I sogni su cui cominciamo a lavorare e che un giorno abbandoniamo

Se come noi siete stati colpiti al cuore e stregati dal bellissimo “Le stagioni di Louise“, allora non potrete mancare all’appuntamento con “Una barca in giardino” (“Slocum et moi”) il nuovo film del maestro dell’animazione francese Jean-François Laguionie.

 

Nei primi anni Cinquanta, sulle rive del fiume Marna non lontano da Parigi, il piccolo François osserva con curiosità il progetto che sta prendendo vita nel suo giardino di casa: il padre Pierre vuole infatti costruire una replica della celebre imbarcazione del marinaio Joshua Slocum, il primo a compiere il giro del mondo in solitaria a bordo di una barca a vela, il leggendario Spray.
Mentre la costruzione procede, il giovane François passa dall’infanzia all’adolescenza, in una Francia segnata dal dopoguerra.


 

Leggiamoci le interessanti note di regia del regista:
 
“L’idea di associare un viaggio immobile a quello di Slocum ci è venuta molto presto. Non si trattava solamente di dare al film ampi spazi marittimi di fronte alle porte chiuse del giardino, ma di dare il suo posto alla barca in costruzione. Per rivelare il suo vero ruolo. Se non naviga, deve avere altre
cose da dirci…
E Anik Le Ray non ha esitato a porre le domande che in realtà non mi ero posto: perché tuo padre ha costruito una barca?… E perché non l’ha mai terminata…?
 
Credo che l’incomprensione emotiva, abbastanza comune tra un figlio e suo padre, risponda a questa domanda. La barca è senza dubbio per Pierre un’arca necessaria per il trio familiare. Il momento rivelatore ai miei occhi è quando François scopre sia la lettera di un padre biologico che chiede di lui, sia il progetto della barca… Adora suo padre Pierre e non vuole preoccuparsi di un secondo padre. Come molti bambini, scopre che la vita è già abbastanza complicata così com’è… La barca gli apre orizzonti ancora più straordinari.
Questo gli riempirà la vita per cinque anni. Il momento del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, con la sua felice conclusione: passare ad altro…
Ma il punto di vista di un bambino su suo padre è solo una parte del film. Il discorso è più ampio: quello di tanti sogni su cui cominciamo a lavorare e che un giorno abbandoniamo, forse perché sono stati vissuti nella realtà. Potrebbe essere il cantiere di una casa che non finisce mai, di un libro che abbiamo cominciato a scrivere, ecc… di un film a cui lavoriamo da anni?!
 
Con il team JPL Films e Mélusine, abbiamo continuato il lavoro realizzato in “Louise en Hiver”, ovvero il mantenimento del tratto di matita sulla carta, che permette di eliminare il suo aspetto artificiale dall’animazione 3D… privilegiando l’ombra e la luce al colore.
Per la prima volta ho potuto lavorare sulla scrittura finale della musica, modificando quindi l’immagine e il fuori testo con maggiore precisione. Ancora una volta, la musica è molto presente, non è lì per evidenziare le avventure ma per riflettere il morale dell’equipaggio…
 
Il narratore, François adolescente, ci racconta ciò che ha vissuto qualche anno prima con la necessaria distanza. Non ho nostalgia di questo periodo della mia vita. Era un momento di felice libertà. Che la barca non finisse non era grave, anzi auspicabile per ciascuno dei tre personaggi. È stata una vera avventura.
L’averla vissuta da vicino ha sviluppato in me una propensione per i sogni che mi è servita per tutta la vita.”

 

Una gioia per gli occhi e per il cuore.. ecco il trailer ufficiale !!

 


 

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