Un’altra splendida giornata estiva accoglie il vostro inviato che decide di fare una pausa e di saltare il film svedese della sezione Orizzonti della mattinata.
Arrivata al Lido mi rendo subito conto che il film italiano in concorso per Orizzonti nel pomeriggio è molto gettonato: i biglietti in vendita sono esauriti e gli accrediti rimangono senza posto. Il mio abbonamento mi fa sentire molto VIP. Il film si intitola “Il terzo tempo” ed è anomalo per la cinematografia italiana: è una commedia di ambientazione sportiva. Solo che non parla di calcio, ma di rugby. E se la trama è abbastanza scontata, la realizzazione è notevole, con la squadra nazionale di rugby (con le maglie azzurre nella foto) che ha preso parte alle riprese, per rendere credibili le azioni di gioco all’interno del film. Il regista Enrico Maria Artale, (con la giacca bianca nella foto) riesce nell’impresa di farci apprezzare l’essenza del rugby senza annoiare mai. Molto bravi anche i due giovani protagonisti, insieme al regista nella foto.
Dopo il film, mi sono concessa uno spritz nella magnifica Terrazza Mediterranea, un bar ristorante
aperto quest’anno proprio davanti alla spiaggia, al posto della terrazza per VIP ad accesso riservato dell’anno scorso. Anche in questi dettagli si vede il tocco del direttore della Mostra, Barbera.
Quindi un rapido spuntino a base di insalata caprese e si riprende con il film più atteso della giornata: Philomena di Stephen Frears. Il film schiera due interpreti eccezionali: Judi Dench e Steve Coogan, attore comico inglese poco conosciuto in Italia, ma famosissimo in Inghilterra. Il film torna sulla storia delle ragazze madri irlandesi, raccontata da Peter Mullan nell’indimenticabile Magdalene. Ma si svolge in epoca contemporanea, raccontando la ricerca del figlio perduto, da parte di una di queste ragazze madri, ormai anziana, aiutata da Martin, un giornalista della BBC appena licenziato.
Il film è costruito sui dialoghi esilaranti, ma anche poetici e spesso toccanti tra l’incolta e profondamente cattolica Philomena, è il giornalista upper-class e ateo Martin. Ne viene fuori una grande lezione di amore, apertura mentale, perdono, che ci ricorda con forza che la spietatezza non fa parte della cultura cristiana. E’ il film più bello che ho visto quest’anno a Venezia. Applauditissimi dal pubblico il regista e gli interpreti. Da non perdere quando uscirà nelle sale.
Ultimo film della giornata è “Child of God” del regista, attore, scrittore americano James Franco (nella foto), che ha riempito il Lido di schiere di fan entusiaste.
Il film è tratto da un romanzo di Cormack McCarthy e racconta la storia di un uomo senza futuro, orfano, senza famiglia, emarginato dalla comunità rurale in cui vive. Inevitabile la sua discesa agli inferi verso uno stato sempre più randagio e solitario. Molto bravo Franco a fornire allo spettatore la percezione e la consapevolezza delle ragioni del perdente. L’interpretazione di Scott Haze è intensa e sempre credibile e potrebbe valergli la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile.