Come consuetudine ecco la pagina dedicata a spunti di discussione e commenti sul film protagonista dell’uscita di mercoledì 16 maggio.
Philippe Lioret si è dimostrato all’altezza di Welcome?
Dati tecnici
regia : Philippe Lioret
attori principali : Vincent Lyndon, Marie Gillain, Amandine Dewasmes, Yannick Renier.
durata : 120 minuti
Trama
Claire è un giovane magistrato di Lione:un giorno davanti a lei, in tribunale, compare la madre di una compagna di classe di sua figlia “strozzata” dal sovraindebitamento. Decide allora di coinvolgere Stephane, giudice esperto e disincantato ma sensibile al problema, nella sua battaglia contro le derive del credito al consumo. Tra lei e Stephane nasce qualcosa: il desiderio di cambiare le cose e un legame profondo, ma soprattutto l’urgenza di vivere.
Trailer
Forse siamo stati un po’ ingenerosi con questo film!
Adesso che ne avete sviscerato i difetti, provo a concentrarmi un po’ sui suoi punti di forza.
Vale la pena sottolineare il talento di Lindon nel dare grande verve
Espressiva al suo personaggio: un magistrato impegnato
Nel sociale, che, con l’esperienza maturata in anni di giuste cause perse, ha visto progressivamente
Indebolire la propria energia e fiducia incrollabile nella giustizia “vera”.
Ritrova la voglia di mettersi in gioco dopo l’incontro con Claire, cui è legato da sincera stima professionale
E da un sentimento più profondo, che sembra sempre sul punto di sbocciare, senza concretizzarsi mai.
L’ottima recitazione della Gillain dà credibilità a questa donna “speciale”
Ostinatamente programmata in tutto ciò che la
Riguarda, che riesce a dirigere, anche nel momento della malattia e della triste
Consapevolezza della morte inevitabile, il destino delle persone che le orbitano attorno.
Ho provato un po’ di tenerezza ma anche di bonario fastidio nei confronti del marito,
In effetti un personaggio senza alcuna personalità, incapace di gestirsi in autonomia la propria esistenza
Totalmente in balia del decisionismo della consorte che ha già stabilito il futuro della sua famiglia
E il nome della sua nuova compagna….
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Potrei fare “copia e incolla” di quanto scritto da Annafranca (che ,come me, ha subito pensato al film spagnolo “Mi vida sin mi”)…Nonostante gli argomenti trattati non mi ha né coinvolta né commossa. Un altro film che sarebbe potuto durare almeno mezz’ora meno …
Personalmente ho apprezzato il film per la scelta di un tema sociale molto attuale, quello dei prestiti concessi dagli istituti di credito. E’ la realtà francese ( e non solo) che molte persone attratte ingannevolmente ad accendere un prestito si trovino progressivamente indebitate in modo esponenziale. I protagonisti del film Claire e Stephane si trovano alleati nella battaglia legale sulle clausole contrattuali delle banche, ma il tema della battaglia legale passa presto in secondo piano e perde spessore, lasciando spazio alle vicende melodrammatiche che coinvolgono i due protagonisti. Inevitabili le lacrime e la commozione nelle scene in cui si assiste all’approssimarsi della morte della protagonista, ma alla fine manca l’emozione vera e una rappresentazione profonda e realistica dell’interiorità delle persone coinvolte in questo evento drammatico.
Come ben dice Roberta troppi argomenti e una buona dose di clichè narrativi…
“Tutti i nostri desideri” era iniziato sotto i migliori auspici: Claire, giovane madre e giudice, preparata e umana, si ritrova in udienza Celine, la madre della compagna di classe della figlia, madre abbandonata da un marito che aveva contratto vari debiti con finanziare. Cercando di venire in aiuto alla giovane madre Claire riesce prima a rimandare la sentenza di induzione al pagamento ed in seguito, poiché viene sollevata dal caso, ad interessare Stephane, giudice idealista ma abbastanza disilluso.
Le determinazione di Claire nel salvare la situazione di Celine porta anche Stephane a ritrovare entusiasmo e fiducia in questa battaglia contro le finanziare e spinge i due ad un rapporto inizialmente di stima reciproca e di cooperazione.
Ma le cose precipitano, per loro e per il film… e si cade nel melodramma: a Claire diagnosticano un tumore e pochi mesi di vita.
La sua battaglia allora finisce col sembrare il modo per levare Celine fuori dai debiti e “consegnarla” in moglie al futuro vedovo e madre affidabile ai suoi figli…il povero marito e Celine diventano un esperimento di manipolazione psicologica. Spunti ingenui come il pavloviano profumo sui seni perché il marito sia attratto dalla prescelta, oppure il disegno dei bimbi senza di lei e con la nuova famiglia allargata…(ma come?! Non è ancora morta) come segno che la strategia sta funzionando mi lasciano allibita.
Ma anche il tentativo di delineare in qualche modo i rapporti tra i personaggi fallisce tristemente e la reazione del marito geloso che coglie l’affetto di Stephane per Claire e nonostante questa stia morendo, lo caccia miseramente e gli impedisce di vederla, è decisamente indigesta.
E tutta la grinta e l’idealismo di questa donna e l’affetto e la stima…o chissà, forse l’amore tra Claire e Stephane e il rinnovato entusiasmo di quest’ultimo contro l’ingiustizia delle banche si frantumano e si disperdono in questo mare di banalità!
Sono uscita dalla sala con un po’ di senso di colpa per non aver provato un briciolo di emozione nonostante il dramma e nonostante mi sia spesso appassionata ed emozionata per film che trattavano del dramma di una morte precoce, ma forse è proprio in confronto alla profondità e delicatezza di film come “Il tempo che rimane” di Ozon e “La mia vita senza me” di Isabel Croixet, che questo film non mi ha colpito per niente.
La vita è dolore, sofferenza ed espiazione. L’amore ha valore se casto, impossibile e tragico. Il mondo è ingiusto. Soprattutto quello contemporaneo. I forti prevaricano sui deboli. I buoni sono sfigati. E “memento mori”.
Io ieri non c’ero pero’ ….pure io ho letto da poco “il segreto dei suoi occhi”,me l’hanno regalato e concordo con Roberta che e’ molto bello.
Per me un film sostanzialmente inutile, che non aggiunge nulla di nuovo, un misto tra Erin Brockovich e Love Story, un film decisamente “troppo”: troppi argomenti, troppo melodramma, troppo scontato, tutti troppo buoni e belli, troppo facile.
Nulla a che vedere con il libro di Carrère, molto più raffinato e profondo e con una trama molto diversa.
Sul rapporto amore / giustizia rimando al bellissimo “Il segreto dei suoi occhi” di Juan José Campanella, per quanto riguarda il cinema francese mi manca tanto Patrice Leconte.