Qualcuno ha definito Kusturica come “colui che ha la capacità di mostrare in un’unica inquadratura un intero mondo”. E il mondo del regista slavo è esplosivo, fatto di colori, immagini e voglia di vivere che a fatica riescono a coesistere in quella inquadratura.
Emir Kusturica nasce a Sarajevo il 24 novembre 1954 in una piccola famiglia musulmana della borghesia bosniaca.
Guidato da un passione estrema per la macchina da presa, frequenta la FAMU Academy of Performing Arts, la celebre accademia cinematografica di Praga, dove si laurea nel 1977 con il cortometraggio Guernica, che vince un premio al Festival Internazionale del cinema di Karlovy Vary.
“Guernica”, tratto da una novella di Antonije Isakovic, è la storia di un piccolo ragazzo ebreo, alle prese con le paure dell’anti-semitismo, che viene portato dal padre all’Esposizione Universale di Parigi del 1937 dove scopre il capolavoro di Picasso.
Passano poi alcuni anni di apprendistato presso la televisione di stato (dove comunque dirige due buoni film di genere drammatico) e il matrimonio con Maja dalla quale avrà due figli: Stribor e Dunja Kusturica. In particolare Stribor seguirà le orme paterne come attore e come musicista.
Il momento comunque è propizio per passare ad una produzione piu’ articolata e cosi’ nel 1981 Kusturica firma la regia di “Ti ricordi di Dolly Bell ?” che vince il premio FIPRESCI (il premio della federazione internazionale della stampa cinematografica) e sopratuttto il Leone d’Oro a Venezia come miglior opera prima.
Il film racconta la storia del sedicenne jugoslavo Dino Zolja, anima nuova di una Sarajevo dove coesistono sentimento religioso ed ideale comunista, e della sua crescita sociale e politica.
Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta corre parallelo alla costruzione del socialismo in una Jugoslavia dei primi anni Sessanta che già sogna la vicina Italia attraverso i 24 mila baci di Celentano.
Dolly Bell è il nome della giovane prostituta che porterà Dino alla scoperta dell’amore. L’esistenza però mostrerà al giovane tutte le sue facce, e alle luci di Dolly Bell si accompagneranno le ombre della morte del padre.
Al primo colpo subito un grandissimo successo che mostra come sicuramente Emir abbia nel suo destino un posto tra i grandi della regia.
Kusturica e il Festival di Cannes è un amore consolidato negli anni. E’ notizia proprio di ieri che sarà il regista balcanico a presiedere la giuria “Un Certain Regard” alla 64esima edizione del Festival di Cannes.
Emir dopo il successo del suo primi film sbarca a Cannes nel 1985 con la sua seconda produzione “Papà è in viaggio d’affari”, un film, chiaramente influenzato dal neorealismo italiano, ambientato a Sarajevo nel quale il racconto si dipana (anche questa volta) attraverso gli occhi del piccolo Malik. Sullo sfondo l’esplusione del Partito Comunista Jugoslavo dal Cominform e l’ascesa di Tito.
I temi del film conquistano la giuria e la pellicola vince sia un altro premio FIPRESCI, ma anche la Palma d’Oro, ovvero il massimo riconoscimento del Festival.
Senza dimenticare la nomination all’Oscar come “miglior film straniero”.
Kusturica in questo film incontra uno dei suoi attori piu’ fedeli Miki Manojlovic che dirigerà ancora in altri due film e che diventerà uno degli interpreti simbolo della scena cinematografica slava.
Nel 1989 esce “Il tempo dei gitani”, terza fatica di Kusturica, ed è un film ancora una volta abbondante e visionario che, potevamo darlo per scontato, ottiene una accoglienza molto calorosa dalla critica.
In un arco di 15 anni vengono raccontati il mondo e la cultura dei Rom attraverso la figura di Penhan, figlio naturale di una zingara, costretto a seguire il suo capo in Italia e a trafficare in attività poco lecite.
Le critiche parlano di “una Milano mai così onirica e stralunata” e anche per questo è il film sicuramente da recuperare.
Il video qui sopra è tratto da una delle scene finali del film e la canzone “EDERLEZI” è suonata da Goran Bregovic, il grande musicista bosniaco, che proprio con “Il tempo dei gitani” inizia la sua collaborazione con Kusturica.
Collaborazione destinata qualche anno dopo a produrre il capolavoro del regista di Sarajevo.
A sentire parlare di lui, in particolare è il regista Milos Forman che lo invita a trasferirsi qualche mese negli Usa per tenere una serie di lezioni al Dipartimento di Cinema della Columbia University.Da insegnare a dirigere il passo è breve e nel 1992 esce “Arizona Dream” il suo primo americano, con Faye Dunaway e Johnny Depp (ma anche Jerry Lewis).
Nel 1995 è finalmente ora per Kusturica di ritagliarsi un posto nella storia del cinema… arriva il suo capolavoro, ovvero il visionario “Underground”.
Con al fianco Manojlovic e Stimac e alle musiche Bregovic (quindi il suo perfetto team di lavoro) dirige un film fantastico che racconta di come due delinquenti riuscirono a convincere il loro clan a rifugiarsi in un sotterraneo, dopo il primo raid tedesco su Belgrado nel 1941. E come fecero credere per anni che la guerra non fosse mai finita per avere manodopera per la costruzione di armi per il mercato nero.
Si puo’ amare o odiare questo film, ma non penso ci siano vie di mezzo.
E la critica internazionale lo ama senza dubbio: Palma d’Oro a Cannes, ma anche il premio Lanterna Magica, il Leoncino d’Oro e il Leone d’Argento come miglior regista.
“Underground” sarà da adesso in poi purtroppo la pietra di paragone di tutti i film di Kusturica.Per questo quando esce nel 1998 “Gatto nero, gatto bianco” le critiche sono molto positive, ma traspare qualche velata accusa di accademismo e essere legato ai propri stereotipi.
Il film, ambientato sempre tra gli zingari slavi e girato in lingua rom, e’ una commedia farsesca e vitale che racconta e raccorda diverse storie in un accampamento gitano sulla riva del Danubio.
Immancabile comunque un altro premio, questa volta il Leone d’Argento a Venezia per la miglior regia.
Una curiosità: nel progetto iniziale il film doveva essere un documentario sul gruppo Musika Akrobatika che aveva suonato in Underground.
In questo pezzo di “Gatto bianco gatto nero” traspare chiaramente la gioia per la vita e per il cinema che Kusturica mette in ogni film e che lo porterà anche a cimentarsi come attore in pellicole di altri registi.
Ad esempio nel 2000 reciterà nel film “L’amore che non muore” di Patrice Leconte e nel 2002 in “Triplo gioco” di Neil Jordan (dove appare nel ruolo di un chitarrista che suona sempre dei riff di Jimi Hendrix).Anche la musica è un elemento fondamentale del patrimonio culturale di Kusturica: oltre alle numerose collaborazioni con Bregovic il regista bosniaco è musicista lui stesso, avendo creato una propria band chiamata “No Smoking Orchestra” nella quale suona la chitarra elettrica.
E proprio ad un tour della sua band è dedicato il film che Kusturica dirige nel 2001, “Super 8 Stories” è un documentario on the road che alterna immagini del tour del gruppo in Europa con riflessioni e ricordi sulla ex-Jugoslavia divisa e lacerata
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Bosniaco d’origine, nel 2005 è diventato serbo e cristiano ortodosso, non nascondendo mai la propria ammirazione per Radovan Karadzic, ex-presidente della repubblica serba e processato per genocidio e crimini di guerra.
Un personaggio come Diego Armando Maradona, cosi’ fuori da ogni regola, cosi’ bruciante di vita fino a distruggere se stesso, è il perfetto personaggio di un film di Kusturica.