno in movimento. “Courage” riguarda le persone le cui vite vengono disturbate da un atto violento, che li costringe a rivelare chi sono veramente.

 

Miglior lungometraggio italiano “Ristabbanna” di Gianni Cardillo e Daniele De Plano, i quali mutuando la tecnica dello sguardo infantile sul mondo, già felicemente impiegata in opere come “Il tamburo di latta” di Günter Grass, poi ripreso cinematograficamente da Volker Schlöndorff, raccontano la storia di Niccolò, un bravissimo Salvatore Li Causi, ragazzino che si improvvisa regista con la complicità di Natale, vecchio pescatore che sogna il ritorno della nipote Rosina, emigrata negli States “per fare il cinema”.
Grande Ben Gazzara, qui alla sua ultima prova attoriale, che ci lascia in questa perla cinematografica tutta italiana una delle sue interpretazioni più toccanti, basti pensare a quello sguardo liquido e profondo della primissima scena del film, che come ha raccontato il regista De Plano, li ha da subito colpiti e commossi. La colonna sonora e’ musicata da Roy Paci con l’ausilio di Nonò Salamone, uno degli ultimi stornellatori di Sicilia, terra “barbaramente fascinosa”, scenario del film con i fantastici paesaggi marsalesi.

 

Applauditi molto i due documentari italiani premiati venerdì scorso: “Io sono qui” di Emmanuel Exitu, e “Pino Masciari – Storia di un calabrese imprenditore” di Alessandro Marinelli.
Il primo ha raccontato la delicata tematica della morte, quella che il medico Mario Melazzini, affetto da SLA, decide di affrontare a viso scoperto, proprio come Ramon Sampedro, main character di un’altra meravigliosa pellicola, “Mare Dentro”, di Alejandro Amenábar, ma qui la decisione di morire lascia il posto ad una rinnovata voglia di vivere, di riscoprire la bellezza del mondo anche da una condizione difficile come quella di un paziente affetto da malattia degenerativa.
Il secondo invece si è goduto perfino una standing ovation per Masciari, presente alla Casa del Cinema in occasione della proiezione del documentario che l’ha visto protagonista, firmato dal bravo Alessandro Marinelli. Una storia dura, senza paternalismi, che ha mostrato al folto pubblico l’odissea di un uomo distrutto dalla N’drangheta, alla quale ha saputo tuttavia ribellarsi con coraggio e determinazione, avvalendosi fra gli altri dell’aiuto delle cosiddette “scorte civili”, gruppi di volontari animati dalla voglia di proteggere in senso fisico e morale un imprenditore che ha detto no alla criminalità organizzata.

 

Infine il Premio New Vision e’ andato invece a “The Wicked Uncle” di Urs Odermatt. Miglior Documentario Straniero il curioso e toccante “Love in the Grave” di David Vondracek. Menzione speciale per i documentari internazionali anche a “Girls of Hope”, splendido racconto sociale sulle ragazze turche a cui è impedito l’accesso all’istruzione, di Aysegul Selenga Taskent e il bizzarro “Meet the Fokkens” di Gabrielle Provaas e Rob Schroder, parabola di due prostitute olandesi nella Amsterdam degli anni ‘50 fino ai giorni nostri.

 

Da Roma e’ tutto, come sempre buon cinema a tutti !!!

 

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