Il suo precedente film “Twist a Bamako” non e’ mai uscito in sala (solo al Festival del Cinema Africano), ma per fortuna ora “E la festa continua!” (“Et la Fete Continue!”) sarà ospitato da tanti cinema italiani e cosi’ potremo godere ancora della commovente magia che tutti i film di Robert Guédiguian hanno.
Anche un pizzico di malinconia visto che raccontano di un mondo che rischia davvero di scomparire a breve.
Voleva cambiare il mondo Rosa ma l’ora della pensione è vicina e il tempo stringe.
Infermiera e militante dal cuore d’oro e il carattere temprato, vive nel quartiere popolare di Marsiglia circondata dall’affetto della sua famiglia. Sempre attenta al prossimo e agli ultimi, spende la sua vita tra l’ospedale e la sezione di partito dove guida la sua ultima battaglia contro la destra.
Ma alla vigilia dell’elezione elettorale incontra Henri, padre della futura nuora, e si innamora perdutamente. La sua vita vacilla coi suoi progetti.
Tra un bicchiere di rosé e una canzone di Aznavour, tra il desiderio di vivere questa storia d’amore e il suo dovere politico, Rosa troverà la quadratura del cerchio.
Con i fidati Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin e poi Lola Naymark, Grégoire Leprince-Ringuet e Gérard Meylan.
Sentiamo le belle parole del regista marsigliese su questa sua ultima fatica:
“Una mattina Marc, il mio socio in affari e amico, mi ha detto: “Marsiglia, Rubirola, Ariane…” Sorrise.
È così che è iniziato tutto.
Michèle Rubirola non voleva guidare la lista di sinistra per le elezioni municipali di Marsiglia, ma era l’unica che metteva tutti d’accordo. Così è stata “costretta” ad accettare e, contro ogni previsione, è stata eletta. Dopo pochi mesi è crollata e ha rinunciato alla carica di sindaco.
Si rifiutava di accettare il potere, anche se aveva militato tutta una vita per accedervi, o almeno affinché le sue idee potessero farlo.
Il suo atteggiamento mi ha incuriosito e mi ha dato l’idea di esaminare il rapporto che abbiamo con l’azione politica attraverso alcuni personaggi di diverse generazioni.
A sua insaputa, Michèle Rubirola ha ispirato il tema centrale del film. Questo è tutto.
Non ho fatto indagini o interviste. Abbiamo subito escluso la possibilità di una ricostruzione della sua storia. Non c’è nessun seggio elettorale, nessuna elezione, nessuna campagna ecc. Volevo qualcosa che non fosse né storico né giornalistico, ma metaforico, persino poetico.
Penso che se non ci fosse stata la mobilitazione popolare dopo la tragedia di Rue d’Aubagne, la sinistra non avrebbe vinto le elezioni.
Quindi gli abitanti di rue d’Aubagne erano parte attiva nella politica, a modo loro, senza saperlo, senza, in ogni caso, affermarlo… e questo ha portato a delle vittorie nella politica elettorale tradizionale.
Come si sopravvive al collasso e al vuoto, nel senso più astratto e teorico del termine… Il crollo delle nostre grandi narrazioni e il conseguente vuoto dei nostri stili di vita.
Come Omero può raccontarci nuovi poemi epici. Sotto che forme “Et la fête continue!” è un film “Agitprop”.
Mi piace molto questa forma estremamente popolare e creativa che gli artisti hanno adottato all’inizio della Rivoluzione russa per partecipare alla dinamica del cambiamento, alla sua velocità.
Ho sempre adorato questa libertà formale gioiosa, che stuzzica i nostri sensi e le nostre menti. “Uccellacci e uccellini” è un meraviglioso film agitprop di Pasolini.
Al cinema, questo è più difficile che a teatro, perché un minimo di credibilità dei personaggi è essenziale. Il cinema ha bisogno di un filo narrativo e di qualche gioco di sponda. Quindi, come filo conduttore, questa inaspettata storia d’amore tra i suoceri.
Abbiamo quindi organizzato la produzione in modo da poter continuare a lavorare incessantemente sulla sceneggiatura, sulle voci fuori campo, sulla musica e sul montaggio.
Il titolo esisteva fin dall’inizio. Avevamo preso la decisione irrevocabile di fare un film che avrebbe avuto un lieto fine.
Forse sono stato vinto da ciò che oggi mi domina, una certa malinconia, ma è una malinconia gioiosa.
In questi strani tempi di regressione e di egoismo che colpiscono tutte le nostre società, un regista non può limitarsi a descrivere la miseria del mondo… deve anche mostrare nuovi modi in cui le idee di condivisione e di democrazia possono prevalere… dall’Armenia sotto attacco a SOS
Méditerranée, dallo status di rifugiato all’edilizia popolare, dalla difesa degli ospedali alla difesa delle scuole, dalla reinvenzione della sinistra all’orizzontalità delle lotte di quartiere.
E tutto questo con l’urgenza di essere ascoltato. In altre parole, un regista che crede che il cinema d’autore e il cinema popolare non siano opposti l’uno all’altro.”
Vediamoci il trailer per commuoverci con le atmosfere del film !