Alexander Payne (nato a Omaha proprio in quel Nebraska che da il titolo ad uno dei suoi film piu’ belli) e’ uno dei nostri registi preferiti e siamo contenti di poterlo rivedere in sala con “The Holdovers – Lezioni di vita“
A nessuno piace l’insegnante Paul Hunham, né ai suoi studenti, né ai suoi compagni di facoltà, né al preside, che trova la sua pomposità e rigidità esasperanti. Senza famiglia e senza un posto dove andare durante le vacanze di Natale del 1970, Paul rimane a scuola per supervisionare gli studenti impossibilitati a tornare a casa.
Dopo pochi giorni, rimane solo uno studente: un quindicenne che crea problemi di nome Angus, un bravo studente il cui cattivo comportamento minaccia sempre di farlo espellere.
Insieme a Paul e Angus c’è la capocuoca Mary, una donna afroamericana il cui figlio è stato recentemente trovato morto in Vietnam. Queste tre persone molto diverse tra loro formano un’improbabile famiglia natalizia.
Il vero viaggio è come si aiutano a vicenda a capire che non sono legati al proprio passato: possono scegliere il proprio futuro.
Con il bravissimo e sottovalutato Paul Giamatti, Carrie Preston, Tate Donovan, Da’Vine Joy Randolph e Gillian Vigman.
Spazio come sempre alla recensione della nostra inviata Virna Castiglioni:
“Tutti abbiamo avuto almeno un professore che ci ha salvati indicandoci la strada giusta da seguire per essere fieri di noi stessi e raggiungere gli obiettivi importanti della vita. Il docente protagonista di Holdovers – lezioni di vita è uno di questi. Paul Hunham è solitario e burbero ma severo il giusto. Vittima di bullismo e vessazione da parte dei colleghi che, pur di scansare impegni e fatiche aggiuntive che credono di non meritare, lasciano che sia lui a portare il fardello anche per loro.
A Natale i ragazzi del collegio tornano in famiglia per trascorrere le festività insieme ai parenti e godere di un periodo di meritata vacanza che li faccia fare anche esperienze diverse da quelle che vivono tutti i giorni lontano dagli affetti. Anche per lo studente Angus Tully dovrebbe essere cosi ma all’improvviso tutto viene annullato. Angus si ritrova insieme ad uno sparuto gruppo di sfortunati coetanei a trascorre anche le festività natalizie nel collegio.
Anche l’ultima occasione per poter lasciare la scuola per una vacanza sulla neve viene preclusa soltanto a lui e si ritrova ormai solo insieme al professore che è stato costretto a fargli da tutore e guardiano. Potrebbe essere un incubo invece questa convivenza forzata si trasformerà in un viaggio bellissimo al termine del quale si sarà imparato un pò di più a vivere e a stare al mondo. Il legame fra i due diventerà sempre più solido e complice e salteranno anche regole, imposizioni e divieti pur di regalare un attimo di pura felicità a chi reputiamo meriti di viverla appieno.
Ambientato nel 1970, in piena Guerra del Vietnam, in un esclusivo liceo maschile del Nord Est degli Stati Uniti la pellicola è un concentrato di umanità che si disvela piano piano per lasciare nello spettatore una sincera commozione e un senso di empatia forte verso i protagonisti che sembrano inizialmente una cosa e invece sono tutt’altra.
Nel ruolo del professore un Paul Giamatti in stato di grazia che regala una performance perfetta centrata su un personaggio complesso e stratificato. Lo affiancano un giovane talentuoso Dominic Sessa al suo debutto cinematografico superato a pieni voti e una Da’ Vine Joy Randolph che interpreta la cuoca dell’istituto reduce da un lutto fresco, che si impone con una presenza scenica che buca lo schermo. Un trio di attori molto ben diretto da un regista (Alexander Payne) che ha saputo far emergere anche le più piccole sfumature che contraddistinguono questo trio di personaggi molto ben caratterizzati da una scrittura puntuale e particolareggiata che non lascia adito a fraintendimenti di significato e delinea in modo rigoroso i momenti di luce ma anche quelli mesti e oscuri di chi ha sofferto e cerca di sopravvivere trovando un obiettivo da perseguire.
Un grandioso Paul Giamatti e un brillante Dominic Sessa che si supportano a vicenda e funzionano come un orologio svizzero, con una Da’Vine Joy Randolph che potrebbe ambire ad un Oscar, irresistibile in un ruolo di supporto che è congeniale per mettere in luce la sensibilità, il coraggio e la profonda umanità che contraddistinguono il ruvido professore e il ribelle allievo, entrambi segnati da un passato di dolore e solitudine.
Un film che nella sua semplicità sorprende per la profondità del messaggio che veicola, che emoziona, commuove, stupisce per gli sviluppi narrativi che disvela a tempo debito, senza spostare il focus che rimane ben direzionato sulla fragilità e complessità dei due protagonisti, antieroi di sublime fascino. Soltanto il finale risulta essere abbastanza prevedibile e scontato ma non per questo ha il potere di sminuire un film ad alto tasso emotivo che rimane una carezza per lo spettatore in un periodo dell’anno in cui si è chiamati ad un festeggiamento corale che per alcuni può acuire sofferenza e solitudine.
Molto bella la fotografia e la scenografia che riportano alle atmosfere tipiche degli anni settanta che fanno rivivere quel periodo riportando lo spettatore indietro nel tempo in modo molto convincente senza avvertire forzature. Un film di buoni sentimenti perfetto per il periodo dell’anno di uscita nelle sale che abbraccia una vasta platea e che rimarrà a lungo impresso al pari del film cult l’”attimo fuggente” con il quale ha più di un punto in comune.”
E’ giunta l’ora del trailer ufficiale di questo film !!