Il film scelto per la serata del 6 giugno 2012 è stato Marilyn. Positivi, anche se con scale di gradimento diverse, i pareri ” a caldo” degli Amicinema all’uscita dall’Apollo. Diamo quindi qui il via alle discussioni sul film!
Trama:
Nel 1956, fresco di studi compiuti in scuole come Eton e Oxford, Colin Clarke lavorava come assistente di Sir Lawrence Olivier sul set del film Il principe e la ballerina, nel quale Marilyn Monroe – appena sposatasi con Arthur Miller – recitava al fianco del grande attore inglese. Clark raccontò di quell’esperienza in un libro, tralasciando però di parlare di una specifica settimana che è invece al centro di My Week With Marilyn: una settimana in cui fu incaricato di prendersi cura dell’attrice che necessitava di un periodo di pausa per riprendersi dalle pressioni che sentiva sul set del film.
GENERE: Biografico, Drammatico, Sentimentale
REGIA: Simon Curtis
ATTORI: Michelle Williams, Kenneth Branagh, Julia Omond, Eddie Redmayne, Dougray Scott, Judi Dench, Pia Torrens, Emma Watson, Geraldine Somerville, Michael Kitchen, Miranda Raison, Toby jones, Philip Jackson, Robert Portal, Jim Carter, Victor McGuire
PAESE: Gran Bretagna 2011
DURATA: 99 Min
Se esiste un concetto di giusto medio per il film, un perfetto mix tra popolare e autore, sicuramente si puo’ associare a “Marilyn”.
Il film di Simon Curtis unisce per me l’ironia tutta british con un pizzico di malinconia finale e un giusto approfondimento psicologico dei personaggi (non parliamo comunque certo di Bergman !!!).
Kenneth Branagh per me e’ superbo nel tratteggiare gli spigoli caratteriali di Laurence Olivier ed alcune sue battute (“far imparare la recitazione a Marilyn e’ come insegnare urdu ad un panda”) mi hanno fatto divertire molto.
E poi c’e’ Michelle Williams nella parte della bionda piu’ famosa della storia del cinema. Una impresa impossibile nella quale pero’ si applica con bravura e anche con un certo mimetismo.
Si riesce ad intuire la Monroe piu’ vera, quella sospesa tra il glamour del personaggio pubblico e le fragilità del proprio essere. Una dicotomia che l’ha portata purtroppo (a meno di dietrologie varie) all’autodistruzione.
Una attrice veramente tutto istinto per la quale i classici schemi della recitazione, soprattutto quella di stampo teatrale dalla quale proveniva Olivier, non erano davvero applicabili.
Il film ci racconta alla fine l’incontro di tre personaggi e di tre caratteri diversi, Olivier, la Monroe e il giovane Clark, per il quali quel momento fu il preludio (come ci raccontano i titoli di coda) a prove ancora migliori.
Consigliato per passare due piacevoli ore nella magia del cinema.
Film piacevole, ero andato un po’ scettico, senza aspettarmi molto, un film su un’attrice, poi così famosa, mi sembrava un gioco autoreferenziale del cinema anche un po’ frivolo. Fra l’altro il personaggio MM non mi aveva mai molto interessato, mi sembrava una costruzione mediatica all’americana, neanche così eccezionalmente bella, rispetto ad altre famose attrici. Invece il film mi è apparso interessante, ben recitato, con fine e densa rappresentazione psicologica. Michelle Williams ha reso bene le sfumature e le contraddizioni del personaggio, è molto espressiva, non ha forse quello strano fascino magico dell’originale ma lo rappresenta bene e me lo ha fatto capire. Un miscuglio di fragilità, insicurezza e problemi psicologici (l’accenno alle vicende dei genitori ce ne suggerisce un’origine) e di spontaneità coinvolgente, sensualità capricciosa, con un’innocenza primitiva di desideri e impulsi emotivi che contrasta con i diaframmi delle convenzioni sociali, cui lei a fatica si adatta. Si veda la scena del bagno nel fiume, lei nuda, come un’Eva da eden naturalistico prima del peccato, mentre il giovane Colin-Adamo si copre imbarazzato, oppure come una disinibita ma non maliziosa abitante di una mitica Polinesia, dove nudità e sessualità non sono represse. E poi verso la fine, quando Colin acconsente che è meglio che loro due dimentichino quello che è successo e che neanche si dovranno guardare durante il lavoro, lei aggiunge “magari una sbirciatina…”. Sono troppo indulgente e positivo, forse la mitica MM ha sedotto anche me dallo schermo…
L’ ho trovato un film molto interessante, misurato attento; emerge una Marilyn molto infelice tormentata, che si rifugia negli psicofarmaci e nell’alcool; dietro la sua bellezza e notorietà una persona provata, si sa, fin dall’infanzia…la sua gran fatica dui vivere… bravissima l’attrice, che esprime in modo magistrale quei suoi pochi trentanni così difficili, una Marilyn,forte solo della sua bellezza e di alcuni pezzi di bravura, interpretati tra le mille sue difficoltà, ma alla fine portati, nonostante tutto, a termine…un bell’omaggio ai suoi cinquantanni dalla morte.
Notevoli le intepretazioni di Michelle Williams – meritatissime evidentemente le sue nomination all’Oscar e ai Golden Globe – e di Kenneth Branagh – che da qualche tempo faceva sentire la sua mancanza sugli schermi – quasi perfetti nel ruolo. Da consigliare quindi vivamente di vederlo (anche) in originale – nell’ambito del Sound & Motion Pictures, il 2 luglio all’Anteo e il 3 all’Arcobalenno – per apprezzare le prevedibili sfumature dei vari accenti british british engish e di american engish, anche dei camei di Judy Dench. Per il resto, il film mi è sembrato molto più lungo della realtà: troppo “prolisso” nel sottolineare la tesi della “fragilità”e e “complessità” di Marylin che ormai tutti conoscono nelle varie sfumature del suo mito. Troppo “calligrafica” mi è sembrata anche l’interpretazione del giovane Eddie Redmayne – caruccio assai, in effetti- nel ruolo di Colin, con quei primi piani angelicati. Direi un 6, per la pellicola.
Non è facile interpretare un mito come Marilyn, non è facile parlare ancora di lei, aggiungere o approfondire qualche suo aspetto se non rischiando un’ottica diversa da quella tramandataci, e qui non accade.
Chi la ama sa già tutto il detto di lei, della sua spontanea bravura, ma anche del suo impegno a crescere professionalmente nonostante le fosse stato affibbiato il clichè di oca giuliva, con cui lei aveva imparato a giocare, sa della sua difficile vita e del suo immenso bisogno di amore…nel film c’è tutto questo reso al meglio possibile con le interpretazioni degli attori, una buona regia e un’ottima fotografia.
C’è l’amore/odio di Sir Laurence Olivier che diresse Marilyn ne “Il principe e la ballerina” (riscopritelo, non il miglior film di Marilyn , ma delizioso!), c’è la meravigliosa Marilyn con tutta la sua fragilità, c’è l’ intellettuale Arthr Miller, un po’ spocchioso e freddo, che la venerò senza amarla e senza conoscerla, c’è la storia tenera con il tenero e giovane Colin Clarke a cui confida il suo dolore, c’è la stima e l’ammirazione di donne intelligenti come Sybil Thorndike e la paura delle grandi “vecchie ” attrici come Vivien Leigh, moglie di Olivier, venerata Rossella O’Hara ormai d’antan!
Tutto reso al meglio, ma senza grandi incursioni nei personaggi, senza vibrazioni che smuovano il coinvolgimento.
Sicuramente grande impegno degli attori, Kenneth Branagh è un magistrale Olivier (ed è forse l’unica interpretazione che riesce a dare il giusto nerbo al personaggio), ma anche Michelle Williams se la cava in un ruolo arduo (di Marilyn ce c’è una!) dandone un’interpretazione abbastanza fedele a ciò che si sa di lei ma un po’ asettica, e Judi Dench ormai una garanzia nell’interpretare donne di carattere.
Emma Watson, relegata comunque in una parte minore, credo abbia ancora bisogno di dare prova di poter essere diversa da Hermione e il giovane Eddie Redmayne (Colin Clarke) con il suo sguardo tenero ma costante ti rende partecipe solo della sensazione dello stupore, che però non può reggere per ogni scena e per ogni situazione.
In sintesi un film carino.